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All’interno di ogni Festival è necessario “sbirciare” tra le produzioni internazionali e anche durante questo CTF 2023 cerchiamo di assistere agli spettacoli in lingua straniera che arrivano sui palcoscenici napoletani. La SEZIONE

INTERNAZIONALE prevede 6 spettacoli, pochi in verità, e il debutto è affidato a KINGDOM, in scena presso il Teatro Politeama di Napoli il 18 e 19 luglio. Questa prima assoluta vanta una produzione caratterizzata da molteplici collaborazioni: HEATRE DE LIEGE, FESTIVAL D’AVIGNON, THEATRE NATIONAL WALLONIE-BRUXELLES, ODEON – THEATRE DE L’EUROPE, LE VOLCAN – SCENE NATIONALE DU HAVRE, THEATRE DU NORD – CDN, THEATRE DE LORIENT – CDN, THEATRES DE LA VILLE DI LUSSEMBURGO, THEATRE DE NAMUR, LE QUAI – CDN D’ANGERS, LES CELESTINS – THEATRE DE LYON, MAISON DE LA CULTURE DE TOURNAI – MAISON DE CREATION, LA COOP ASBL & SHELTER PROD. Durante lo spettacolo si comprende la necessità di queste collaborazioni e delle numerose maestranze, fondamentali quest’ultime non solo per l’allestimento della scena e dell’intero spettacolo, ma soprattutto per lo svolgimento di questa performance complessa. Ritroviamo, infatti, varie forme dell’arte visiva, dalla recitazione teatrale, ai movimenti legati al palcoscenico, alla regia cinematografica, alla musica ricercatissima e costante durante tutto lo spettacolo.
La storia di due famiglie si interseca e si sovrappone alla tematica fondamentale che sembra essere, apparentemente, l’armonia con la natura. Il testo è liberamente ispirato a “Braguino” documentario del 2017, firmato dal giovane regista Clément Cogitore: la storia di due famiglie che decidono di vivere in libertà nella Taiga siberiana nasce, in effetti, dallo studio sul rapporto tra uomo e natura. Anche all’interno di questo spettacolo, il cui testo e regia sono affidati alla firma di Anne-Cécile Vandalem e alla recitazione della straordinaria compagnia Das Fräulein, i nomi dei personaggi e delle famiglie sono palesemente russi, ma il messaggio teatrale sembra indagare anche aspetti politici, sociologici, antropologici, culturali che emergono prepotentemente, generati da un microcosmo e da una storia privata.
La regista crea un allestimento scenico che produce effetti profondi nell’animo degli spettatori e ci sorprende, per la prima volta dopo tanto tempo, ascoltare un sacro silenzio all’interno del teatro in cui non risuona nessun cellulare durante tutto lo spettacolo.
Il palcoscenico è diviso in zone, ma in realtà si apre a luoghi che oltrepassano le pareti reali e fisiche grazie all’immaginazione sostenuta e arricchita dai dialoghi. Alcuni alberi delimitano il bosco sulla sinistra, al centro le case di legno delle due famiglie, sulla destra una staccionata verso il buio e l’oltre, verso il nemico, una pedana mobile coperta di acqua rappresenta un fiume su cui navigheranno realmente i nostri protagonisti, spostandosi dal proscenio verso il retro del palcoscenico.
Il capofamiglia sceglie di vivere nella foresta, in un luogo raggiungibile solo attraverso gli elicotteri, lontano dalla civiltà e dal capitalismo. Convince la moglie della necessità di questa scelta, ma lei si ammala per le basse temperature e le difficili condizioni di vita. Sopravvivono il figlio, la moglie e i nipoti che abbracciano la causa e crescono con l’idea che il mondo esterno sia infernale e allontani l’uomo dalla sua vera essenza e dal rapporto con la natura. Dall’altra parte della staccionata un’altra famiglia, considerata nemica, costituita dalla sorella della moglie del patriarca, deceduta prematuramente, e da altri nipoti.
L’evoluzione del racconto si basa anche sull’escalation dei suoni e delle emozioni attraverso una scala che conduce lo spettatore verso un momento altissimo di tensione, caricato durante tutto lo spettacolo, fino al crollo finale. L’ambientazione è spesso crepuscolare, notturna, dalla luce pallida per le condizioni climatiche e le relative coordinate geografiche.
Una coppia di cameramen viene inviata dall’esterno per vivere a fianco della famiglia per un certo periodo, documentando la quotidianità in questi luoghi. Il palcoscenico, dunque, si apre a molteplici visioni, in quanto il pubblico riesce a seguire gli attori in proscenio e fuori dalle case, ma anche nella loro intimità, all’interno delle abitazioni. Grazie all’utilizzo di vere telecamere, i cameramen riproducono sullo schermo posto in alto, in tempo reale e contemporaneamente alla recitazione in scena, ciò che avviene all’interno delle case, attraverso primi piani e ponendo una particolare attenzione agli oggetti e alle mani, che nella visione scenica non avrebbero la stessa specifica rilevanza. Teatro e cinema si mescolano, si sovrappongono e conducono la narrazione scenica in perfetta simbiosi, con una certa attenzione alle inquadrature perfette, frutto di uno studio ben preciso che non lascia nulla al caso. La qualità delle riprese e la scelta di certe angolazioni e di certi primi piani in genere caratterizzano il lavoro del montaggio post-produzione che rende fluida la visione di un film. Tutto questo avviene invece in tempo reale, senza interruzione, nel corso di 100 minuti, in cui l’evoluzione della vita della famiglia sembra degenerare da una condizione di pace, di equilibrio con la natura e di condivisione comunitaria verso un crollo che solleva interrogativi e dubbi.
