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Immaginate per un momento di trovarvi fuori da un teatro, in fila per prendere il biglietto o per accedere alla platea in attesa che cominci lo spettacolo. Immaginate ora un energumeno davanti all'entrata che vi scruta con attenzione e vi impedisce il passaggio o che chieda alle signore di far controllare la borsetta, un individuo insomma comunemente chiamato Il Buttafuori. Quella appena descritta può sembrare una scena paradossale, degna dei migliori film di fantascienza, in cui si scoprono situazioni molto lontane dalla nostra quotidianità, e invece potrebbe diventare una realtà diffusa in tutti i teatri e i cinema del nostro Paese. Secondo un decreto del 2009 proposto dal Ministero degli Interni e più volte prorogato, dal primo luglio 2011 tutti i luoghi aperti al pubblico, in cui si svolgono attività di intrattenimento e spettacolo (anche cinema e teatri quindi), dovranno assumere dei buttafuori per prevenire e scoraggiare risse e scontri fisici fra il pubblico oppure per impedire l'introduzione nei suddetti luoghi di sostanze stupefacenti e alcolici. E' ben noto infatti quanto questi spazi siano comunemente usati per azioni illegali o quanto siano diffuse le risse per divergenze di opinioni, e risulta anche molto chiaro che «evidentemente chi ha scritto queste norme», come sostiene Giampiero Fontana (direttore del Teatro Sistina di Roma) «non frequenta teatri e cinema e li confonde con stadi e discoteche». La preoccupazione più grande che questo decreto comporta è la grave crisi dei bilanci che peserà sulle imprese dello spettacolo. Come è già noto infatti, il panoranama culturale dell'Italia sta vivendo una situazione di turbamento e decadimento, soprattutto economico, da cui è difficile vedere l'uscita. Tra le chiusure dei teatri, i festival cancellati, tanti lavoratori senza la certezza di un impiego per l'anno prossimo, l'ipotesi che questo decreto possa concretizzarsi scoraggia e spaventa per ciò che comporterà finanziariamente: il ruolo di addetto al servizio di controllo non potrà essere affidato a coloro che già lavorano in teatro, le maschere per intenderci, ma dovendo essere dotati di specifiche competenze (sicurezza e gestione di incendi, nonchè capaci di un adeguato approccio con soggetti instabili), sarà necessario rivolgersi a persone già qualificate e iscritte all'apposito albo o provvedere autonomamente a istruirle, investendo una grande parte del denaro che i teatri hanno a disposizione. Diversi incontri si sono svolti per discutere della faccenda con i due schieramenti coinvolti: il Ministero degli Interni e l'Agis, associazione a cui aderiscono gli esercenti di cinema e teatro. Nonostante Paolo Protti, il presidente dell'Agis, abbia sottolineato che «gli incontri si sono svolti in un clima cordiale e che le nostre osservazioni sembrano essere state recepite», si attende ancora una concretizzazione di tale chiarimento. Non resta che aspettare quindi e confidare in una rapida modifica del decreto in vista dell'imminente minaccia promossa dai cinema e dai teatri di chiudere i battenti a tempo indeterminato nel caso in cui questo provvedimento venga approvato.