“Extra moenia”, l’ultimo spettacolo di Emma Dante, che ha debuttato in prima nazionale il 22 novembre scorso nella Sala Grande del Teatro Biondo di Palermo, è un lavoro in cui, semmai ce ne fosse ancora bisogno, viene ripercorsa e ribadita tutta
la potenza immaginifica e costruttiva della sua ispirazione artistica. Tutta, veramente tutta. Per chi ha seguito gli ultimi vent’anni del percorso di questa regista palermitana, oggi cinquantasettenne, ogni colore, risata, eco dialettale, ogni accenno di danza, salto, corsa, ogni schiera, ogni immagine, ogni parola, sospiro, dialogo, ogni pensiero di tenerezza o rabbia, ogni virgola, ma veramente ogni virgola, di questo lavoro richiama qualche altro episodio di questa straordinaria avventura teatrale. Tuttavia il portato emotivo di questo spettacolo, seppur sembra rivelare una relazione col mondo meno tragica e tagliente e più serena e pacificata, resta importante, non banale e appare legato piuttosto a una precisa urgenza di presa di posizione politica. Non c’è insomma una drammaturgia ben definita in questo lavoro (e questa è la sua oggettiva, maggiore, fragilità), ma c’è il tentativo di riannodare in scena i fili di una mimesi artistica che trova solo al di fuori della concretezza del potere della città (extra moenia, appunto), quella umana autenticità di cui l’arte si nutre e senza la quale deperisce e muore. Perché soffermarci tanto sulla politicità di questo spettacolo? Perché questo atteggiamento di consapevolezza critica e politica diventa questa volta anche soggetto esplicito dello spettacolo. E non tanto perché si parte con un chiarissimo e festoso “Bella ciao”, quanto perché sono attraversati, uno per uno, tutti i temi della dialettica politica contemporanea: dalla lotta al razzismo e dall’accoglienza dei migranti alla povertà e alla ricerca di una casa dignitosa, dal sessismo e dalla violenza sulle donne alla ricerca della piena parità di genere, dall’ossessione dei divieti, che si estendono compulsivamente a ogni attività umana, alla crescente minaccia dell’inquinamento. Tutte tematiche che non sono proposte e intrecciate come motivi di un’unica azione teatrale, ma si susseguono come i mattoni di una luminosa costruzione fatta di vite diverse e inusitate, di storie di dolore e di disprezzo, di emozioni e di fantasmi infine che, come si è detto, la città nella sua ferrea struttura di potere tende a lasciar fuori dalle mura e ritornano, invece, alla luce della consapevolezza politica. In questo senso alcuni segmenti dello spettacolo, seppur senza quella sana cattiveria a cui la Dante ha abituato negli anni il suo pubblico, appaiono notevoli per emozione, divertimento, raffinatezza di costruzione e ritmo, comprensione profonda della realtà. Tra tutti la recitazione straziata e densa di senso dell’Inno alla carità della prima Lettera ai Corinzi di San Paolo da parte di una donna (la bravissima Leonarda Saffi), subito dopo aver subito uno stupro da parte di un manipolo di soldati, è veramente una vetta di poesia teatrale e segna una possibile nuova apertura nel rapporto con la realtà e nella ricerca di questa artista. In scena, a lavorare coralmente, ci sono: Verdy Antsiou, Roberto Burgio, Italia Carroccio, Adriano Di Carlo, Angelica Di Pace, Silvia Giuffrè, Gabriele Greco, Francesca Laviosa, David Leone, Giuseppe Marino, Giuditta Perriera, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino.
Paolo Randazzo
Extra Moenia
Palermo, Teatro Biondo, Sala Grande, dal 22 novembre al 1 dicembre 2024, prima nazionale.
Uno spettacolo di Emma Dante, con Verdy Antsiou, Roberto Burgio, Italia Carroccio, Adriano Di Carlo, Angelica Di Pace, Silvia Giuffrè, Gabriele Greco, Francesca Laviosa, David Leone, Giuseppe Marino, Giuditta Perriera, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino. Luci di Luigi Biondi. Assistente ai movimenti Davide Celona. Assistente di produzione Daniela Gusmano. Produzione Teatro Biondo Palermo, in coproduzione con Atto Unico – Carnezzeria, in collaborazione con Sud Costa Occidentale. Coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma.
Foto Rosellina Garbo.