Giulia, con il testo “Un Caso da Manuale”, che nell'ambito del “Festival dell'Eccellenza al femminile” di Genova 2024 ha vinto il Premio Ipazia alla Nuova Drammaturgia, utilizzi il 'paradosso' drammaturgico del ribaltamento dei ruoli per dimostrare la
realtà, di oggi e di ieri, della situazione ma soprattutto della più matura sensibilità femminile. Pensi che si tratti solamente di 'mettersi al posto di' o che la tua scrittura custodisca anche altro?
Sicuramente si tratta di un ribaltamento di ruoli che permette al lettore / spettatore di sperimentare che cosa significhi mettersi nei panni dell’altro. Si entra immediatamente in un flusso che non concede spiegazioni e si comprende l’insolita posizione di potere occupata dalle protagoniste a poco a poco, principalmente attraverso il linguaggio. La mia scrittura desidera aprire un ragionamento, invitare a porsi delle domande. Io mi sono chiesta: se fossero gli uomini nella posizione di poter perdere la vita per mano di una donna, per il semplice fatto di abitare questa società in un corpo maschile, come se ne parlerebbe? E le misure che verrebbero adottate sarebbero diverse dalle attuali?
Mi sembra che, tra l'altro, la tua acuta narrazione sia rivolta soprattutto agli uomini, al mondo maschile cioè più che alle donne, quasi che potesse guidarli ad una 'immedesimazione' psicologica molto più formativa di qualunque rappresentazione sociologica. Pensi dunque ai maschi solo come avversari o anche come possibili 'alleati', compagni nel processo di liberazione femminile?
Spero che questo testo parli a tutti e a tutte. Penso che ci sia un’enorme lacuna in termini di educazione affettiva, sia nel maschile che nel femminile. Attraversiamo, a causa di questo, difficoltà diverse per cercare di corrispondere a dei ruoli che hanno poco a che fare con la ‘natura’ e molto con i pregiudizi. Sono convinta che gli uomini non solo possano essere complici nel processo di liberazione femminile, ma che questo processo non possa avvenire senza di loro. Sono indispensabili. Come sono indispensabili le donne nel processo di liberazione maschile.
Al riguardo Dacia Maraini ritiene che non si debba pensare ad una 'guerra dei sessi' ma ad una reciproca evoluzione che non sostituisca i ruoli ma bensì li destrutturi con beneficio reciproco. Si potrà arrivare secondo te ad un superamento della questione di genere come questione di dominio e quali gli ostacoli più evidenti?
Sono d’accordo con Maraini. Anche se mi domando di che cosa parliamo quando parliamo di ‘ruoli’, un termine generico che spesso non si dimostra nostro alleato. C’è un lungo cammino davanti a noi per arrivare al superamento della ‘questione di genere’. Ho l’impressione che si tenda sempre a intervenire ex post, che si curi il sintomo ma non si scavi per comprendere cosa ha scatenato la ‘malattia’. Per affrontare questo cammino farei un passo indietro allora, considerando prima dei ruoli, prima dei generi, la persona: perché non parliamo di diritto alla felicità come diritto fondamentale dell’essere umano? E di come la felicità individuale, in fondo, sia inscindibile da quella collettiva?
Dal punto di vista narrativo, tra l'altro, il tuo testo sembra ben mostrare come uomini e donne condividano, in sentimenti, emozioni e desideri, molto più di quanto è stato ed è loro consentito dal Patriarcato, anche nelle sue inflessioni economiche e sociali. È questo, secondo te, un buon punto di partenza?
Forse in parte ho già risposto con la domanda precedente, ma mi permetto di approfondire. È un ottimo punto di partenza secondo me. Riconoscere che dal punto di vista emotivo abbiamo simili paure e desideri, ragionare in termini di unità e continuità piuttosto che per divergenze credo possa aiutare a dare forma a un pensiero e a un linguaggio condivisi e quindi a disegnare una società più equa e delle relazioni più appaganti.
La tua ancora giovane esperienza artistica nasce e si divide tra sceneggiatura cinematografica e teatro, ciascuno come noto con il suo proprio linguaggio estetico. Sono per te luoghi contrapposti o possono convivere e reciprocamente alimentarsi?
Per me sono luoghi separati ma adiacenti e comunicanti. Dal cinema prendo la scrittura per immagini e la porto a teatro. Dal teatro rubo i dialoghi e la vividezza dei personaggi per portarla al cinema.
Un'ultima consueta domanda. Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Al momento sto finendo di scrivere la sceneggiatura di un film indipendente e sto lavorando per fare in modo che Un Caso da Manuale possa vedere presto la luce come pièce teatrale. Ho anche ricevuto una proposta per realizzare un cortometraggio tratto dalla drammaturgia e non vedo l’ora di cominciare a lavorare all’adattamento! A marzo e aprile sarò in scena insieme ad altre sette performer con lo spettacolo Svelarsi, per la regia di Silvia Gallerano.