Il Teatro della Cooperativa di Milano presenta gli spettacoli in scena
29 gennaio | 8 febbraio
OUT OF THE BLUE
prima nazionale
scritto e diretto da Chicco Dossi
con Francesco Meola, Diego Pleuteri, Cinzia Tropiano, Simone Tudda
scene e costumi Carlo Sala
disegno luci Davide Villa
movimenti di scena Simone Tudda
produzione Teatro della Cooperativa
Testo vincitore del XXI Premio InediTO – Colline di Torino
Menzione speciale al V Premio Drammaturgico Carlo Annoni
INSERITO IN INVITO A TEATRO
Dal 29 gennaio all’8 febbraio il Teatro della Cooperativa presenta in prima nazionale la seconda produzione firmata e diretta da Chicco Dossi, Out of the blue, con un giovane cast composto da Francesco Meola, Diego Pleuteri, Cinzia Tropiano e Simone Tudda.
Il racconto è ambientato in un appartamento, in cui due coppie vivono a vent’anni di distanza l’una dall’altra. Tutti vedranno detonate le proprie certezze, la propria normalità di fronte a due malattie che li costringono a fare i conti con sé stessi, con il proprio partner, con il proprio mondo.
Spesso, riferendosi alla corrente emergenza sanitaria, si sente parlare di pandemia globale. Un’espressione ridondante, dal momento che ogni pandemia (dal greco pandèmios - di tutto il popolo) dovrebbe essere per definizione globale. Un fondo di verità in questo lapsus, tuttavia, c’è.
Se confrontata con l’altra grande pandemia dell’età contemporanea e tutt’ora in corso – quella da AIDS – si scorge una differenza sostanziale: il covid-19 influenza tutti, senza distinzione. Se vivi negli anni ‘20 del XXI secolo sul pianeta Terra, la tua vita è in qualche modo trasformata da questa epidemia.
Lo stesso non si può dire della sindrome da immunodeficienza acquisita.
Un appartamento. Due coppie che lo abitano a vent’anni di distanza. Marcello e David nel 2020, Camilla e Thibaut nel 2000.
Dal momento in cui entrano per la prima volta, se non indicato diversamente, i personaggi sono simultaneamente sempre in scena. Non possono, ovviamente, toccarsi o interagire, ma i personaggi, anche quando i riflettori non sono puntati su di loro, continuano a vivere il loro tempo e i gesti, gli sguardi, gli echi di ciò che dicono e fanno, talvolta, possono riverberare attraverso le dimensioni.
Diversi elementi scenici (il divano, il frigorifero, il piano cottura…) si trascinano nel corso del tempo: lì erano all’inizio del millennio e lì restano vent’anni dopo. Altri, come il computer di David, anche solo per semplici motivi di anacronismo o di continuità, appartengono soltanto a uno dei due squarci temporali, nonostante nella messa in scena ci possano apparire come sempre presenti.
La qualità più importante è l’olografia: come le stampe lenticolari, quelle che mostrano un’immagine diversa a seconda dell’angolo da cui sono guardate, allo stesso modo le transizioni tra i due periodi dovrebbero dare quell’idea, l’idea di una variazione su uno stesso tema.
ORARI REPLICHE mar - mer - ven - sab 20 | gio 19:30 | dom 17
EVENTO SPECIALE
9 febbraio
IL PARASSITA
Ovvero come sfruttare il lavoro degli altri
di Associazione Teatribu
produzione Teatro della Cooperativa
Torna per un evento speciale domenica 9 febbraio Il parassita, lo spettacolo di improvvisazione teatrale dell’Associazione Teatribù.
Il parassita usa il suo ospite. Il parassita vive meno del suo ospite. Il parassita si relaziona con un solo ospite per volta e se ne nutre. Lo sfrutta. Ne fa casa e cibo. Ne fa ricovero e dispensa. Il parassita ha necessità del suo ospite e al contempo lo spolpa.
