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Il Teatro, quando è buon Teatro, è uno strano 'mostro' estetico grazie al quale, attraverso un procedimento molto più 'sentimentale' che 'razionale', il dentro del significato, profondo e nascosto, della vita e degli eventi si estroflette

aristotelicamente nel fuori dell'apparenza, nel fuori cioè della sua rappresentazione mimetica.
Nel caso di questa complessa ma insieme lineare drammaturgia della giovanissima Elvira Buonocore è di tutto ciò evidenza la stessa sintassi scenica, profondamente proiettiva, in un doppio senso o meglio direzione psicologica e insieme estetica, caratterizzata da una protagonista narrante (la 'sorprendente' Anna Carla Broegg) in carne ed ossa, con annesse protesi tecnologiche, che guarda virtualmente dentro la propria mente ed il proprio cuore organizzati registicamente, per così dire, in un bel video che scorre in fondoscena.
Una 'idea' registica, questa di un bravo Pino Carbone, che esalta la scrittura drammaturgica, realizzandone una potenzialità in essa iscritta e insieme dandole una profondità inusuale, mai nascondendo, anzi profondamente ri-velando, la natura ultra-teatrale della rappresentazione, quella finzione che lungi dall'allontanare la realtà ce la conferma fin nelle sue radici singolari e spesso condivise.
In effetti “La Cara dei Vecchi” si abbevera nelle molte corrispondenze alimentate da una parte dalle diseguaglianze sociali che privano, nella crisi del Welfare, la maggior parte delle persone dei sostegni necessari, e dall'altra, e forse in maniera prevalente, dalla irrisolta questione etica intorno al quanto ciascuno di noi, nella necessità ma non solo in quella, abbia diritto di chiedere all'altro, e fino a che punto questo altro, che siamo sempre noi, ha il dovere di concederglielo sacrificando il proprio diritto.
Così la storia di questa giovane nipote costretta in casa a custodire due nonni invalidi (l'uno, Demenza, nella mente, e l'altro, Ictus, nel corpo) diventa la storia di un sintomo della più generale malattia del disagio che viviamo (le giovani generazioni in particolare), insieme, ma soprattutto da soli in questa solitudine affollata quale è diventata la vita oggi.
In proposito è esilarante e profondamente malinconica la lettura e la compilazione del modulo burocratico per ottenere assistenza, contorto nella sua paradossale neo-lingua.
L'esito del 'dramma', pur non scontato e che non raccontiamo, appare alla fine quasi naturale e paradossalmente 'felice', nel senso che teatralmente è un buon esito, l'unico forse che può richiamare il nostro sguardo, come quello finale di Ictus e Demenza, alla realtà quale essa è: dentro di noi come in uno studio di posa in dismissione, e fuori di noi nel mondo oltre la vetrata nascosta da una 'brutta' tappezzeria.
Uno spettacolo che, anche per questo, credo vada elogiato e promosso, speriamo anche nel senso della sua ulteriore circolazione, a partire dal testo, che rivela già una qualità di scrittura non consueta, che mescola con sapienza alto e basso, e da una regia che più che interpretare il testo lo potenzia moltiplicandolo nei suoi molti piani espressivi.
In particolare la promettente drammaturga Elvira Buonocore è riuscita a scrivere una vera e propria Tragedia dell'Oggi, che di quell'antica sa, almeno in parte, riproporre e rinnovare la capacità maieutica e la forza catartica.
E poi, come già detto, per la prova recitativa di una Anna Carla Broegg consapevole e matura nella parte e insieme capace quasi di 'discernerla' dall'esterno, che mostra una grande padronanza della parola, capace come è di distorcerne il suono con notevole significatività, e una gestione della propria espressione e del proprio corpo già apprezzabile.
Bravi anche, 'in video', Alfonso D'Auria e Darioush Forooghi, rispettivamente “Demenza” e “Ictus”, cui la maschera, paradossalmente, conferisce un che di espressività in più ai loro corpi in movimento.
Meritato, dunque, il premio al testo attribuito a questa drammaturgia dalla Rete “Nuova Drammaturgia Nuova NDN” nel 2024, una prima occasione di visibilità che, ci auguriamo, possa rinnovarsi.
Mercoledì 15 gennaio, in Anteprima, nella sala Agorà dei Teatri di Santagostino del Teatro della Tosse di Genova, che meritoriamente dà spesso spazio a questi nuovi fermenti del teatro italiano giovane. Il pubblico presente nella piccola sala ha applaudito con convinzione.

LA CARA DEI VECCHI – anteprima, di Elvira Buonocore, regia Pino Carbone, con Anna Carla Broegg. Compagnia vincitrice del bando di produzione NDN 24/25. Prodotto da (produttori e partner del progetto) + Progetto Nichel, musiche Antonio Maiuri e Marco Messina, organizzazione Maria Pia Valentini.
LA CARA DEI VECCHI Il film. Regia: Pino Carbone, dop: Emilio Costa, con la Cara: Anna Carla Broegg, vecchio 1 Demenza: Alfonso D'Auria, vecchio 2 Ictus: Darioush Forooghi. Edizione: Francesca De Nicolais, aiuto Operatore: Marco De Chiara, elettromacchinista: Sergio Frasca, stagista: Federica Langella, stagista: Giuliana Rossi, stagista: Alessandra Carandente, scenografo: Giuliano la Spina, aiuto scenografo: Luca Serafino, attrezzista di preparazione: Rocco Caruso aiuto attrezzista di preparazione: Marco Marino, stagista: Giovanni Scaletta, truccatrice e SFX: Sveva Viesti, assistenti: Martina Guadagno, Kuromi, Patrizia Francescone, prod. Esecutivo Video: Marcos Vacalebre Spaghetti Film. Si ringrazia l'Oasi di Silvia Scarpa e l'ex Asilo filangieri di Napoli