Il Teatro Manzoni di Monza, si trova nel cuore storico della città, fra monumenti antichi, si può raggiungere facilmente anche da altre cittadine dei dintorni, perché ha un comodo parcheggio a pochi metri e la fermata del pullman proprio di fronte. Un
teatro pensato per chi vive in città e per chi viene da altre città. Anche quest’anno la programmazione, ha giocato su grandi tematiche e su battaglie ancora in corso sui diritti, per una società paritaria. Spettacoli comici, di grande prosa con autori classici, monologhi ed eventi a carattere scientifico e filosofico. La direttrice artistica Paola Pedrazzini, con intelligenza e sensibilità, è riuscita ad accontentare il pubblico eterogeneo del teatro mantenendo uno standard di qualità alto, Il teatro ha una funzione civile, è un luogo in cui incontrare altre persone, ma anche un’occasione per guardarsi dentro e trovare risposte alle proprie inquietudini culturali e umane, nel sito si possono leggere gli obiettivi e la mission di questo luogo significativo per i Monzesi. È un teatro che dà voce a chi non ce l’ha, è scritto chiaramente nella presentazione della stagione. Quest’anno la linea artistica è stata rappresentata dalla meta teatralità, come nel caso del capolavoro di Eduardo “L’arte della commedia”. Un testo teatrale molto significativo, manifesto politico in cui si affronta il problema del rapporto tra Istituzioni e Teatro, tema ancora attuale se pensiamo ai tanti piccoli teatri costretti a chiudere per mancanza di finanziamenti. Nell’opera di Eduardo, attraverso le vicissitudini di un capocomico che ha subito perdite a causa dell’incendio del suo teatro, si raccontano le problematiche di chi sceglie il mestiere di attore, la vicenda umana diventa emblematica di un intero mondo teatrale costretto a vivere di poco e molto spesso a sopravvivere. Il testo di Eduardo è ancora attuale e la regia di Fausto Russo Alesi, riesce a mettere in luce tutta l’umanità, puntando su una galassia complessa di simboli e di sottotesti, creati anche da una sapiente scelta delle musiche. Chi analizza uno spettacolo teatrale, non può prescindere da una riflessione accurata sul sistema dei diversi codici espressivi messi in gioco. La critica teatrale riflettendo sull’aspetto semiotico e intersemiotico svela la lingua di una determinata opera. Quindi tutto ciò che è in scena è un segno teatrale che rimanda ad un significato particolare, ogni oggetto assume una dimensione metaforica. Fausto Russo Alesi si attiene fedelmente al testo, ma lo arricchisce di una serie di segni: l’orologio, la sedia vuota, le quinte mobili, il modo in cui si muovono e recitano gli attori, la scelta delle musiche come nel caso del “Valzer per un amore” di Fabrizio De André, nella bellissima versione orchestrale della London Simphony Orchestra (Sogno numero 1). La critica teatrale consiste in due atti, ben distinti tra loro, lo sguardo e la scrittura. In particolare il mio sguardo si è soffermato sulla cura dei movimenti, dei toni di voce degli attori, mimica, camminata, passo danzante, creano un’atmosfera magica e sognante. Un bel gruppo di attori, tutti bravissimi, efficaci e smaglianti nell’uso del corpo e della voce, si muovono quasi come burattini, ma forse sono tutti fantasmi che arrivano dal buio, quasi ballando… E ballando se ne vanno nel buio, sulle note di un valzer. Sono tutti morti, per vero o per finta, nell’incendio del teatro o forse per l’indifferenza dello sguardo, per mancanza di amore, perché nessuno più crede in loro. Avanzano con passo incerto come marionette o pupi antichi, fra le pareti consunte, la polvere grigia, nel tempo scandito da un orologio col vetro rotto. Li assiste in scena, un suggeritore, un didascalista, che si muove come il Gobbo di Notre Dame, forse l’unico rimasto in vita, in questa cattedrale del deserto. I personaggi hanno un po’ di tempo per dire la loro, per far comprendere a un prefetto ottuso che il teatro può ancora raccontare qualcosa che gli autori teatrali hanno il dovere di dire la verità e che lo Stato non deve temere la loro scrittura. Uno spettacolo che lascia qualcosa dentro, riflessioni, ricordi, interrogativi. A me pare che la chiave decisiva per comprendere il messaggio di Alesi, sia nel valzer finale compiuto a tempo da tutti gli attori, un unico passo, un messaggio di speranza, comunitario. Il teatro deve continuare a vivere, sia pure nella difficoltà, sia pure negli incendi del cuore, possiamo continuare a farlo vivere e rivivere, tutti insieme, andando a teatro. «Venga a teatro» dice Campese al prefetto. Ma non lo dice solo al prefetto, lo dice a tutti noi.
Teatro Manzoni, Monza, 7 aprile 2024
Compagnia Elledieffe (Luca De Filippo) Adattamento e regia Fausto Russo Alesi.
Con Fausto Russo Alesi, David Meden, Sem Bonventre, Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Gennaro De Sia, Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Davide Falbo.
Scene: Marco Rossi. Costumi: Gianluca Sbicca. Musiche Giovanni Vitaletti. Luci Max Mugnai. Consulenza per i movimenti di scena: Alessio Maria Romano.