Anche gli attori-improvvisatori di Teatribù fanno questo e come perfetti parassiti si nutriranno della scenografia, del progetto luci e dei suoni di uno spettacolo già esistente, quello che trova nel teatro che li ospita, per dare vita a uno spettacolo di improvvisazione teatrale, che nasce al momento, seguendo le indicazioni e i suggerimenti del pubblico e quindi una scena di un interno dei primi del ‘900 può diventare uno studio fotografico a New York negli anni ‘90; una serie di veli di uno spettacolo di teatro danza può essere il purgatorio o l’anticamera di una casa d’appuntamenti.
ORARI SPETTACOLI
domenica 9 febbraio ore 17:00 (a giugno ore 20:00)
BIGLIETTI EVENTO SPECIALE
IL PARASSITA – biglietto unico 12 €
13 | 23 febbraio
QUELLA VOLTA CHE MIA ZIA FECE SCAPPARE MATTEOTTI
prima nazionale
uno spettacolo di e con Walter Leonardi
assistente alla regia Luisa Bigiarini
collaborano al progetto Paola Tintinelli e Paolo Trotti
musiche originali Walter Leonardi, Tommaso Ferrarese, Flavio Pirini
video mapping Valeria Testa
regia Walter Leonardi
produzione Teatro della Cooperativa
si ringrazia buster, Compagnia Teatrale Favola Folle, Olinda
Per il filrouge dedicato al comico, torna sul palco di via Hermada un artista caro al Teatro della Cooperativa, Walter Leonardi, con la nuova produzione Quella volta che mia zia fece scappare Matteotti in prima nazionale dal 13 al 23 febbraio.
Uno spettacolo senza niente.
In questo spettacolo non c’è niente.
Non c’è un eroe, non ci sono comprimari, non c’è nessun drago da sconfiggere o principessa da salvare, nessun allontanamento da casa né in particolar modo nessuna crescita del protagonista. Non c’è nemmeno un inizio e nemmeno una fine, perché in pratica è già tutto iniziato e tutto finito quello che si racconta.
Non esiste un’ipotesi, in questo spettacolo. Nemmeno una tesi. È un po’ così, appunto, come è così la Storia. Accade e basta.
Ci sono solo ricordi, ironia ed emozioni.
Insomma: c’è la vita, la mia (cit.).
Che poi non è molto diversa da quella di altri abitanti di questo mondo.
C’è però una Sinossi:
Tre racconti, tre racconti e mezzo circa, dall’inizio del ‘900 a oggi.
La mia storia e quella della mia famiglia che si “appoggia” alla Storia del nostro Paese.
C’è anche una trama ma senza troppi spoiler:
Matteotti, Moro, Pasolini, il Muro di Berlino, il G8 di Genova stanno in sottofondo alle vicende della zia Idia e dello zio Sile.
Della nonna Bellina e del nonno Fortunato.
Di mamma Arnalda e di papà Ennio-Enrico.
Di me adolescente e adulto (per modo di dire).
La storia della miseria contadina e del fascismo di provincia della mia famiglia nata, in parte nel Polesine e in parte nel novarese, nei primi del ‘900.
Di Milano, nonno Fortunato e i lampioni in piazza del Duomo.
L’incontro tra mamma Arnalda e papà Ennio-Enrico.
Di quanto può essere potente un abbraccio da far sparire la Strategia della Tensione.
Di un gruppo musicale di amici, di un amore e dell’impegno politico disimpegnato.
Del G8 di Genova e di una cena nell’entroterra.
Di Ninetto Davoli che dice “Pier Paolo”.
Della zia Idia e la nonna Bellina che salutano Matteotti.
Tutto questo è il mio personalissimo modo di dire: “Viva l’Italia antifascista!”, che, a distanza di 100 anni dalla nascita di mamma Arnalda e papà Ennio-Enrico, purtroppo sento ancora il bisogno di urlarlo, non solo alla Scala di Milano, ma in tutto il “globo terracqueo”.
