Agamennone ritorna ad Argo, Peppino Mazzotta ed Igor Esposito ritornano a Napoli. Dopo il debutto fortunatissimo dello spettacolo RADIO ARGO, in occasione del Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari del 2011, il lavoro viene ripreso nel 2023
in una nuova versione, in occasione del Festival delle Orestiadi di Gibellina, per poi arrivare, nell’autunno del 2023, presso il Teatro Mercadante di Napoli. Quest’anno RADIO ARGO SUITE ritorna nella nuova veste presso il Teatro Nuovo di Napoli. Importante, dunque, confrontare la prima versione, che a Napoli arrivò sul palcoscenico del Teatro Galleria Toledo nel 2012, con quella evolutasi più di dieci anni dopo. È evidente, infatti, come questo testo, firmato dall’abile penna di Igor Esposito, abbia assunto come “doppio genitore” lo stesso attore protagonista, Peppino Mazzotta. Queste vicende hanno viaggiato e raggiunto anche la storia contemporanea, partendo dall’antichità, descrivendo tematiche universali e personaggi tragici, tutti elementi solidamente fissati nella cultura teatrale di tutti gli spettatori. Alcune caratteristiche sceniche e alcune scelte registiche sembrano variate al variare dei tempi, eliminando la sedia a rotelle, la stampella, il burka, che caratterizzavano la prima versione. Dalla guerra in Afghanistan, che dieci anni fa imperversava anche sulle tavole dei palcoscenici, si arriva ad una guerra in cui l’impatto distruttivo non è generato solamente dagli eventi bellici, ma va ad evidenziare una costante distruzione e degenerazione della struttura familiare e della psiche, riportando in scena sicuramente l’antica e mai tramontata sete di potere, ma anche lo smembramento dei ruoli, la violenza sulle donne, il rapporto tra amore e violenza, e soprattutto il ruolo di un potere che degenera verso esiti “anti culturali”. Il testo e lo spettacolo hanno subìto sicuramente un’evoluzione, non percepita dagli spettatori che assistono per la prima volta alla visione. In scena ritroviamo la musica, stavolta dal vivo, elemento fondamentale anche nella prima versione dello spettacolo, dal momento che Radio Argo è, appunto, una immaginaria radio della città antica che, attraverso le sue trasmissioni, descrive, predice e commenta. Il ruolo del Coro della tragedia antica è trasferito all’interno di una radio intima, a diffusione ridotta, come quelle che si ascoltavano tra gli anni Settanta e Novanta e che oggi, in alcuni casi, si sono trasformate in grandi emittenti che vanno in onda contemporaneamente alla ripresa video, trasmessa anche sul web. Le piccole radio della notte, che commentavano non solo la musica, le novità, ma anche i fatti di cronaca, i pettegolezzi, la politica e le rivolte, ispirano l’autore Igor Esposito. Radio Argo commenta la guerra, le assenze, gli sconvolgimenti, predice e sintetizza gli anni che, simbolicamente, scorrono velocemente in scena. La musica, così come nella prima versione anche in quella successiva, è uno degli elementi caratterizzanti di questa messa in scena che, nella sua evoluzione, prevede la presenza delle musiche originali di Massimo Cordovani eseguite dal vivo da Mario Di Bonito, con la post produzione live dei suoni di Andrea Ciacchini. Parliamo naturalmente dell’ “Orestesa” di Eschilo e di tutta la tradizione e delle ramificazioni letterarie e teatrali che caratterizzano queste storie. Peppino Mazzotta interpreta ancora una volta tutti i personaggi, modificando alcuni momenti, come il dialogo tra Egisto e Clitennestra, un tempo rappresentati attraverso due gambe e due scarpe, maschile e femminile, che fuoriuscivano da una sedia a rotelle, elemento oggi abbandonato, così come la parte conclusiva del racconto sembra estendersi e attualizzarsi rispetto alla prima versione dello spettacolo. Il narratore-Coro-speaker radiofonico sembra assumere sfumature più giornalistiche e meno radiofoniche, ricordando l’annuncio di notizie catastrofiche nei contemporanei Tg da Edizione Straordinaria. La sensazione, quindi, è che si sia assottigliato o ridotto lo spazio dedicato al momento narrativo e si sia dato più spazio e ampia luce soprattutto ai personaggi, alle loro sfaccettature e alla loro unicità. La storia di Agamennone, re di Sparta, che combatte la guerra di Troia, perché coinvolto dal