Oltre ad essere il mese della primavera, dei fiori, del caldo e delle allergie maggio sembra essere diventato anche il mese delle svendite per i teatri italiani. L'aria dei saldi è cominciata prima nel panorama teatrale e due sono i teatri protagonisti di questa caccia agli acquirenti: il Teatro Valle di Roma e il Teatro Comunale di Firenze
Per entrambi non sembrano esserci buone offerte e immediate risoluzioni, ma vediamo di esporre i fatti. «Lasciati soli», questo il commiato degli attori del teatro romano letto alla fine dell'ultima rappresentazione della stagione programmata dall'abolito Ente Teatrale Italiano. Giovedì 12 maggio il Valle ha infatti chiuso i battenti in attesa di un possibile acquirente che lo risollevi dall'abisso in cui è caduto. Dino Gasperini, assessore alle Politiche Culturali del comune, così cerca di placare la situazione: «Stiamo concludendo l'acquisizione dal Ministero. [...] Per la gestione defintiva del Valle servirà un bando». Qualcosa quindi si sta già muovendo, ma i sei mesi previsti per concludere la gara e completare l'affidamento del teatro potrebbero precludere la programmazione della nuova stagione 2011/2012, ancora inesistente, e causare un danno d'immagine e soprattutto d'occupazione al teatro già in difficoltà. Fortunatamente un valido aiuto sembra arrivare dal Teatro di Roma a cui ci si è rivolti per un provvisorio affidamento: «Noi in effetti abbiamo ancora al vaglio – dice il presidente dello stabile romano, Franco Scaglia – una consistente mole di spettacoli che si candidano all'India e la specificità di vari lavori potrebbe far leva su risorse spendibili al Valle per il periodo utile alla messa a punto del bando». Teatri che vanno in soccorso di altri teatri quindi, un esempio di solidarietà tra "colleghi" per non cadere nel sempre più comune destino dei teatri: la chiusura. Al contrario, nessun aiuto in vista per il Teatro Comunale di Firenze, che dopo due bandi ancora non ha trovato un possibile acquirente. Ad una prima stima l'edificio era stato valutato 44 milioni di euro, ma dopo il primo bando deserto il prezzo era sceso a 35 milioni e 600 mila euro, non trovando anche per il secondo bando alcun compratore. Da qui la scelta di Palazzo Vecchio di optare per una trattativa diretta e una negoziazione privata, senza porre alcuna base minima di prezzo per l'asta. Si tratta insomma di una vera e propria svendita a cui si oppone il consigliere comunale Marco Stella che chiede di «dare indicazioni alla Commissione valutazioni immobiliari di non ritenere congrue offerte sotto i 35 milioni». Ma quanto può valere quindi un teatro? Che prezzo ha la cultura per gli imprenditori di oggi? Visti i precedenti molto poco. In base alla situazione attuale sembra che non valga la pena di investire nell'azienda-teatro: il rischio è alto e i problemi di bilancio e occupazione sono considerati insormontabili. E' tempo di rinnovamento, è tempo di far rinascere i teatri italiani e per farlo ci vogliono idee nuove e acquirenti disposti a spendere per un ideale. Forse è un'utopia ma, per concludere con le parole di Stella, «il patrimonio non deve essere svenduto».
Teatri in vendita
- Scritto da Selene Venticinque
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