Due ragioni del come mai racconto questa storia:
Quando ho letto la prima volta questa storia a Paolo Trotti, lui, Paolo Trotti, mi ha chiesto: “Perché racconti questa storia?”
Poi l’ho letta a Renato Sarti, che è il produttore di questo spettacolo, lui, Renato Sarti, mi ha chiesto: “Perché racconti questa storia?”
E io a loro due, a Paolo Trotti e a Renato Sarti, ho detto: “Boh!”.
Poi c’ho pensato a perché racconto questa storia e mi sono venute in mente due ragioni.
La prima:
Una volta che ero a Milano, alla Vineria della Bovisa, sotto casa mia, a prendere un bicchiere di vino e ho sentito un ragazzo che diceva: “… dobbiamo rassegnarci, noi in Italia siamo un popolo di fascisti” e una ragazza, che era al tavolo assieme a lui e ad altri, gli ha detto: “Ma io non sono fascista” e a me è venuta voglia di dire: “Ma neanche io sono fascista!”, e gliel’ho detto.
Perché io non sono fascista e nemmeno la ragazza, che era al tavolino con il ragazzo che diceva che in Italia siamo un popolo di fascisti, era fascista. E secondo me nemmeno il ragazzo che diceva che noi in Italia siamo un popolo di fascisti era fascista. Per cui eravamo già in tre a non essere fascisti e poi ho chiesto un po’ in giro e nessuno, per esempio dei miei amici, era fascista.
Matteotti non era fascista, nemmeno Pasolini, e neanche Moro, pur essendo di centro destra, era fascista. E la maggior parte delle persone al G8 di Genova non era fascista.
E allora ho detto, ma vuoi vedere che questa storia qua che in Italia siamo un popolo di fascisti è falsa?
Vuoi vedere che ce lo hanno fatto credere e ce lo vogliono far credere anche oggi?
E viste le ultime tendenze in un po’ tutto il mondo, non è che per una serie di ragioni che muovono il mondo va anche un po’ di moda essere fascista oggi? Come negli anni ‘70 era un po’ di moda essere comunista?
Ecco, forse per questo racconto questa storia, per dire che forse non siamo fascisti, ma ce lo fanno credere.
Seconda ragione per cui racconto questa storia:
Alle soglie del mio 6° decennio di vita, ho avuto l’urgenza di chiedermi chi sono, chi sono stato e da dove vengo. Da un paio di anni, insieme a una professionista della psiche (leggi psicologa), mi chiedo questa cosa.
Nonostante l’impegno la domanda resta sempre irrisolta, forse perché non mi è possibile trovare una risposta soddisfacente. Ma fare un riassunto di quale sia stata la mia storia, da dove arrivo e quali sono le mie radici famigliari e culturali, mi aiuta almeno a chiarirmi quello che non sono.
Walter Leonardi
27 febbraio | 2 marzo
GINO BARTALI, EROE SILENZIOSO
tratto da La corsa giusta di Antonio Ferrara
di e con Federica Molteni
regia Carmen Pellegrinelli
produzione Luna e GNAC Teatro
Il bene si fa, ma non si dice.
E certe medaglie si appendono all'anima,
non alla giacca.
Gino Bartali
Dopo più di 300 repliche in Italia e all’estero Gino Bartali, eroe silenzioso sarà in scena al Teatro della Cooperativa di Milano dal 27 febbraio al 2 marzo.
Lo spettacolo, interpretato da Federica Molteni e diretto da Carmen Pellegrinelli, ripercorre la vicenda umana e sportiva di Gino Bartali, uno dei più grandi campioni del ciclismo italiano. Il monologo, tratto da La corsa giusta di Antonio Ferrara, restituisce la complessità di un uomo, che, tra sport e silenziosa ribellione al fascismo, ha testimoniato come il bene possa essere compiuto con umiltà e coraggio.
