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Portare la storia e la politica a teatro, sfruttandone quella innata predisposizione al contrasto drammatico che corrisponde anche alla natura propria del dramma; e, allo stesso tempo, indagare le origini dello stato democratico e, implicitamente,

segnare la distanza fra le fondamenta della repubblica italiana e il suo attuale edificio. Questa la vocazione alla base del nuovo testo della drammaturga trentina Angela Dematté, sviluppato e portato in scena con la complice collaborazione dal regista Carmelo Rifici e la fondamentale adesione del cast, a partire dal protagonista Paolo Pierobon. Dematté sceglie di concentrarsi su una figura sovente citata e unanimemente riconosciuta come imprescindibile per la costruzione della repubblica e per il riscatto della reputazione del nostro paese a livello europeo e genericamente internazionale, quell’Alcide De Gasperi che, presidente della Democrazia Italiana e del Governo, traghettò l’Italia dal fascismo alla faticosamente ritrovata democrazia. Utilizzando quale canovaccio i discorsi pronunciati dallo statista trentino, Dematté costruisce un copione rigoroso e coeso, fitto di riflessioni e pensieri e nondimeno fluido e avvincente. Gli interventi pubblici di De Gasperi si avvicendano, poi, quasi senza soluzione di continuità, con i dialoghi con la figlia-assistente – interpretata da Livia Rossi – e con i confronti con altri due personaggi storici coevi: il “nemico” Palmiro Togliatti – incarnato da Emiliano Masala – con il quale lo scambio, pur fra posizioni antitetiche, rimane ognora urbano - quasi confidenziale a tratti – e tocca altezze di analisi della realtà attuale e di riflessione politica  oggi inimmaginabili, ahinoi; e l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, James Clement Dunn – in scena Giovanni Crippa. Dialoghi ricchi di parole e di concetti certo, ma questo alto grado di densità verbale e filosofico-politica mostra di possedere anche un’innata teatralità, sottolineata dalla regia che, anziché “aggiungere”, sa accompagnare e ricalcare la parola, immergendo il testo in una scena essenziale e concentrando il simbolismo nell’asta posta al centro del palco e sulla quale i personaggi innalzano varie bandiere, rossa, bianca…Ecco, allora, che le parole – incarnate quali guaine dagli ottimi interpreti – risuonano nella loro vibrante verità, tanto nei frangenti più ufficiali – i discorsi pubblici e in parte gli incontri con Togliatti e Dunn – quanto in quelli informali, con la figlia ovviamente ma anche nel finale, con quel ragazzo di Matera – Francesco Maruccia, anche impegnato al pianoforte nel corso di tutto lo spettacolo – che in De Gasperi  instilla dubbi sulla reale comprensione del valore della democrazia da parte dell’”uomo comune”. Ecco, dunque, che, aldilà dell’indubbia qualità e potenza tanto del testo quanto della messinscena, De Gasperi: l’Europa brucia è anche un sonoro compendio di ideali e valori politici, di attitudini e di comportamenti fondati sull’umano rispetto e il civile confronto con l’altro, di aspirazioni e di utopie – un’Europa finalmente unita e in pace – di cui la nostra contemporaneità mostra quotidianamente di avere urgente bisogno…

Testo di Angela Dematté. Regia di Carmelo Rifici. Scene di Daniele Spanò. Costumi di Margherita Baldoni. Luci di Gianni Staropoli. Musiche di Federica Furlani. Con Paolo Pierobon, Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi, Francesco Maruccia. Prod.: Teatro Stabile di Bolzano, LAC Lugano Arte e Cultura, La Fabbrica dell’Attore / Teatro Vascello, Centro Servizi Culturali Santa Chiara; in collaborazione con Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e CTB – Centro Teatrale Bresciano.

Visto al Teatro Gobetti di Torino il 14 marzo 2024.

Foto di Tommaso le Pera