Dopo A casa bambola!, ispirato a Casa di bambola di Henrik Ibsen, la compagnia quotidiana.com – ovvero Paola Vannoni e Roberto Scappin – porta in scena il secondo capitolo del suo progetto 7 note in cerca d’autore (Trilogia sul vedersi vivere),
incentrato sulla molto libera riscrittura dei classici della storia del teatro. Punto di partenza di questa nuova tappa di ricerca artistica è un testo capitale nella drammaturgia novecentesca quale Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, non a caso accolto all’ormai leggendaria prima del 9 maggio 1921 al Teatro Valli di Roma, con urla indignate - «Manicomio! Manicomio!». E proprio quell’espressione indignata è una sorta di leitmotiv del lavoro di Vannoni-Scappin che del dramma pirandelliano mirano ad aggiornare la carica innovativa, sostituendo ai personaggi abbandonati dal proprio insensibile autore due creature generate dall’Intelligenza Artificiale, esito della combinazione – arbitraria? Ovvero aderente a una qualche poetica, benché tutt’altro che tradizionale, come fu per quella sviluppata da Pirandello? – di algoritmi. Ecco, dunque, che in scena agiscono AL e GO, rispettivamente Scappin e Vannoni, l’uno di fronte all’altro, separati da “Nicole”, l’AI rappresentata da un fascio luminoso e ovviamente dotata di voce suadente. Le due creature - come i personaggi del dramma pirandelliano niente affatto passivi bensì dotati di passioni, riflessioni, rivendicazioni molto personali - tentano di affermare la propria personalità e, soprattutto, la propria capacità di autodeterminazione, instaurando una sorta di dialogo/sfida con l’AI, cui è implicitamente attribuito il duplice ruolo dell’autore ma anche del capocomico, entrambi sostanzialmente incapaci di flettere la propria poetica alle legittime rimostranze dei personaggi, desiderosi di essere finalmente il proprio vero sé, ossia, seguendo la nota dicotomia vita/forma introdotta dal filosofo Adriano Tilgher per sintetizzare il pensiero pirandelliano, di liberarsi dalla “forma” in cui la loro vera identità è stata ingabbiata.
Vannoni e Scappin traducono tutto questo – l’aspirazione a essere pienamente quello che si è, lasciandosi andare al fertile e appagante flusso della “vita” – nel loro particolare vocabolario scenico, caratterizzato da una quieta ma ispida surrealtà, capace di sottolineare con piana ma pungente evidenza quelle ataviche contraddizioni e sperequazioni con cui l’umanità pare condannare sé stessa all’infelicità. Dialogando con l’AI e fra di loro, AL e GO indagano sé stessi e cercano impossibili risposte alla propria condizione di creature dotate sì di libero arbitrio e di emozioni e sentimenti, eppure dipendenti dal proprio “autore”, che, nel loro caso, non è neanche più un essere umano bensì un suo surrogato ipertecnologico. Un’artificiosità amplificata per antitesi dalla riproposta a intervalli di brani di una replica dei Sei personaggi in cerca d’autore messa in scena da una compagnia di prosa del secolo scorso, ma, alla fine, non diversa da quella di certa drammaturgia – non solo novecentesca – così come da stili di vita e atteggiamenti propagandati quali gli unici corretti, “giusti”, dalla società contemporanea.
Vannoni e Scappin sanno aggiornare alla nostra contemporaneità la determinante intuizione pirandelliana sulla condizione umana, affidandosi al proprio particolarissimo linguaggio scenico, allergico alla retorica e all’istrionismo e, al contrario, apparentemente “ordinario” ma in verità frutto di acuto e profondo scavo nella realtà tradotto in surreale stupefazione di fronte all’invincibile attrazione umana per l’infelicità…
Ideazione e drammaturgia di Roberto Scappin, Paola Vannoni. Con Roberto Scappin, Paola Vannoni; e con la partecipazione di Cristina Matta e Romano Trerè. Produzione: quotidianacom, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale; con il sostegno di Regione Emilia-Romagna
Visto al Teatro delle Moline di Bologna il 20 dicembre 2024
Foto di Luca Dal Pia