C'è una caratteristica singolare in questo Festival doppio e Biennale, diretto da Claudio Casadio e Ruggero Sintoni di “Accademia Perduta/Romagna Teatri di Forlì, che alterna il Teatro per Ragazzi e Giovani, con il Teatro “Tout Publique”, anche se
poi non è che ci sia una così grande differenza 'guardato' dal pubblico (e dalla critica) al di là delle motivazioni e finalità drammaturgiche, ed è la capacità di mescolare e integrare, anche oltre la singola rappresentazione, i partecipanti che, nell'alternanza continua, vivono l'evento da protagonisti attivi e da spettatori, l'una funzione quasi a supporto e integrazione dell'altra, così che non sfuggano nell'una e nell'altra prospettive larghe e sottili sfumature.
Ma questo non è solo un fatto che alimenta la creatività dei singoli e di tutti, è anche una qualità che incide concretamente sulla vita degli spettacoli che così hanno l'occasione di trovare maggiore visibilità e opportunità di essere ripresi in stagione o altri festival, quando invece il più delle volte vedono esaurirsi la loro parabola in una o due repliche.
Possiamo dunque, anche per questa circostanza. meglio parlare qui a Forlì e scrivere di Teatro grazie appunto alla caleidoscopica immersione, dai tratti singolarmente e soggettivamente onirici a volte ma sempre collettivamente e catarticamente elaborativi, che l'intenso (per tempi e per spessore) cartellone sviluppato tra il 17 e 20 giugno ha assicurato al pubblico e agli operatori, ai critici e agli studiosi, saltando a piè pari scatologiche finalità superiori per lasciarci godere il qui e ora della consapevolezza estetica e della comprensione artistica.
A volte infatti non lasciare il tempo per il 'troppo' pensare, che spesso irrigidisce e schematizza le emozioni prima ancora che ci invadano, è saggio anche se sembra di essere travolti da un bagno di sentimenti e immagini cui non sempre amiamo abituarci, ma che man mano si deposita come un limo fertile sul fondo dell'anima.
Sono stata immersa in questo 'bagno collettivo' (9 gli spettacoli, alcuni in prima nazionale) i giorni 17 e 18, i primi, e questo è il breve diario che ne è scaturito, viaggiando fortunosamente e felicemente come in un “Tifone” conradiano, tra teatro di attore, di parole e di musica, performance fisica e teatro d'ombre diversamente miscelati in formule singolari, segrete ma magicamente evidenti, come ad esempio in “Il segreto di Barbablù” di Teatro Perdavvero, ovviamente da Charles Perrault che, ancora una volta ci insegna, in questo periodo oscuro di femminicidi epidemici e ripetuti, che la 'paura' è salutare e dunque, anche se ormai ritenuta politicamente molto scorretta non bisogna in alcun modo privarne, se ben guidata, bambine e bambini, per il bene della loro futura adultità.
Si attraversa poi, tra acrobati e clown, il “Circo-teatro” di Rasoterra Circo con “BOA – Spettacolo salvagente” in cui è affrontato il tema difficile della Felicità, oggi deformata tra superficialità e illusione, con le concrete asprezze e anche nel suo ineludibile legame con la possibile sconfitta, fino al teatro di narrazione corale con “Hansel e Gretel, fratelli unici” di Arte e Salute Ragazzi e La Baracca – Testoni Ragazzi, da tempo teatralmente impegnati nell'ambiguo rapporto con la giovanile sofferenza psichica.
È questo uno spettacolo di grande qualità drammaturgica che attraversa oniricamente la immortale fiaba dei Fratelli Grimm elaborandola psichicamente a partire dal rapporto, essenziale ma fragile, tra fratelli e sorelle, individuando nel reciproco specchiarsi che è un duplicarsi e triplicarsi in scena (Hansel è interpretato unitariamente da tre diversi attori) in un gioco di ritratti fluidi e in continua mutazione nel percorso verso la maturità. Una maturità che non può che giocarsi nel rapporto con la crudeltà del vivere che, soprattutto nella narrazione per bambini e ragazzi, tende ad essere elusa se non addirittura scotomizzata con l'esito paradossale di renderla talora esistenzialmente 'insopportabile'. Anche questo un politicamente scorretto se vogliamo che, intelligentemente, salva esteticamente nella fiaba il suo scopo profondamente etico.