La storia di Gino Bartali è una storia sconvolgente. Perché è una storia personale che lui, campione sportivo e personaggio pubblico, non ha mai voluto raccontare. Neppure alla sua famiglia. Uomo cattolico e praticante, terziario carmelitano e devoto alla Madonna, ma anche burbero toscanaccio. Così lo ricordano in tanti.
Solo al termine della sua vita ha affidato, come un testamento morale, la sua storia nascosta. L’ha raccontata al figlio Andrea, perché ne custodisse la memoria e la rendesse visibile. Così, dopo 80 anni, ora il mondo sa che Gino Bartali ha nascosto una famiglia intera di ebrei perseguitati nella sua cantina, e ha fatto parte di una rete clandestina che ha salvato più di 800 persone. Una storia che Bartali ha sempre tenuto nascosta, perchè “il bene lo si deve fare ma non lo si deve dire, che se lo dici si sciupa”.
Federica Molteni
Gino Bartali, eroe silenzioso è un caso teatrale: ha incantato più di 30.000 spettatori, partecipando a festival prestigiosi come il Festival Internazionale di Narrazione di Arzo in Svizzera, il Festival Segni d’Infanzia di Mantova, Primavera dei Teatri di Castrovillari ed è inoltre stato inserito all’interno di numerose rassegne promosse dagli Istituti Italiani di Cultura all’estero, in Francia, in Austria e in Svizzera. Un esempio straordinario di teatro indipendente capace di toccare corde profonde con temi universali quali il coraggio, la giustizia e la solidarietà.
Uno spettacolo riuscito in cui la narrazione di Federica Molteni risulta particolarmente convincente, perchè sostenuta da chiare tecniche attoriali capaci di mettere in gioco la corporeità con attenzione precisa (nel “prosciugamento”, voluto e necessario, delle azioni), e di conferire al tutto un ritmo fluido e sempre ben misurato. Spicca, ed è centrale, la ferma “mano” registica (la, come sempre, brava Carmen Pellegrinelli) capace di dare forma efficace all’azione complessiva attraverso una cura rigorosa dei dettagli recitativi e della composizione scenica.
Premio Experimenta 2018 – Motivazioni della Giuria
Luna e GNAC Teatro è una compagnia teatrale di Bergamo fondata nel 2008 da Michele Eynard, attore, regista e fumettista, e Federica Molteni, attrice, formatrice teatrale ed esperta di letteratura per l’infanzia. Alla formazione iniziale si aggiunge poi Carmen Pellegrinelli, regista e drammaturga, che ha portato la compagnia verso una nuova drammaturgia e l’impegno civile. Il nome del nucleo artistico, Luna e GNAC, preso in prestito da un racconto di Italo Calvino, riassume la caratteristica dominante del progetto: la tensione verso un’elevazione poetica e il brusco ritorno coi piedi per terra, nel piatto, banale e assordante quotidiano. Il contrasto tra questi due universi antitetici e ugualmente necessari è terreno di ricerca della compagnia.
www.lunaegnac.com –
TEATRO DELLA COOPERATIVA
via privata Hermada 8 – Milano – info e prenotazioni - Tel. 02 6420761
BIGLIETTERIA
da martedì a venerdì 15.00 – 19.00
sabato 18.00 – 20.00 (nei giorni di replica)
domenica 15.00 – 16.30 (nei giorni di replica)
Il ritiro dei biglietti potrà essere effettuato fino a 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.
I biglietti sono acquistabili anche online sul circuito Vivaticket.
ORARI SPETTACOLI
(salvo diverse indicazioni)
martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 20:00
giovedì ore 19:30
domenica ore 17:00 (a giugno ore 20:00)
lunedì riposo
BIGLIETTI
intero 18 € - riduzioni convenzionati 15 € - under 27 10 € - over 65 9 €
giovedì biglietto unico 10 €
diritto di prenotazione 1 € (non applicato agli abbonamenti e ai biglietti acquistati online)