fratello Menelao, sposo di Elena, rapita dal troiano Paride, è nota a tutti. Agamennone appare nella seconda ed ultima parte della narrazione, è citato, ricordato, temuto e ingannato da tutti durante l’intera storia, la sua figura terribile viene costruita sapientemente nel corso della narrazione. L’apparizione del re, di ritorno dopo dieci anni di guerra, con donne, schiave e onori al seguito – in ricordo della bellissima tragedia “Le troiane” di Euripide - sembra suscitare una certa ironia. Il sovrano temuto e sanguinario torna trionfante, ma la sua reggia è macchiata dal tradimento, dal sangue, dall’odio, non sa che la sua caduta è vicina, non vuole vedere il futuro sebbene predetto dalla sua bellissima schiava Cassandra. La sua divisa e i suoi occhiali neri, leader contemporaneo e tiranno antico, lo rendono inopportuno, ridicolo, ricorda i politici, le parole, la convinzione e il convincimento delle folle: tutto questo rende la narrazione tragicomica, perché Agamennone è spacciato. Sarebbe opportuno puntare soprattutto sulle figure dei figli, del povero Oreste, l’unico sopravvissuto ad una famiglia degenere, personaggio che emergeva maggiormente nella prima versione di questo spettacolo. Mentre Ifigenia è il personaggio cardine che inaugura la narrazione scenica, interpretata dallo stesso Peppino Mazzotta, con una voce melliflua da pedofilo incantatore di bambini, Oreste e Elettra vengono citati e riportati brevemente in scena. La figura del figlio sopravvissuto e continuatore di una famiglia che non vorrebbe ricordare, assume il ruolo di accusatore del padre e simbolo di quella prole rigeneratrice, ma già macchiata dall’inganno e dalla morte.
Peppino Mazzotta interpreta Egisto in lingua calabrese, “tradendo” con la sua lingua d’origine la fonte drammaturgica che prevedeva, per questo personaggio, la lingua napoletana. L’interpretazione di Mazzotta è fisicamente e vocalmente impegnativa, richiede resistenza respiratoria, mnemonica, mimica e cambi di registro per caratterizzare le variazioni di personaggi. La drammaticità della prima versione dello spettacolo sembra anch’essa maturata e modificata attraverso un’evoluzione rassegnata e rabbiosa. La forza intrinseca dei personaggi antichi, anche nel momento solenne della sconfitta, sembra decaduta sotto le macerie di una cultura e di una società in declino. L’ultima parte del monologo di Oreste sembra sottolineare ancora di più, oggi rispetto a dieci anni fa, la degenerazione culturale della società e della famiglia sotto i colpi di governi votati solo alla gloria, al guadagno e al potere effimero e corrotto. Il burka di Cassandra, colei che vede ma non deve essere vista, diventa maschera antropomorfa, quasi diabolica, dalla voce ibrida che predice, dall’Oltretomba, la fine. Questo mondo dei morti, poi, si veste di anime, di angeli, di una sorta di patina cristianizzata che si allontana dal paganesimo violento ed efferato che permette ai Greci di uccidere una bambina per sacrificarla al volere degli Dei, affinché le sorti della guerra siano migliori. La morte di Ifigenia è inquietante, oggi più di ieri, è immagine della violenza sui minori, di genitori non consapevoli, offuscati dal facile apparire per diventare famosi, di guerre che distruggono l’infanzia e il futuro. Ci si chiede, dunque, se forse siamo cambiati noi spettatori e non lo spettacolo. Probabilmente. Sicuramente il testo di Igor Esposito è stato colto dall’abbraccio di Mazzotta, pertanto adesso la drammaturgia sembra doppia, perché quella testuale si è sovrapposta a quella scenica. La recentissima pubblicazione di Cue Press, presenta una raccolta di importanti testi firmati da Igor Esposito, e in particolare proprio “Radio Argo” è presentato nella prima versione del 2011. Sarebbe opportuno rendere omaggio anche a questa nuova versione, ma forse il mondo continuerà a cambiare, così come la percezione degli spettatori, pertanto, come la tragedia è stata fissata nei secoli, così questo spettacolo ha una fonte testuale fissa in continua evoluzione scenica.
RADIO ARGO SUITE
NAPOLI TEATRO NUOVO
15-16 FEBBRAIO 2025
di
Igor Esposito
con
Peppino Mazzotta
regia
Peppino Mazzotta
musiche originali
Massimo Cordovani
eseguite dal vivo con
Mario Di Bonito
produzione
Teatro Rossosimona