Essenziale poi, nel cartellone, la presenza del moderno teatro d'ombre (con attore) e del teatro di oggetti (anch'esso con attore), con due spettacoli che meritano attenzione.
Il primo, “La ragazza dei Lupi” di Teatro Gioco Vita che recupera il rapporto con la natura in un certo senso a partire dal 'prima' della contemporaneità e della sua apparenza 'ecologica', rintracciando nella storia una comune fonte surgiva tra natura, animalità, e umanità il cui legame spezzato degenera spesso nell'inconsapevolezza di sé. Drammaturgicamente questo rapporto 'primo' è rappresentato efficacemente nel continuo alternarsi e sovrapporsi, di attori e di ombre che costruiscono una dinamica di condivisione perduta.
Il secondo, anch'esso incentrato non retoricamente nel rapporto con la natura dal mito alla storia, è “Demetra” di Agrupaciòn Señor Serrano, un gruppo interessante per il lavoro che sta conducendo. Guidata dal paradosso la narrazione ci porta al tema dello sfruttamento incondizionato delle risorse naturali rappresentato nella fame insaziabile e devastante del re Erisittone, punito dalla Dea per aver tagliato una quercia da lei protetta. I protagonisti sono i pupazzetti “Lego”, quasi a recuperare un alfabeto scenico più immediato anche nel rapporto con l'infanzia, un segno duplicato con effetto dissociante e illuminante nelle proiezioni video. Se una critica può essere fatta riguarda solo il tono talora un po' didattico, fin didascalico, della narratrice soprattutto nelle sue interlocuzioni con i bambini della scuole presenti allo spettacolo.
Buon esempio di teatro di solo attore “Asino chi?” di Teatro evento Scs Centro teatrale minimo”, che in una sorta di ribaltamento di De Amicis ci ricorda che le asinità dell'infanzia talora si trasformano nelle genialità della vita adulta.
Molto interessante, passando al Teatro Danza, “Tana” di Compagnia TPO – Sardegna Teatro Fuorimargine dal titolo evocativo di giochi antichi e forse dimenticati, che coinvolge i più piccoli capaci di interagire in piena spontaneità con gli stimoli estetici, anche elaborati e complessi, in cui si trovano coinvolti.
Con “Asola & Bottone” di Illoco Teatro, abbiamo affrontato il Teatro non verbale che nel rapporto tra immaginato e creato ci chiama ad affrontare il pericolo del fallimento in ogni costruzione della nostra identità privata e pubblica.
Infine la danza del Centro Coreografico Nazionale – Aterballetto, compagnia di fama nazionale e internazionale, con “Stravaganze in sol minore” ispirato al libro “La mela di Amleto” di Toti Scialoja. Qui il rapporto con la natura si fa più aereo, tentando la creazione di una sorta di atmosfera che vuole essere un “pneuma”, un respiro che avvolge e coinvolge umanità e mondo, sovrapponendo e fecondamente mescolando zoomorfo e antropomorfo.
Un Festival, dunque, dal percorso complesso e talvolta anche complicato, in senso propulsivo, che però nella diversità ha saputo conservare una coerenza artistica ed estetica.
Per chiudere un'ultima riflessione relativa al fatto che gran parte delle drammaturgie di questi due giorni si ispirano a testi ormai molto consolidati nell'immaginario collettivo, mentre rare sono quelle per così dire 'originali', quasi a testimoniare una ridotta fiducia nelle capacità di ricezione e accoglienza del pubblico. Forse però non guasterebbe un maggior coraggio.
