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È il territorio stesso di questo Festival a più tappe, giunto ormai alla sua XIII edizione, che “sprizza”, in senso neanche tanto lato, energia direttamente fisica, segnato com'è dalle famose Torri della centrale di Lardarello, che da il nome stesso

all'evento, ma anche metaforica ed estetica in quanto, collegando i quattro comuni che ne sono sede (Pomarance, Monterotondo M.mo, Castelnuovo V.C. e Monteverdi M.mmo) in un comunicante circuito ed insieme transitando quello spazio, esso stesso è occasione per intercettare creatività e un 'comunitarismo' consapevole e paradossalmente capace di aprirsi al mondo.
La sua tredicesima edizione, infatti, è non a caso intitolata “La pazienza del coltivare”, a indicare forse che il “rallentare”, con il passo da 'campagna', anche il pensiero ci può consentire di cogliere non solo il futuro a venire ma anche il passato che, nella convulsa fretta dell'oggi, stiamo perdendo e senza il quale anche il futuro non può che essere opaco.
Ecco così che questa sua Ouverture dal 25 al 28 giugno (continuerà ad illuminare a sprazzi quel territorio fino al 14 agosto) alterna spettacoli di drammaturgia a Masterclass teatrali, laboratori di geografia visionaria per bambini ma non solo, e con “Passo dopo passo” di Nicoletta Bernardini camminate alla scoperta del sé e del fuori da sé e del suo multiforme scenario.
È dunque, quello delle “Colline Geotermiche” di “Officine Papage”, dell'infaticabile e visionario Direttore Artistico Marco Pasquinucci e della Direttrice Organizzativa Annastella Giannelli, un localismo che si apre al mondo, inventandosi un “glocalismo” (parola assai brutta ma diventata significativa nel parlato) che assorbe energia anche fuori da sé, così che, rientrato da Lisbona e dalla inaugurazione del Progetto “On stage! Strategie per Un Teatro Accessibile Globale ed Efficiente”, accoglierà oltre ai portoghesi di “Teatro del Papel”, la coproduzione anche sua “Translocal 02 When global meet local” che ha coinvolto Italia, Francia, Germania e Russia.
Dato conto in questo diario della multiformità di eventi ed occasioni, sono stati tre gli spettacoli teatrali offerti tra il 25 e il 26 giugno, tutti e tre con la apprezzabile, da sottolinerare e comune caratteristica di essere ognuna di esse una drammaturgia 'originale' che ci conforta sul fatto che il teatro può ancora essere, e dovrebbe esserlo ancora di più, non solo una revisione, riduzione, riscrittura, interpretazione di storie ma anche un nuovo racconto.

LA COSTANZA DELLA MIA VITA – Pietro Giannini (Foto Malì Erotico)
Già menzione speciale al Premio Scenario 2023, ove la avevamo visto in un allestimento ridotto, questa bella drammaturgia è andata  in scena nel Teatro della Misericordia in versione completa, mantenendo le promesse ma anche talvolta sorprendendoci. Pietro Giannini, genovese ventitreenne e dunque giovanissimo diplomato alla “Silvio D'Amico”, sembra possedere una spontanea e già matura qualità di scrittura drammaturgica, capace di andare oltre il semplice teatro di narrazione ed il suo tendenziale e anche ingenuo autobiografismo e in grado di costruire una storia metaforica che ha sì come oggetto la verità della sua vita, ma trasfigura teatralmente e esteticamente questa verità, dandole un respiro linguistico che la condivide con noi e, restando pur sempre singolare, la rende 'universale'. Così l'iniziale approccio narrattivo costruito sullo sguardo di un bambino alle prese con gli sguardi di una famiglia che va disgregandosi, da psicologico si fa man mano metafisico facendo precipitare in quella situazione reale un universo misterioso ma, man mano, condiviso e consapevole. Lo fa usando una sintassi assai particolare che sovrappone la simbologia linguistica del calcio con quella della vita, una sovrapposizione che in un particolarissimo 'finale di partita', racconta negli ultimi minuti di una partita di calcio i momenti conclusivi di una vita, prima del buio che chiude gli occhi su entrambi (la partita e la vita). Entrambe le situazioni sono reali ma entrano nel racconto scenico diventando metafora di altro, di un qualcos'altro e di un altrove che sembra assorbire la vita stessa e che, come l'inesorabilità che sempre caratterizza l'esistenza, ci accompagna in silenzio attendendo di incontrarci (ricordate il cavallo di Samarcanda?). Una 'costanza' quella della sua e della nostra vita che, dunque, qui non è tanto un carattere 'psicologico' quanto una sorta di imprescindibile funzione matematica. C'è dunque una qualità singolare in questa scrittura drammaturgica che da una parte incorpora dentro di sé le notazioni di regia e dall'altra, pur essendo di parola, traduce spesso quella stessa parola in concreto segno corporeo. Giannini infatti dimostra di saper tenere la scena non solo con la sua scrittura ma anche con la sua recitazione, che dà misura a tutto il racconto. Un bello spettacolo che ci auguriamo abbia molte altre occasioni, così che questo giovane drammaturgo/attore possa proseguire e crescere nella difficile via intrapresa. Essendo il primo spettacolo del Festival, alla rappresentazione erano presenti il Sindaco e l'Assessore alla cultura di Pomarance a rafforzare il discorso comunitario che il Festival persegue con successo.
Di e con Pietro Giannini coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi assistente all’allestimento Giulia Giardi cura della produzione Francesca Bettalli e Elena Tedde Piras ufficio stampa Cristina Roncucci, comunicazione Francesco Marini foto e video documentazione Ivan D’Alì, grafica Veronica Franchi produzione Teatro Metastasio di Prato, sviluppato in residenza presso Teatro Due Mondi menzione speciale Premio Scenario 2023. A Pomarance il 25/6.

