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Un po’ Peggy Guggenheim e un po’ Luisa Casati Stampa, la Marchesa vive nel bellissimo palazzo ca’ Venier dei Leoni a Venezia, dove ha anche sede la sua galleria d’arte. Lei, collezionista dal fiuto sopraffino, si dibatte tra un fastoso passato di

mecenate di grandi artisti, sui quali ha lucrato abbondantemente, e un presente meschino. Oggi l’arte non conta più come un tempo, per giunta imperversa la protesta ambientalista che imbratta tele e statue con la zuppa di piselli, al punto che la collezione deve essere protetta nel caveau. Quale paradosso è dunque l’arte che non può mostrare se stessa per proteggersi dal gesto irruento del pubblico a cui è destinata!
 In scena al Teatro Elfo Puccini (corso Buenos Aires 33 Milano, fino al 2 febbraio 2025) uno spettacolo che parla di arte e di artisti ma soprattutto di mecenati e collezionisti, per svelare quel lato meno etereo del mondo del bello, tra faccendieri e bilanci da far quadrare.
E allora Marcel, amico, sostegno, manipolatore della Marchesa cerca continuamente una soluzione al tracollo economico della galleria d’arte – oltre che al tracollo di senso dell’arte stessa in una società che pare misconoscerla. Se l’arte ha il dono di rigenerarsi continuamente, allora le genuine forze di rinnovamento della collezione risiedono proprio nei nuovi artisti, due dei quali si affidano alle cure della Marchesa. Ma l’uno afferma il valore wharholiano distruttivo della copia nell’arte – antico tabù già infranto a suo tempo – mentre l’altra il concettualismo portato all’estremo, che finisce per essere gesto politico ma vuoto e fine a se stesso.
Ci si mette anche la politica a mostrare disinteresse verso la galleria della Marchesa, su cui si addensano cupe nubi all’orizzonte.
La penna acuta di Magdalena Barile, nota autrice teatrale e televisiva, sa unire codici comici ad altri malinconici che la regia di Marco Lorenzi valorizza grazie ad una ambientazione particolarissima, con una scena popolata di opere d’arte. La riflessione generalissima sull’arte si immerge negli sprazzi di realtà contingente della protesta ambientalista che imbratta le opere d’arte, fino a toccare la sociologia della crisi della Gallerie d’arte o la complessa relazione tra l’arte privata e gli amministratori pubblici.
Il ruolo della Marchesa, che pare cucito addosso alla sempre bravissima Ida Marinelli (affiancata in scena da Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi e Angelo Tronca), gioca tra il lieve e il greve, il comico e il drammatico con una genialità d’altri tempi, rivelando la grandiosa abilità di scrittura drammaturgica sottesa.

Foto Laila Pozzo