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Trattenendo il respiro forse non si muore annegati nel tempestoso e anche tossico mare delle odierne esistenze, ma non si vive comunque, o meglio si lascia la nostra anima sospesa sul confine tra la vita e la morte indecisa circa il da farsi. In

sostanza sembra poter essere questo l'insegnamento (e il termine, anche se ormai poco utilizzato e compreso, è qui appropriato) di questa drammaturgia della caustica scrittrice, figlia più che cinquantenne della terra dell'humor nero, messa in scena nella bella traduzione di Monica Capuano dalla interessante Compagnia di Reggio Emilia “Ma.Mi.Mò”, un testo composto in epoca Brexit ma oltremodo 'attuale'.
È infatti, e per questo insegnamento ci sembra termine appropriato, una scrittura scenica dal forte afflato etico e in ciò profondamente politico, giocata sul modo spesso contorto con cui quello che è e rimane 'universale' precipita nel nostro 'particolare', trasfigurato però da un contesto sociale ed economico che come una rigida griglia seleziona ciò che possiamo o non possiamo utilizzare e dunque ciò che man mano possiamo o non possiamo 'essere'.
Come dice la saggezza popolare “il diavolo si nasconde nei dettagli” ed in fondo per questo il demonio, lo ricordano Goethe, Faust e Mefistofele, non è così sconosciuto o lontano, ma bensì è solo una possibile o probabile distorsione, improvvisa ma quasi mai inaspettata, nel normale e molto regolato fluire del nostro esserci.
Nel diavolo ci si inciampa dunque, che sia in una moderna discoteca o in un'austera aula di Università, ma quasi sempre basta pagare un piccolo tributo di disonestà o ipocrisia per ritornare a camminare in equilibrio (?). 
Ma se non si vuole comprare o non si vuole vendere....
“Come trattenere il respiro” è un bel testo, organizzato nella sintassi di una favola nera ma che, in un gioco di finestre su un panorama sconosciuto, si apre a molte suggestioni e anche a molte corrispondenze letterarie (abbiamo già citato il “Faust”), storiche e anche filosofiche, tutte incentrate, se vogliamo, sul mito(?) della fine dell'Occidente in un medioevo prossimo venturo di interi sistemi finanziari che implodono su sé stessi, di carestie, guerre e povertà che ci costringeranno ad imbarcarci (e annegare) come migranti su instabili barconi per raggiungere l'Africa rimasta ad aspettarci, e con essa la salvezza di Alessandria d'Egitto, la terra della 'Customer Dynamics” che ha sostituito l'obsoleta biblioteca.
Tra un punto e l'altro di quel viaggio si compie il decomporsi dell'identità di una donna che vuole che un'avventura sessuale sia amore, e che rifiuta in nome di questo amore di vendere la sua anima ad un diavolo molto 'commesso viaggiatore' o più contemporaneo funzionario di quelle “Nazioni Unite” tra i cui interessi l'Umanità e l'umanità sembrano entrambe ormai assai poco prese in considerazione..
Ad aiutare Dana e la sua povera sorella trascinate verso il fondo (e solo in apparenza è una metafora) e a contendere fino alla fine la sua anima al demonio commesso viaggiatore,  un povero 'Angelo' biblotecario che può solo sperare pregando, ma mai volere e può ormai solo offrire molto contemporanei manuali di comportamento o di sopravvivenza in un mondo in cui l'arte e la letteratura sembrano dimenticate o addirittura estinte.
Ma in questo nostro mondo anche l'anima individuale potrebbe essere anch'essa estinta, in quanto ultimo e dimenticato esempio di ciò che non può essere 'scambiato'.
Una messa in scena 'coraggiosa', la prima in Italia di questo testo che ha avuto miglior fortuna in patria, in uno scenografia poli-funzionale capace di evocare, con il bell'ambiente musicale, interni di intimità e gli spazi aperti dei viaggi della mente.
Interessante poi la digressione 'metateatrale' di un testo prima letto banalmente come un copione ancora da provare e poi incarnato nei personaggi che agiscono sulla scena, quasi che in questo processo di trasposizione ed approfondimento potesse essere svelato ciò che spesso la vita nasconde.
In questo è stata efficace e professionale la prova di tutto il cast sia quando era necessario precipitare nel personaggio che quando era opportuno distaccarsene. Tutti hanno dimostrato una grande capacità nell'aderire ad un testo complesso e articolato ed in particolare Alice Giroldini con la sua Dana dimostra notevole qualità sia nella mimica che nella naturale sottolineatura dei diversi e improvvisi cambi di tonalità e linguaggio.
Alla Sala Mercato di Genova Sampierdarena, ospite del Teatro Nazionale di Genova che con buona scelta lo co-produce, dal 7 al 12 gennaio. Mediamente piena la platea ma numerosi e convinti gli applausi che hanno chiuso lo spettacolo.

“Come trattenere il respiro”, di Zinnie Harris; traduzione di Monica Capuani, regia Marco Plini con Fabio Banfo (bibliotecario), Luca Cattani (voci fuori campo e altri personaggi), Cecilia Di Donato (Jasmine), Alice Giroldini (Dana), Marco Maccieri (Jarron), disegno luci Fabio Bozzetta, musiche originali Alessandro Deflorio, assistente alla regia Elena C. Patacchini. Produzione Centro Teatrale MaMiMò, Teatro Nazionale di Genova.

Foto Federico Pitto