Martin Crimp è fra i maggiori drammaturghi inglesi contemporanei, erede di una felice tradizione di scrittura per la scena che appare ognora capace di rinnovarsi, raccogliendo e rielaborando i cambiamenti intervenuti nella realtà. Crimp, noto al
pubblico italiano per Attempts on Her Life (Attentati alla vita di lei, 1997) e per The Country (2000), ha elaborato una propria precipua cifra stilistica che mescola surrealtà e spregiudicatezza, distaccata essenzialità ed evidente pessimismo riguardo l’umanità. Uno stile che, tuttavia, non cela la propria ascendenza dagli autori delle generazioni precedenti, primo fra tutti Harold Pinter. E proprio al drammaturgo-Premio Nobel fa immediatamente pensare The City, dramma scritto da Crimp nel 2008 in seguito alla lettura del saggio L’uomo flessibile, in cui il sociologo Richard Sennett analizzava la crisi della classe media, improvvisamente costretta a fare i conti con licenziamenti e conseguente disoccupazione… Un’ispirazione che, nondimeno, viene sviluppata solo lateralmente da Crimp in un play in cui molti sono i motivi trattati: le “ristrutturazioni” aziendali che si traducono in tagli drastici del personale; le guerre sanguinose combattute nel mondo; la relazione sclerotizzata fra marito e moglie; i rapporti con gli altri, vicini di casa oppure figli e amici. Tematiche che, in verità, vengono sfiorate e mai approfondite, abbozzate senza mai diventare effettivamente l’oggetto di un dramma che soltanto all’apparenza si propone quale ritratto di un interno borghese in crisi. I protagonisti sono Chris (Christian La Rosa), impiegato improvvisamente licenziato dall’azienda in cui lavorava con profitto, e la moglie Clair (Lucrezia Guidone), raffinata traduttrice, turbata dall’incontro fortuito con uno scrittore che, dopo averle descritto le terribili torture subite nel proprio paese, le avrebbe regalato il diario che aveva acquistato per la figlia, portata via da una zia… Compaiono, poi, la vicina di casa (Olga Rossi), un’infermiera il cui marito è impegnato in una qualche sanguinosa guerra dall’altra parte del mondo, e la figlia dei protagonisti (la giovanissima Lea Lucioli). Il play è costruito su sipari anche molto brevi che si susseguono secondo una linea temporale ora molto dilatata, ora assai accelerata, in particolare nella seconda parte – dall’estate si passa al mese di ottobre e, infine, a Natale. Scene che perdono progressivamente realismo, acquistando una dimensione di minacciosa surrealtà che, a tratti, si tinge di inverosimile gusto splatter – sangue nelle tasche di un impermeabile, un coltello come regalo natalizio brandito con cupa energia – ovvero di grottesco melodramma, soprattutto nei dialoghi finali della coppia. Il testo di Crimp, dunque, affastella motivi e atmosfere narrative disegnando una costruzione volutamente artificiosa e fragile che trova una sua giustificazione nel finale, che giunge intempestivamente a concludere una vicenda che pare non si riesca più a maneggiare. E, d’altronde, è proprio questo l’espediente su cui regge il dramma: quello a cui stiamo assistendo non è altro che l’assommarsi dei tentativi di scrittura di Clair che, stanca di essere “solo” traduttrice, ha deciso di sperimentarsi come romanziera. Una rivelazione che, come accennavamo, viene sporta agli spettatori con didascalica frettolosità, lasciando l’amara sensazione di essere stati ingannevolmente incastrati in teatro per un’ora e mezza. Clair, poi, ci spiega diligentemente anche il titolo del dramma: la “città” non è che quel microuniverso cui lei stessa, nel tentativo di scrivere, ha dato vita nella propria immaginazione… Un play che, sotto la patina surreale e cupa, rivela una consistenza assai friabile, che neppure l’interpretazione impeccabile del cast né la suggestiva scenografia, allusivamente illuminata, riescono a sanare.
Testo di Martin Crimp. Traduzione di Alessandra Serra. Regia di Jacopo Gassman. Scene e costumi di Gregorio Zurla. Luci di Gianni Staropoli. Disegno sonoro di Zeno Gabaglio. Movimenti di Sarah Silvagni. Video di Simone Pizzi. Con Lucrezia Guidone, Christian La Rosa, Olga Rossi, Lea Lucioli. Prod.: LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, Teatro dell’Elfo, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE - Teatro Piemonte Europa; partner di produzione Gruppo Ospedaliero Moncucco - Clinica Moncucco e Clinica Santa Chiara.
Visto al Teatro Astra di Torino il 19 marzo 2024
Foto LAC Lugano