Uno spettacolo che commuove, che ammalia, sin dalle prime battute, con un allestimento di ottima fattura dove si muovono quattro eccellenti professionisti che propongono una storia davvero intrigante, misteriosa, senza tempo. Stiamo parlando di
“Un Sogno a Istanbul”, rilettura drammaturgica di Alberto Bassetti del romanzo “La cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz, atto unico, di circa 90 minuti, proposto da La Contrada Teatro Stabile di Trieste/Arca Azzurra, dal 26 novembre all’1 dicembre al Teatro Brancati di Catania, nell’odierna stagione di prosa.
La pièce è una Ballata per tre uomini ed una donna, una forma unica nel suo genere, con canzoni che rendono il racconto estremamente coinvolgente ed è diretta, in modo scorrevole ed intrigante, da Alessio Pizzech. In circa 90 minuti intensi, cattura l’attenzione dello spettatore, grazie soprattutto ad una storia piena di fascino e dai mille risvolti con quattro interpreti davvero ineccepibili e grazie ad un allestimento efficace, che crea suggestioni, con l’impianto scenografico (una parete di fondo fredda e piena di crepe, simbolo del dolore e dell’instabilità della vita), i costumi di Andrea Stanisci, il disegno luci di Eva Bruno e le musiche e le canzoni originali cantate dal vivo da Mario Incudine.
“Un sogno a Istanbul” si rivela, dall’inizio alla fine, un lavoro di forti emozioni, una grande storia d’amore, di popoli diversi e sentimenti comuni, una lezione di vita, oltre che una sfida per l’autore, gli attori e la produzione ed una occasione per il pubblico per poter riflettere su tematiche di stringente attualità. Un testo, uno spettacolo, che attraversa il tempo, che tocca luoghi ed anime, che parla di amore, di incontri, di sensazioni e rimpianti, di tristezza e malinconia, di guerra e di morte. Tutto seguendo l’amore travolgente e tragico, tra Max e Maša, in un’Europa devastata dalla guerra dei Balcani. Attraverso le musiche, le canzoni di Mario Incudine, eseguite dal vivo, che creano le atmosfere e i tempi del racconto, il pubblico si ritrova coinvolto nella storia d’amore tra l’ingegnere austriaco Maximilian von Altenberg, con un padre che ha combattuto i partigiani e Maša, una musulmana figlia di partigiano, "occhio tartaro e femori lunghi”, vedova, selvaggia e bellissima.
Si parte dal loro incontro a Sarajevo dove Max viene mandato per un sopralluogo nell’inverno del ’97 e si continua descrivendo i risvolti di una passione misteriosa, magica e soprattutto di un destino che prima li coinvolge e li infiamma e poi li allontana. Maša ha amato prima di Max altri uomini, come il rude Vuk, ucciso in guerra e il professore di fisica Dusko, dal quale ha avuto due bellissime figlie
La vicenda vede poi il distacco, il ritorno in patria di Max, l'attesa di un nuovo incontro, ma prima di ritrovare Maša passeranno tre anni (i tre anni fatidici di cui parlava “La gialla cotogna di Istanbul”, la straziante canzone d’amore che Maša cantava a Max). Quando poi i due si ritrovano, ecco un nuovo e terribile gioco del destino: Maša è malata ed anche se la passione tra i due è forte e si accende, si arriva al tragico epilogo della morte di Maša che porterà poi Max nei luoghi magici della donna, in un sorta di viaggio che è rito e resurrezione.
In scena per tutta la durata della pièce, con le emozionanti canzoni di Mario Incudine che legano i vari momenti della storia tra Max e Maša, tra la neve che cade, i baci e gli abbracci, il ballo ed il sirtaki, incantano e strappano gli applausi del pubblico una ammaliante e completa Maddalena Crippa, autentica signora del palcoscenico, che da voce e corpo alla determinata, sofferta ed elegante Maša, accompagnata dal passionale e rigoroso Maximilian Nisi nei panni di Max, da un convincente Adriano Giraldi (il professore di Fisica Dusko) e dal polistrumentista ed autore delle strazianti musiche Mario Incudine.
“Un sogno a Istanbul” è sicuramente un lavoro da vedere, per la sua raffinatezza, per quel misto di consapevolezza, di malinconia ed estrema dolcezza e che pur narrando di un amore intenso e sfortunato, alla fine, tra gli applausi convinti e reiterati del pubblico, consegna un messaggio di speranza per un futuro migliore, a condizione di imparare qualcosa dal passato, cercando di migliorare, di rendere più umano, un mondo oggi avvilito da guerre, incomprensioni e meschinità. Uno spettacolo che riconcilia col teatro d’autore e delle emozioni forti, che permette di ascoltare una storia fuori dal comune, per riflettere sul presente, sul passato e sul futuro, in un momento difficile, di conflitti ed insofferenze, in cui c'è davvero poco spazio per ascoltare gli altri e per ascoltare e comprendere i nostri silenzi, i nostri dubbi e le nostre paure.
Un Sogno a Istanbul
Testo di Alberto Bassetti,
liberamente tratto da "La cotogna di Istanbul" di Paolo Rumiz
con Maddalena Crippa, Maximilian Nisi, Mario Incudine e Adriano Giraldi
Regia di Alessio Pizzech
Scene e costumi di Andrea Stanisci
Musiche originali eseguite dal vivo da Mario Incudine
Luci di Eva Bruno
Produzione La Contrada Teatro Stabile di Trieste/ Arca Azzurra
Stagione Teatro Brancati di Catania - 26 novembre-1 dicembre 2024
Foto: Barbara Rigon