Ciò che emerge costantemente è la condizione di isolamento volontario di questa famiglia che ha fissato dei confini, oltre i quali esiste un mondo che distrugge la natura. Spesso citata la condizione europea e l’Europa, la questione è attuale e la chiusura dei confini, per proteggere le proprie terre contro i “bracconieri”, sembra capovolgersi a conclusione dello spettacolo, quando la figlia maggiore scavalca la staccionata perché attratta dalla famiglia dei cugini. I punti di vista contrastanti emergono costantemente: chi ha ragione e chi no? Chi è il nemico e chi è la vittima? Se non osserviamo bene oltre i confini, gli altri sembreranno sempre invasori.
Le nuove generazioni assecondano le scelte e le volontà del nonno, ma avviene una piccola rivolta e comprendono che la chiusura imposta, sebbene sia necessaria per salvare la propria terra, corrisponde ad una vita claustrofobica e poco produttiva.
 L’interpretazione di tutti gli attori, tra cui alcuni bambini (e anche alcuni cani addestrati) è sorprendente ed emoziona il pubblico per l’intensità, la profondità e la bravura soprattutto di questi giovanissimi attori. L’intera compagnia dimostra un livello altissimo, soprattutto nell’interpretazione e nella recitazione, legate ad un fortissimo realismo che coinvolge e immedesima gli spettatori (basti pensare allo scuoiamento di un pesce vero o al cane pastore tedesco che recita e finge di morire avvelenato).
Il testo francese viene proiettato in traduzione italiana sullo schermo posto in alto, sul palcoscenico, e le musiche accompagnano l’intero spettacolo, grazie alla presenza di musicisti nascosti tra i veri alberi collocati in scena. Non solo musiche d’atmosfera, ma anche rumori d’ambiente riprodotti realmente.
All’interno di questo racconto, che ricorda le saghe familiari russe, ma soprattutto la forza dei protagonisti e i valori della tragedia greca, si mescolano elementi della letteratura nordica, riti ancestrali, le corone di candele sul capo dei più giovani, secondo il rito di Santa Lucia in Svezia, i riferimenti agli Indiani d’America e al rapporto con gli spiriti della natura e con le anime dei morti, i riti ortodossi e il rispetto per gli animali. C’è tutta l’Europa dentro questo spettacolo, quella antica, vasta e multietnica secondo desiderio alessandrino, e quella contemporanea, ristretta nei confini geografici artificiali e per questo in guerra.
Uno spettacolo che è da considerarsi una rivelazione, in cui l’arte teatrale si eleva verso l’originalità contemporanea, ma rimane fortemente ancorata al racconto antico e al concetto di famiglia come struttura patriarcale.
Il titolo, KINGDOM, regno appunto, si lega ad un diario, al racconto della storia di una famiglia che occupa una terra e che è convinta di aver creato un regno privato. Le nuove generazioni si accorgono che oggi questo concetto non è più accettabile e che l’alleanza delle famiglie può proteggere una Nazione e un regno.
Spettacolo da rivedere più volte, premiato con lunghissimi applausi, in piedi soprattutto gli spettatori stranieri. Un bellissimo regalo di questo Festival.

