Vincitore del Premio di drammaturgia “Play with Food 2022”, il raffinato e pungente monologo di Marta Zen è il primo esperimento teatrale della montatrice, film-maker e video artista torinese. Un debutto che, per l’originalità della riflessione
contenuta e per la palese familiarità con il medium teatrale, promette fertili sviluppi. Ma parliamo di questo Memorie di una cassiera, monologo segmentato in dodici quadri: grotteschi o, più spesso, surreali flussi di coscienza innescati tanto dal policromo e alienante paesaggio del supermercato; quanto dalla vita intima della protagonista, cassiera decisamente sui generis, che si rolla sigarette e cita disinvolta Il libro dei morti egizio. Una cassiera/Pizia che si rivolge al proprio direttore appellandolo Tiresia – ma lui ribatte dicendo di chiamarsi Dürrenmatt – e affida la propria stabilità umorale alla presenza dell’anziano signore seduto di fronte al negozio, chiuso, accanto al supermercato. La protagonista – incarnata con generosa adesione da Federica Bonani, che ne restituisce la natura allo stesso tempo sognante e nevrotica – è una sorta di filosofa pragmatica e, nondimeno, problematica e profonda. Un’acuta osservatrice della realtà in cui le è toccato vivere e lavorare, un microcosmo simbolicamente sintetizzato in quella struttura a piramide – ma evidente è il richiamo alla montagnola di sabbia in cui è interrata la beckettiana Winnie – che occupa un lato del palcoscenico, sul quale compare anche un carrello da supermercato, che la protagonista – senza nome – accompagna ovvero spinge, salvo accucciarsi al suo interno. E, all’inizio dello spettacolo, cascate di bottiglie di plastica, poi un telo verde e uno scopa: pochi oggetti di scena e una regia che correttamente si pone al servizio del testo, chiosandolo con discrezione e inventando sipari coreografati ovvero vagamente onirici a intervallare i vari quadri. Una scelta che consente di apprezzare appieno la drammaturgia, ad alto contenuto filosofico pur scansando con disinvolta abilità velleitarismi e concettosi sofismi: Zen dimostra come sia possibile interrogarsi sul senso della vita commentando la scomparsa dei sacchetti di plastica oppure la diffusa pratica dei clienti di “barare” al momento di pesare autonomamente frutta e verdura… Il supermercato, con le sue alienanti logiche di funzionamento e la confusa solitudine dei clienti, diventa così specchio di una condizione esistenziale frantumata e incerta che, per restare intatta, non può che poggiare su riti apparentemente insignificanti ovvero su presenze umane costanti. Un luogo che, simbolo dell’abbondanza e del benessere, si trasforma in naturale correlativo oggettivo del vuoto che circonda le esistenze, in indiscutibile accordo con lo spirito beckettiano…
Testo di Marta Zen. Regia, luci e costumi di Jacopo Valsania e Marta Zen. Scena di Jacopo Valsania. Coreografia assolo di Raffaele Irace. Con Federica Bonani. Con la voce di Vittorio Ristagno. Prod.: Play with Food - Torino Fringe Festival - Strabismi Festival.
Visto a San Pietro in Vincoli, Torino, il 2 ottobre 2023 nell’ambito dell’edizione 2023 del festival Play with Food.