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Nel lontano 2015 il testo di Copi,  pseudonimo di Raúl Damonte Botana, dal titolo “Loretta Strong” andava in scena presso il teatro Galleria Toledo di Napoli. La compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa recuperava il testo del drammaturgo,

fumettista, scrittore e attore argentino che scriveva in francese, autore che gli studiosi e gli attori, da anni, aspirano ad analizzare e a rivedere in scena.  Nel 2008 la casa editrice Titivillus pubblica un importante contributo dedicato a Copi, dal titolo “Il teatro inopportuno di Copi”, curato da Stefano Casi, al cui interno ritroviamo indispensabili saggi ed interventi di studiosi ed artisti, tra cui lo stesso Enzo Moscato che apre il volume e che cita il riferimento al drammaturgo argentino come connessione al suo spettacolo del 1995, “Recidiva”, a sua volta riferimento del nuovo spettacolo “Libidine violenta”, recensito a novembre 2022. Il volume in questione contiene anche alcune importanti testimonianze fotografiche in cui ritroviamo lo stesso Copi nei panni del protagonista de “Il Frigo” e di tante altre sue opere, ma anche altri attori italiani che hanno interpretato i suoi personaggi, come la coppia Mariangela Melato e Toni Servillo in “Tango barbaro”, regia di Ferdinando Bruni, del 1995. Il volume, dunque, ci fornisce numerose informazioni su un drammaturgo straordinario, di grande complessità interpretativa e scenica, che ritroviamo raramente sulle scene italiane e che, dunque, è poco conosciuto dal pubblico e dai giovani attori.  Massimo Verdastro, invece, si cimenta coraggiosamente e con grande professionalità nella straordinaria interpretazione delle molteplici sfaccettature dei personaggi creati da Copi, all’interno del testo “Il frigo”, sicuramente surreale, ma in realtà ancorato a vicende personali e all’attualità degli anni Ottanta, attraverso un racconto drammaturgico unico nel suo genere. Lo stordimento e lo sconvolgimento a cui Copi ci costringe, spinge lo spettatore verso la risata reiterata, subendo piccole sferzate ironiche veicolate da battute velocissime. Il ritmo dell’intero spettacolo ci fa comprende come questi personaggi stiano scivolando inesorabilmente verso il baratro. 
Massimo Verdastro, alla regia insieme a Giuseppe Sangiorgi, recupera il testo tradotto da Luca Coppola e da Giancarlo Prati, traduzione già utilizzata dalle regie degli anni Novanta. Al centro della scena un grande monolite, un frigorifero scuro, le cui dimensioni sono volutamente enormi. Regalo di un compleanno che si rivelerà l’ultimo, l’oggetto diventa personaggio esso stesso, perché attorno alla sua presenza si muove la vita dei personaggi, tutti interpretati dallo stesso straordinario Verdastro: una vera e propria moltiplicazione di sé, attraverso vestizioni e svestizioni che avvengono in tempo reale e che presentano non solo il travestimento, ma anche il concetto di vestizione del travestito, aggiungendo ulteriori sovrapposizioni a questa complessa visione. In questo processo il protagonista sembra esplodere letteralmente in altri personaggi, sembra cercare incessantemente sé stesso, dal momento che il compleanno sottolinea specificatamente l’identità di un uomo. In questa storia, invece, la sua identità è frantumata in molteplici sotto-identità, che non si ricompongono e che conducono, appunto, alla distruzione finale. Dal protagonista, ossia il festeggiato, alla madre di questo, alla cameriera – personaggio fondamentale- alla dottoressa. Tra dolore e riso, tra violenza sessuale e AIDS, questo personaggio comincia a morire ridendo, proprio come Copi malato di AIDS, in un turbinio di angosce, di ansia, di ritmo frenetico, il tutto all’interno di un ambiente serrato, ossia il suo appartamento dalle pareti scurissime, in cui l’uomo dialoga con una bambola gonfiabile e con la marionetta Topo, che Copi amava moltissimo.  Il frigorifero è una bara, un catafalco, è una porta verso un altro mondo che, in effetti, intravediamo, non appena l’attore, in conclusione, apre la porta dell’incombente e ingombrante elettrodomestico: uccellini, luci e colori pastello, luogo di pace e di fine sofferenza, pervaso, ancora una volta, dal ghigno del protagonista e da quella sottile, pungente ironia che infastidisce e pungola lo spettatore. 
Il racconto scenico descrive un vero e proprio disastro, una deformazione e degradazione del corpo e dell’anima, del sesso e dell’amore, smembrando tutte le categorie che conosciamo, il tutto, però, accompagnato dalle risate sbalordite degli spettatori.  Il mondo esterno è rappresentato dal suono di un campanello: la famosa porta di ingresso che si affaccia verso l’esterno (azzardiamo una conoscenza di Copi da parte di Ruccello, a questo punto!), e che non è riportata in scena, ma questa regia sceglie di occultarla dietro le quinte, in un piccolo corridoio laterale in cui il protagonista subisce una violenza sessuale a causa di un intruso esterno. Questo permette a Massimo Verdastro di cambiare i suoi abiti e i travestimenti, mentre continua a recitare l’abuso, fuori scena. L’attore interpreta, con professionalità e con grande esperienza, l’urlo vitale di un uomo, attraverso elementi inaspettati, attraverso personaggi grotteschi e situazioni surreali. Il grande coraggio di questo attore e regista italiano sia da esempio per gli attori più giovani: sareste in grado di interpretare la geniale follia di Copi? Sfida lanciata.

RIDOTTO TEATRO MERCADANTE NAPOLI
7-12 novembre 2023
IL FRIGO
di Copi
traduzione Luca Coppola e Giancarlo Prati
regia Massimo Verdastro e Giuseppe Sangiorgi
con Massimo Verdastro
scene Pier Paolo Bisleri
costumi Roberta Spegne
luci Carmine Pierri
video Leandro Summo
assistente ai costumi volontaria Anna Amici
direttrice di scena Flavia Francioso
datrice luci Desideria Angeloni
fonico e tecnico video Diego Iacuz
macchinista Nicola Grimaudo
sarta Daniela Guida
foto di scena Ivan Nocera
si ringrazia Giacomo Sergio Buzzo e, per il trucco, Bruna Calvaresi
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. La commedia Il frigo di Copi è rappresentata in Francia dall’Agenzia Drama, 24 rue Feydeau, 75002 Paris.

Foto Ivan Nocera