IL SEGRETO DI BARBABLU – Teatro Perdavvero, dalla storia di Charles Perrault, con Marco Cantori, Diego Gavioli, Erio Lugli, scenografie Denis Riva, voce fuoricampo Flavia Rossi, regia Marco Cantori, luci Enrico Barbieri, Erio Lugli, produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri.
BOA, UNO SPETTACOLO SALVAGENTE – Rasoterra Circo, co-creatori e interpreti Alice Gaia Roma e Damiano Fumagalli, co-creatrice e regista Juliette Hulot, gentile sguardo esterno di Chiara Stoppa, musiche originali Francesca Musnicki, spettacolo realizzato con il sostegno di Teatro della Tosse, Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), Manicomics Teatro, Moncirco, Teatro PimOff di Milano.
HANSEL E GRETEL, FRATELLI UNICI – Arte e Salute Ragazzo, La Baracca – Testoni Ragazzi, testo Daniela Micioni, Margherita Molinazzi, Enrico Montalbani, regia Daniela Micioni, con Stefano Cittadino, Edoardo Galeotti, Matilde Gosetti, Simone Laterza, Daniela Micioni/Margherita Molinazzi, Marco Russo, scenografie Tanja Eick, luci Luciano Cendou, esecuzione tecnica Francesco Vaselli.
LA RAGAZZA DEI LUPI – Teatro Gioco Vita, ispirato all'omonimo romanzo di Katherine Rundell,
regia Marco Ferro, adattamento teatrale Marco Ferro, Valeria Sacco, con Valeria Barreca, Tiziano Ferrari, scene e sagome Nicoletta Garioni, musiche Paolo Codognola, disegno luci Anna Adorno
costruzione sagome Nicoletta Garioni, Federica Ferrari, Gabriele Genova, Erilù Ghidotti, costumi Erilù Ghidotti, luci e fonica Rossella Corna.
DEMETRA – Agrupaciòn Señor Serrano, drammaturgia e regia Olympus Kids, con Beatrice Baruffini, musica Roger Costa Vendrell, realizzazione modellini Lola Belles, tecnico Riccardo Reina, versione italiana realizzata in coproduzione, con Teatro Stabile di Bolzano eCentro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento.
ASINO A CHI? - Teatro Evento Scs Centro Teatrale Minimo, di e con Cristina Carbone, Alessandra Tomassini Stabile, disegno luci Vincenzo De Angelis, collaborazione artistica Marco Manchisi, ideazione e realizzazione costumi Cristina Carbone, progetto e drammaturgia Alessandra Tomassini Stabile, giornali d’epoca Dante Manchisi, erbario Maria Elisa De Benedetti.
TANA – Compagnia TPO, Sardegna Teatro, Fuorimargine, coreografie Sara Campinoti, Valentina Sechi, Giulia Vacca, con Valentina Sechi, Sara Campinoti, produzione Compagnia TPO, Sardegna Teatro, Fuorimargine Centro di Produzione della danza della Sardegna, con il sostegno di Tuttestorie Festival.
ASOLA & BOTTONE, STORIE DI UN SARTO E DELLA SUA ANIMA – Illoco Teatro, regia Roberto Andolfi, drammaturgia Annarita Colucci, con Annarita Colucci e Dario Carbone, scene Federico Biancalani e Illoco Teatro, costumi Annarita Colucci, luci Emilio Barone e Roberto Andolfi, produzione Straligut Teatro, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Compagnia Dracma.
STRAVAGANZE IN SOL MINORE – Centro Coreografico Nazionale, Ater Balletto, regia e coreografia Francesca Lattuada, testi Toti Scialoja (tratti da La mela di Amleto), musica The Klezmorin, Gustav Mahler, Dean Martin, Clara Rockmore, maschere e oggetti Natali Fortier, assistente alla coreografia Giuseppe Calanni, interpreti Vittoria Franchina, Piersilvio De Santis, spettacolo realizzato in coproduzione con Centro Teatrale Bresciano e Centro Servizi Culturali Santa Chiara.