Foto di Salvatore Pastore

CAMPANIA TEATRO FESTIVAL 2023
Teatro Politeama Napoli 18-19 giugno 2023

KINGDOM
-CÉCILE VANDALEM/ DAS FRÄULEIN (KOMPANIE)
LIBERAMENTE ISPIRATO A BRAGUINO DI CLÉMENT COGITORE, LA TRILOGIA (TRISTESSES, ARCTIC, KINGDOM) È PUBBLICATA DA ACTES-SUD PAPIERS
SCRITTO E DIRETTO DA ANNE-CÉCILE VANDALEM
CON PHILIPPE GRAND’HENRY, LAURENT CARON, ZOE KOVACS, ÉPONA GUILLAUME, ARNAUD BOTMAN
TELECAMERE FEDERICO D’AMBROSIO E LEONOR MALAMATENIOS
I BAMBINI JULIETTE GOOSSENS IN ALTERNANZA CON IDA MÜHLECK, LÉA SWAELES IN ALTERNANZA CON LÉONIE CHAIDRON, DARYNA MELNYK IN ALTERNANZA CON EULALIE POUCET, ISAAC MATHOT IN ALTERNANZA CON NOA STAES
I CANI JUDY, OMEGA E OLRÙN
IL MUSICISTA PIERRE KISSLING IN ALTERNANZA CON VINCENT CAHAY
SCENOGRAFIA RUIMTEVAARDERS
COMPOSIZIONI VINCENT CAHAY E PIERRE KISSLING
DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA E DELLA MACCHINA DA PRESA FEDERICO D’AMBROSIO
DRAMMATURGIA SARAH SEIGNOBOSC
DISEGNO LUCI AMÉLIE GÉHIN
PROGETTO VIDEO FRÉDÉRIC NICAISE
DISEGNO DEL SUONO ANTOINE BOURGAIN
COSTUMI LAURENCE HERMANT
TRUCCO SOPHIE CARLIER
ASSISTENTI ALLA REGIA PAULINE RINGEADE & MAHLIA THEISMANN
DIRETTORE TECNICO DAMIEN ARRII
OGGETTI DI SCENA PHILIPPE VASSEUR
TRAINER DEI BAMBINI JULIA HUET E CAMILLE LÉONARD
OPERATORE DI RIPRESA LEONOR MALAMATENIOS
ADDESTRATORE DI CANI VICTORINE REINEWALD
CONTROLLO LUCI HADRIEN JEANGETTE
DIREZIONE DI SCENA MARC GRANDMOUGIN
COSTUMI SAMIRA BENALI
SOTTOTITOLI ERIK BORGMAN – WERKHUIS
RELAZIONI CON LA STAMPA DOROTHÉE DUPLAN, CAMILLE PIERREPONT E FIONA DEFOLNY, ASSISTITE DA LOUISE DUBREIL
ASSISTENTE BAMBINI ANNE LAHOUSSE
AMMINISTRAZIONE LILA PÉRÈS
PRODUZIONE DARIA BUBALO
TOURNÉE E COMUNICAZIONE JILL DE MUELENAERE
DIREZIONE DI PRODUZIONE E AMMINISTRAZIONE AUDREY BROOKING
COPRODUZIONI THEATRE DE LIEGE, FESTIVAL D’AVIGNON, THEATRE NATIONAL WALLONIE-BRUXELLES, ODEON – THEATRE DE L’EUROPE, LE VOLCAN – SCENE NATIONALE DU HAVRE, THEATRE DU NORD – CDN, THEATRE DE LORIENT – CDN, THEATRES DE LA VILLE DI LUSSEMBURGO, THEATRE DE NAMUR, LE QUAI – CDN D’ANGERS, LES CELESTINS – THEATRE DE LYON, MAISON DE LA CULTURE DE TOURNAI – MAISON DE CREATION, LA COOP ASBL & SHELTER PROD
COSTRUZIONE DEL SET ATELIERS DU THEATRE DE LIEGE E ATELIERS DU THEATRE NATIONAL WALLONIE-BRUXELLES
COSTUMI ATELIERS DU THEATRE NATIONAL WALLONIE-BRUXELLES
CON IL SOSTEGNO DI TAXSHELTER.BE, ING, TAX-SHELTER DU GOUVERNEMENT FEDERAL BELGE, WALLONIE-BRUXELLES INTERNATIONAL, FEDERATION WALLONIE-BRUXELLES – SERVICE THEATRE, LOTERIE NATIONALE
GRAZIE A L’USINE, COMPAGNIE POINT ZERO, PROJECTION ROOM
TESTO PUBBLICATO DA ACTES SUD-PAPIERS
ANNE-CÉCILE VANDALEM E LA COMPAGNIA DAS FRÄULEIN RINGRAZIANO PER IL LORO CONTRIBUTO MARIE CHARRIEAU, FABRICE ADDE, JEAN-BAPTISTE SZEZOT, YOANN BLANC, ALEXANDRE MICHEL, SOPHIE JASKULSKI, CATHY GROSJEAN, BRIGITTE DEDRY, ANNE MARIE LOOP, ANNE MARIE VANDALEM. DEDRY, ANNE MARIE LOOP, EURIDIKE DE BEUL, ISIS GUILLAUME, SÉLÉNÉ GUILLAUME, JULIETTE CHALLET, ADÈLE PINCKAERS, MATTEO, ARSÈNE CLAUS DEPRÉ, LIONEL NAESSENS, ISIDORE PONIRIS, LIONEL HEYMANS, MAXIM DAISH, LÉONARD BLART, MÉROÉ GUILLAUME, ALIÉNOR GUILLAUME, EURYDICE GUILLAUME, CÉLINE GAUDIER, SARAH VANHEE, DOMINIQUE ROODTHOOFT, PATRICK CORILLON, SÉBASTIEN MONFÉ, CHARLOTTE SIOKOS, KEVIN SAGE, EVA CHOUDHNA, CYRIL ARIBAUD, GRÉGORY PIERROT, MICHEL VAN SLIJPE, FRANÇOISE VANDALEM, STÉPHANE OLIVIER, BENOIT HENNAUT, JEAN-CHRISTOPHE BRIANCHON, CASTING TAILS, MINISTAR, KATODIX/BLOODY MARY’S, MARIE AUGUSTIN, SAMUEL JORIS E FÉLIX BARREL, LO STAFF THÉÂTRE DE LIÈGE E DEL THÉÂTRE NATIONAL WALLONIE-BRUXELLES.