Confrontarsi con Eleonora Duse, l'attrice 'divina', vuol dire confrontarsi con l'intera storia del Teatro, non solo italiano e non solo della sua epoca del 'cambiamento' a cavallo tra '800 e '900, ma soprattutto non solo con l'arte della recitazione poiché
nell'essere attrice della Duse precipitava uno sguardo quasi totalizzante e omnicomprensivo dell'essere e del fare teatro, ivi compresa, ed è l'aspetto più moderno ma anche il meno sottolineato, la manipolazione drammaturgica del testo oltre la vecchia attitudine del cosiddetto 'Grande Attore', fino a sconfinare in quella che sarà la regia interpretativa che avrà grande fortuna negli anni successivi.
Eleonora Duse infatti, oltre ad esercitare un capocomicato sempre attento alla 'economia' (nel senso più ampio possibile) delle sue produzioni sceniche, fu capace, come scrissi in un mio saggio di qualche anno fa, di prendere in mano il 'mestiere' dell'attore avendo sin dal principio l'ambizione di trasformarlo in 'arte', in una sorta di 'combattimento' con il teatro di allora che man mano la consumò.
È stata dunque coraggiosa Elisabetta Pozzi, insieme agli allievi del corso di alto perfezionamento della scuola “Mariangela Melato” del Teatro Nazionale di Genova di cui è direttrice, a prendersi per così dire la responsabilità di affrontare questo poliedrico monumento della storia teatrale italiana con uno sguardo il più 'integrale' e 'integrato' possibile.
Lo ha fatto mettendo pirandellianamente in scena la narrazione di lei dentro le prove di un suo famoso, anche se a quanto si sa il meno amato, spettacolo, appunto la “Adriana Lecouvreur” di Eugene Scribe e Ernest Legouvé nella versione rappresentata a Parigi nel 1893.
La stessa Elisabetta Pozzi 'è' quella narrazione, comparendo, spesso in controscena come mirabilmente amava fare la Duse stessa, e scomparendo come un fantasma dalla scena, essendone insieme lontana (non amava partecipare alle prove) e presentissima poiché comunque era sua la mano che quelle prove muoveva e determinava.
Così, tra l'altro, cercando di superare, trasfigurandolo e surrogandolo, il confine invalicabile che ci si trova di fronte quando si cerca la 'storia' di un attore del passato, cioè la sua assenza, qui accentuata dal fatto che della voce della Duse non esistono (solo le immagini di un vecchio film muto) registrazioni che ce la trasmettano.
È dunque Elisabetta Pozzi non Eleonora Duse colei che transita sul palcoscenico cercando di intercettare e portare sulla scena quello che della Duse ci è restato, copioni annotati o lettere e stinte fotografie, anche se talora una più che giustificabile ambizione di identificarsi (doppia in quanto anche la Lecouvreur era attrice) sembra prevalere ad una più corretta, e doverosamente dovuta, distanza critica. Forse però nella interpretazione scenica di Elisabetta Pozzi non poteva palesarsi di più quella intuita 'cattiveria' che la Duse utilizzava per vincere la sua resistenza al teatro e che così lei stessa descrisse in una lettera a Lugné-Poe del 1904:
<<Je déteste... / Je... dé...tes...te... / et maudis la vie de théàtre chaque jour de ma vie.>>
Lo spettacolo dunque, ed è giusto che sia così, non è tanto un omaggio alla 'Divina' a cento anni dalla sua drammatica morte, quasi molierianamente da 'palcoscenico', quanto una ricerca di ciò che la sua arte scenica ci ha lasciato e con quanto di essa possiamo ancora (uomini e donne di teatro e anche spettatori) 'istruirci'.
Qualcosa di più di uno spettacolo di fine corso e qualcosa di meno di una drammaturgia veramente 'originale', comunque un compito di laurea difficile ma molto gradevolmente portato a compimento sia, come già detto, dalla Pozzi drammaturga e regista coadiuvata nella scrittura da Francesco Biagetti (anch'esso in palcoscenico nella parte dell'ironico doppio Direttore di scena “Mazzanti/Michonnet”), sia da tutti gli allievi del “Master” della scuola di recitazione che hanno dimostrato una già buona, anche se ancora un po' accademica, maturità nella dizione e nella forza della voce che, giustamente non microfonata, era chiaramente 'udibile' in ogni sua inflessione nell'intera sala.
Coerente anche nella mimica e nella prossemica l'esito di questi giovani attori, pronti ormai a mettersi alla prova nella navigazione del grande oceano del teatro e alla fine tutti meritevoli del diploma loro consegnato a fine spettacolo.
Riguardo a quest'ultimo aspetto, poi, va detto che i movimenti scenici curati dalla maestra di danza Claudia Monti hanno molto ben contribuito a mostrare la poesia che Eleonora Duse cercava e trovava nel complessivo gesto scenico. In particolare è risultato assai efficace l'effetto straniante dello speculare sdoppiamento del gesto (tra la Pozzi/Duse fuori scena e la sua mimica immagine recitativa) che ha segnato un momento topico dell'intero spettacolo.
Una produzione dunque ben curata nelle luci, nei costumi e nella scenografia che in un certo senso integra le iniziative del Teatro Nazionale di Genova a commemorazione di questo centenario, che ha visto anche una bella mostra del materiale relativo ad Eleonora Duse custodito dal “Museo Biblioteca dell'Attore” della nostra città.
Al teatro Gustavo Modena (come noto dedicato ad uno dei Grandi Attori del nostro ottocento) con un pubblico che ha applaudito con convinzione tutti i protagonisti, diplomati e non. Dal 17 al 22 dicembre.
“CHI HA UCCISO ADRIANA LECOUVREUR?”, drammaturgia Elisabetta Pozzi e Francesco Biagetti, regia Elisabetta Pozzi, con gli allievi del Master della Scuola di Recitazione “Mariangela Melato”, scene e costumi Guido Buganza, musiche Daniele D’Angelo, movimenti a cura di Claudia Monti, assistente alla regia Francesco Biagetti, produzione Teatro Nazionale di Genova.
PERSONAGGI E INTERPRETI: L’OMBRA DI ELEONORA Elisabetta Pozzi, e in ordine alfabetico ETTORE MAZZANTI/ MICHONNET Francesco Biagetti, OLGA RESEVIC SIGNORELLI Anna Bodnarchuk, ENIF ROBERT / ATENAIDE e MAD.LLE DANGEVILLE Nicoletta Cifariello, BERTRAMO IL SUGGERITORE Lorenzo Crovo, EMILIA VARINI / ABATE DI CHAZEUIL Bianca Mei, CARLO ROSASPINA / MAURIZIO DI SASSONIA e POISSON Davide Niccolini, GIUSEPPE MASI / QUINAULT e MARCHESA Adriano Paschitto, LUIGI RASI / PRINCIPE DI BOUILLON Alfonso Pedone, ELISA BERTI MASI/ PRINCIPESSA DI BOUILLON Dalila Toscanelli, MARIA O NINA Federica Trovato, CONCIERGE Lorenzo Scarpino, MATILDE TESHER / MAD. LLE JOUVENOT Julia Shapoval