Gli eroi dei tempi antichi alla Fabbrica del Vapore in scena “Mahābhārata”, dal 13 al 15 giugno. La Fabbrica del Vapore è uno spazio del Comune di Milano gestito da Direzione Cultura - Unità Progetti Speciali e Fabbrica del Vapore quale luogo di
promozione della creatività giovanile, di intrattenimento e aggregazione. Il Comune di Milano coordina il progetto “Laboratori creativi” e cura la programmazione delle attività e degli eventi che si svolgono negli spazi oggetto di concessione temporanea. Un tempo zona industriale e sede della storica Carminati Toselli produttrice di rotabili tranviari e ferroviari, la Fabbrica è stata ristrutturata, recuperata e destinata a nuova vita a partire dal nuovo millennio. Un grande spazio per un evento corale come quello progettato dall’Associazione Studio Novecento che ha portato in scena quest’epopea della tradizione indiana, con uno spettacolo, scritto Marco M. Pernich, diretto da Stefania Lo Russo e con una compagnia di 11 giovani attori e attrici. Associazione Studio Novecento nasce nel 1998 con l’intento di diffondere la cultura teatrale intesa come modalità per guardare il mondo e guardarsi dentro. «Attraverso una cultura antica quanto l’uomo e vasta quanto il mondo – il teatro – insegniamo ai nostri allievi a essere sé stessi, a non aver paura e a sporgersi alla vita. Questo perché il nostro primo obiettivo è essere una casa accogliente, una famiglia in cui fermarsi a parlare, imparare, consolarsi e ridere per una, due o quante ore si vogliono». L’Associazione non teme le grandi sfide e le grandi opere teatrali perché l’obiettivo principale è anche quello di affrontare testi che appartengono al panorama teatrale mondiale. Il Mahabharata è il più vasto poema epico della letteratura indiana e mondiale. Suddiviso in 18 libri, narra le gelosie, gli intrighi e le lotte dei due rami dell’antica famiglia reale dei Bharata. La vastità e la complessità dei temi trattati ha fatto sorgere in alcuni studiosi l’idea che il poema abbia avuto origine nel V secolo avanti Cristo e che da allora più autori vi abbiano messo mano. Altri sostengono che sia stato scritto da un religioso del II-III secolo avanti Cristo il quale volle racchiudervi tutte le tradizioni dell’India per salvarne la memoria in caso di invasione. In ogni caso viene considerato un poema artistico e religioso fondamentale per la letteratura indiana. Una storia universale, che racconta di guerra, di atti eroici, di amori, nella necessità di tenere viva la memoria. La drammaturgia di Marco Pernich riesce a trasferire in una parola scenica contemporanea tutti gli elementi antichi e con flussi di coscienza vividi i diversi personaggi narrano le vicende come se fossero accadute recentemente, perché le guerre affliggono ancora l’umanità, perché c’è ancora bisogno di proteggere le comunità indifese che rischiano l’estinzione, perché la drammaturgia di Pernich ha nel profondo un grande senso di comunità. La regia di Stefania Lorusso è dinamica ed evocativa. Luci ed ombre, movimenti atletici degli attori carichi di fisicità poetica, questi gli elementi essenziali della regia di Lorusso che ha saputo tenere alto il ritmo, esaltando la forza delle parole del testo di Pernich. Pochi gli elementi scenici: tavole di legno utilizzate in modo altamente creativo. Come in un enorme Kamishibai gli eventi scorrono mentre una voce racconta la storia. La musica, ora protagonista unica, ora in sottofondo, crea effetti suggestivi. Ci auguriamo che la giovane regista possa ancora esprimersi perché ha talento ed è evidente nel suo lavoro basato su un impianto rituale in cui rito e narrazione si intrecciano continuamente, intenso ed espressivo il lavoro dei giovani attori. Un lavoro corale che parte da lontano e che ci permette di riflettere sull’assurdità delle guerre e sulla necessità di cantare la pace. “Quello che c’è qui c’è anche altrove. Ma quello che non c’è qui, non lo si trova da nessun’altra parte.” (Mbh, I, 56, 33) Bisogna continuare a cercare senza arrendersi e resistendo al tempo.
Milano, Fabbrica del Vapore, giugno 2024
Mahābhārata. Con Andrea Bonzi, Bianca Cerro, Bianca Del Basso, Lorenzo Fonti, Elisa Marinai, Francesco Maria Nigrelli, Andrea Pella, Giacomo Piseri, Ailin Tracchia, Leonardo Sarzi-Braga, Riccardo Serra. E con la partecipazione speciale di Sofia Paoli (voce) e Thy Li Procacci (bansuri). Testo di Marco M. Pernich. Coreografie di Stefania Lo Russo con la collaborazione di Daniela Chiarello. Costumi realizzati da Marina Perelli Regini