C’è a partire dal 2022, nel fecondo e nutriente ventre teatrale di Palermo, un piccolo spettacolo che si è visto ancora nella Sala Streheler del Teatro Biondo dal 12 al 14 gennaio. Si tratta de “L’arte della resistenza” realizzato dalla giovane compagnia
“Barbe à Papa Teatro”: testo e regia di Claudio Zappalà, in scena Chiara Buzzone, Federica D’Amore, Totò Galati, Roberta Giordano. Più che di un’azione teatrale vera e propria si tratta di un percorso drammaturgico, che vede: «tre attrici e un attore si preparano a mettere in scena il loro ultimo spettacolo, e nel farlo si interrogano sulla loro condizione di artisti, di lavoratori e lavoratrici, ma anche di uomini e donne che vivono un presente difficile». Un disagio umano e generazionale dovuto alle criticità socio-economiche che attanagliano la nostra società e il nostro paese e colpiscono soprattutto i giovani. L’esito è uno stato di acuta e dolorosa demotivazione, se non proprio di depressione. Si parte quindi da una domanda: «si può fare teatro quando si è depressi?». e lo spettacolo si dispiega non tanto rispondendo a questo interrogativo, quanto attraversando – dolorosamente – tutti i territori di senso da cui una risposta può scaturire e sfociando in una scoperta allusione di lotta e impegno politico che, pur lasciando aperta la domanda (come del resto è giusto che sia), definisce un’apertura di senso e speranza. Senso e speranza da riferire particolarmente al lavoro dei giovani artisti nella società contemporanea e soprattutto nel nostro paese. Si tratta di un’operazione teatrale che non convince perché, pur apprezzandone intensità ed energia, appare acerba soprattutto nella definizione drammaturgica di ciò che accade in scena. C’è però un elemento d’interesse che va notato, ancora una volta un elemento “politico” forse più profondo di quanto non appaia a prima vista: si tratta della riflessione critica sulla vaghezza, se non vacuità, della considerazione del lavoro (in questo caso del lavoro teatrale) come vocazione la cui completa soddisfazione (in Sicilia, in Italia, all’estero) viene proposta e si presenta come condizione sola e unica per realizzarsi e raggiungere felicità, equilibrio, serenità. Ne siamo proprio sicuri? Vale veramente la pensa di metterla così? E se si trattasse solo di un mito borghese che caratterizza le benestanti (ma spesso radicalmente ingiuste) società occidentali, mentre resta estraneo alle culture di gran parte del mondo? E se provassimo a mettere questa ricerca su binari differenti che riguardano la felicità come patrimonio collettivo e sociale da ottenere insieme con gli altri? Domande implicite, ma interessanti e feconde, che restano aperte e rappresentano il pregio maggiore di questo spettacolo.
L’arte della resistenza. Palermo, Teatro Biondo, Sala Streheler, dall’12 al 14 gennaio 2024. Rassegna “Sicilia di Scena”. Compagnia: Barbe à Papa Teatro. Testo e regia di Claudio Zappalà. Con Chiara Buzzone, Federica D’Amore, Totò Galati, Roberta Giordano.
Foto Vito Raia