Il monologo interpretato con forza e bravura da Giulia Vania, racconta alcuni momenti della vita di Albino Calletti, Capitan Bruno. Il racconto viene narrato con lo sguardo ironico e surreale del mondo infantile come se Albino non fosse mai cresciuto,
o come se avesse conservato il fanciullino dentro di sé. Uno sguardo necessario per sopravvivere ai soprusi alle angherie, agli orrori della dittatura e della guerra. In scena ruote di biciclette appese ai fili della memoria. Per non dimenticare, per portare alle nuove generazioni il racconto di chi ha sacrificato tutto in nome della libertà. Albino, nome di battaglia “Capitan Bruno”, è uno degli esempi di come la sua non fosse soltanto una necessità dettata dalla situazione, ma una vera e propria missione, un senso enorme di responsabilità non solo per i suoi cari, ma anche e soprattutto per i compagni. Il monologo sottolinea il fatto che spesso questi ragazzi non avevano alcuna preparazione politica, erano antifascisti d’istinto, ma esisteva anche un sostrato culturale sociale e civico che li spingeva a non abbandonare la lotta, a non disertare. Albino sin da giovanissimo manifesta una grande passione politica che lo spinge a non cedere mai, la sua storia è ricca di avvenimenti nel breve giro di anni: il gruppo giovanile socialista di Castelletto sopra Ticino, il carcere, San Vittore, Regina Coeli, Forte Urbano di Castelfranco Emilia, la guerra in Russia, le montagne dei partigiani per tornare disperatamente e finalmente a casa. Il flusso di scrittura in alcuni momenti appare debole rispetto alla forza del personaggio e ai fatti narrati. Ma questa è una problematica che si presenta ogni qualvolta la scrittura ha il compito di raccontare gli orrori. Quale stile? Quali strutture linguistiche? Quali forme possono accompagnare un contenuto così denso e carico di eventi drammaticamente realmente accaduti? Compito del drammaturgo è proprio questo, cercare una forma che dia forza alla narrazione. La regia di Giacomo Ferraù è dinamica e ricca di idee. Giulia Viana molto espressiva, in grado di farci vedere tutte le tappe della vita, la fanciullezza, la gioventù la vecchiaia, i personaggi scorrono come se in scena ci fosse un coro di persone; nel 2021 le è stato giustamente assegnato il Premio Mariangela Melato come miglior attrice emergente. Il merito di questo lavoro consiste proprio nel rendere contemporaneo un fatto storico. Entrare nella storia, anche solo attraverso la narrazione di una sola persona, ci permette di entrare in un tempo che non è solo passato, ma presente partecipato. “Libertà è partecipazione”.
Produzione ECO DI FONDO
vincitore premio A.N.P.I. cultura Ovest Ticino 2008
vincitore premio Riccardo Pradella 2014
GIULIA VIANA vince
Milano, Campo Teatrale, 17 novembre 2024
Foto Davide Gneri