“Io e Marconi” (Guglielmo ovviamente) è il titolo, ma si potrebbe anche aggiungere, quale esergo o sottotitolo, “e della eterogenesi dei fini”, perché in fondo di ciò si tratta in questo interessante spettacolo 'uno e trino', absit iniuria verbis, tra
teatro di narrazione, divulgazione e musica (“non sono solo canzonette”) proposto da Daniela Ardini nel suo “Festival di una notte di estate – Percorsi”.
Protagonisti il grande inventore bolognese ed un suo, ignoto ma teatralmente assai verosimile, 'alter ego' specularmente opposto per origine, storia ed evoluzione esistenziale ma che paradossalmente intercetta uno spazio ed un tempo (in) comune con il primo, ricco rampollo di grande intelligenza scientifica e progressivamente 'fascista' del ventennio.
Domenico, questo 'alter ego' (di Marconi ma anche nostro rappresentante), è un proletario genovese che, mentre il grande inventore autodidatta si immerge nelle onde elettromagnetiche per emergere con la sua più famosa creazione (il telegrafo senza fili che diventerà poi la Radio), sbarca il suo 'lunario' come cuoco sui transatlantici e come emigrante quasi analfabeta.
Il destino lo porta su un transatlantico speronato nell'oceano e miracolosamente (?) soccorso proprio grazie a quella misteriosa invenzione, il telegrafo senza fili. Per Domenico dunque “Marconi mi ha salvato la vita”.
La Storia continua ad avanzare, tra le tempeste belliche e politiche della prima metà del novecento, e, dentro di questa, le storie singolari quale quella del nostro giovane figlio di Genova, come fragili navigli, si sforzano di navigare, purtroppo tra molti naufragi, verso un futuro migliore (“Il Sol dell'avvenire”).
L'uno (Marconi) sta dalla parte dei potenti aderendo al fascismo che promuove la sua attività (anche di moderno capitalista), l'altro Domenico da quella dei vinti mai vinti che combattono tra repressione e resistenza, e questa è la Politica con la P maiuscola.
Eppure paradossalmente entrambi si specchiano l'uno nell'altro e involontariamente molto condividono, perché sarà proprio la grande invenzione del primo a diventare uno degli strumenti della lotta e della vittoria, sempre messa in discussione, del secondo.
Di questo dunque tratta lo spettacolo, della realizzazione cioè del principio formulato dal filosofo Wilhelm Wundt, secondo il quale le azioni umane possono riuscire a fini diversi da quelli che sono perseguiti dal soggetto che compie l’azione.
La scoperta in fondo che la vita può essere ancora la più forte, fatta com'è di 'onde', fisiche come quelle del mare o invisibili come quelle della radio, ma che, metaforicamente, ci dicono come da un punto qualunque dello spazio e del tempo della vita può partire un segnale di riscatto e che questo segnale può diffondersi ed essere recepito.
Uno spettacolo, abbiamo detto, che organizza il suo transito drammaturgico in una triangolazione di luoghi scenici, che sono ciascuno un significante metaforico, tra la musica di Luca “Sgamas” Guiducci, che è anche l'autore di una drammaturgia di buona fattezza, anch'essa perigliosamente navigante sulle onde della vita, la narrazione di Luca Patanè che è anche il regista e che mescola con qualità di azione, mimica e movimenti, ed infine la cosiddetta 'divulgazione' del terzo angolo di questo isoscele occupato con eleganza da Sara Zambotti, nota conduttrice dello spettacolo ovviamente radiofonico “Caterpillar”.
L'insieme è piacevole e l'esito complessivamente attrattivo, andando oltre la semplicità della sintassi narrativa, non priva di ironia e spunti comici, per dare un quadro della Storia di questo paese complicato in cui le 'persone' potrebbero forse contare ancora qualcosa.
In una calda serata di luglio, in Piazzetta San Matteo a Genova, a chiusura della prima parte del Festival. Convinti gli applausi.
IO E MARCONI. Spettacolo di onde, musica e parole di Luca “Sgamas” Guiducci, con la collaborazione di Sara Zambotti, regia Francesco Patanè, con Francesco Patanè, Sara Zambotti, Luca “Sgamas” Guiducci, produzione Centro Studi Musicali Torre In Pietra