Poeta e quindi uomo di letteratura, ma anche, senza però mai abbandonare lo strumento principe della parola e della scrittura, vero uomo di Teatro, con o senza musica come direbbe lui stesso, capace di fecondare con la sua attività molte delle
tante, e non sempre durature, avanguardie del dopo guerra restando profondamente sé stesso.
E ancora intellettuale a tutto campo, curioso e attratto da ogni linguaggio, da ogni novità e anche da ogni passato quando questo ci riguarda in ciò che siamo e saremo, un intellettuale organico, termine purtroppo abusato e poi abbandonato dalla cultura italiana, gramsciano (e non casualmente come lui critico letterario e teatrale) anche per la sua capacità di rischiare l'attività politica fin nella sua forma più istituzionale, quando fu eletto deputato della Repubblica.
Forse dopo la sua morte improvvisa tredici anni fa, un po' dimenticato da una parte dell'Accademia, anche perché il suo carattere sempre acutamente pungente ma anche in fondo schivo non sempre lo aveva favorito nell'intessere relazioni, ma per fortuna non da tutti.
Così per la meritevole iniziativa del “Centro Studi Sanguineti” cui sono affidati i lasciti e il fondo degli eredi, in profonda sinergia con l'Università degli Studi di Torino che ha visto le fasi iniziali di una carriera comunque extra-ordinaria, è nata questa mostra curata dalla Professoressa Clara Allasia, ordinaria di letteratura italiana a Torino e insieme direttrice del Centro Studi.
Insieme a lei, e la cosa credo sarebbe molto piaciuta a Edoardo Sanguineti, hanno lavorato studenti e dottorandi contribuendo non solo alla repertazione ma anche alla analisi e alla sistemazione dei lasciti, spesso veri e propri tesori nascosti come le 'oscure' pagine non utilizzate del “Grande Dizionario della Lingua Italiana” di UTET la cui direzione editoriale fu anche del poeta.
Un uscita non solo da un 'gommoso' e insufficiente interesse, ma una vera e propria fuga dal possibile 'museo', destino probabile secondo lo stesso Edoardo Sanguineti di molte svolte di avanguardia, e che già lui, in vita, seppe sempre evitare.
“Edoardo Sanguineti e la Città Cruciverba” è l'icastico titolo della mostra, a ricordare il suo profondo interesse per il “Gioco” nelle sue più diverse forme, e come un cruciverba è visivamente il suo stesso percorso che intercetta, tra tende fatte delle sue parole dattiloscritte, tutti i suoi poliedrici interessi e che diventa dunque lo svelare un enigma, l'enigma che comunque è stata in qualche modo la sua attività creativa.
Una bella mostra che interessa e intercetta anche, ovviamente non solo, gli amanti della drammaturgia contemporanea che, io credo, è stata 'influenzata' dalla sua scrittura, anche se alcuni esitano a riconoscerlo.
Una iniziativa di grande pregio che riassume l'attività del Centro Studi, dell'Archivio Storico di Torino e dell'Università sabauda, e che ha potuto raccogliere una quantità notevole della documentazione, ma che insieme anticipa quell'ancora più meritevole attività che sarà costituita dal loro studio e dalla messa a disposizione dell'intera cultura italiana.
La Mostra inaugurata il 12 dicembre è visitabile fino al 30 aprile 2024 a Torino presso l'Archivio di Stato in Via Piave 21, e sarebbe un vero peccato mancarla.