ARTABAN. LA LEGGENDA DEL QUARTO MAGO – Antonio Catalano
A ulteriore testimonianza di quella funzione di 'ponte' tra le generazioni che è un'altra delle qualità di questo Festival, Antonio Catalano, autore potentino trasferitosi ad Asti, al mattino ha tenuto una masterclass per i più giovani, per presentarci la sera la sua ultima drammaturgia di 'piazza' (provvisoria o virtuale che si voglia). Una fiaba che in fondo inventa ciò che sarebbe potuto succedere (e non è detto poi che non sia successo). Il quarto cioè dei tre Re Magi della stella e della culla in una mangiatoia, giunto in ritardo perchè si era perso per strada. Come non vedere in quel quarto, allegro e poetico, confuso e confusionario, giullare e clown, amante della vita e perciò amato dalla vita, perduto tra le stelle, un possibile ciascuno di noi, quando riusciamo a liberarci delle catene e delle maschere della vita 'ordinaria'. Un quarto che forse ha fatto al Bambinello il suo regalo più bello, quello della sua sincerità. Ben accompagnato dal Gruppo Bandistico “La Rinascente” diretto dal maestro Giacomo Brunetti, Catalano ci ha condotto per il mondo senza dircelo, fantasticando e sorridendo. Uno e mille Artaban lo stavano già ascoltando. Anche questo un testo che si distacca dal solito 'narrare' in scena, per inventare una nuova storia verso una ritrovata umanità.
Quattro erano i tre Magi. Poema Contadino di e con Antonio Catalano direzione tecnica Matteo Catalano organizzazione e comunicazione Claudia Ponzone amministrazione Franca Veltro, segreteria Enrica Biglia produzione Casa degli Alfieri Società Cooperativa. In Piazza Anteo Casalini a Monterotondo Marittimo il 26/6.

PETROSINU – Collettivo Caligo
Di nuovo quattro giovani, formati all'Accademia Nico Pepe di Udine, di “belle speranze”, si sarebbe detto, che sono diventate realtà, o stanno per diventarlo. Una storia da 'interno' piccolo borghese, più alla Bernhard con la sua rabbia che alla Pinter con il suo disincanto, perché per i protagonisti di questa storia la 'delusione' c'è ancora ed è cocente. Una tragedia squarcia l'apparenza e rimescola i tarocchi della vita mostrandone il volto oscuro e cattivo, fin feroce talora. Tenuta in piedi più per mancanza di alternative che per convinzione, all'improvvisa morte della nonna una famiglia 'normale' (cos'è normale? Si domanderebbe Dacia Maraini che ne ha ben scritto) si decompone definitivamente. Una drammaturgia che al suo essere 'originale' abbina un uso disinvolto di molti linguaggi, della scena e non solo, e cerca di utilizzare l'ironia e la vis comica come collante ultimo, non sempre con pieno successo di amalga complessivo ma, essendo questa una Prima Nazionale, anche questo aspetto potrà essere meglio recuperato nelle prove e successive repliche.
Di e con Enrico Brusi, Dario Furini, Agata Alma Sala, Alessio Sallustio produzione Officine Papage, Teatro della Caduta. Al Teatro del Ciliegio di Monterotondo Marittima il 26/6.