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Il drammaturgo russo Anton Cechov scrisse gli atti unici “L’Orso”, “I danni del tabacco” e “La domanda di matrimonio”) tra il 1884 e il 1891, ispirandosi alla commedia francese ed al vaudeville molto in voga in Francia nell’Ottocento e con l’intento di

rifarsi dell’insuccesso delle sue due prime opere. Il grande regista tedesco Peter Stein è tornato a Cechov, uno dei suoi autori di riferimento, dirigendo una eccellente compagnia, con la produzione Tieffe Teatro/Quirino Srl e mettendo in scena lo spettacolo “Crisi di nervi”. Tre atti unici di Anton Cechov con l’adattamento di Peter Stein e Carlo Bellamio e la regia dello stesso Peter Stein. 
Il gradevolissimo spettacolo è andato in scena alla Sala Verga di Catania, dall1 al 6 aprile 2025, all’interno della stagione di prosa 2024/2025 dello “Stabile” etneo, riscuotendo gli apprezzamenti ed i consensi del pubblico
Lo spettacolo, ricordiamo “Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2024 quale "miglior regia", in circa 100 minuti, presenta al pubblico i tre atti unici uno di seguito all’altro, senza intervallo, tranne una breve interruzione a sipario chiuso che permette il cambio della scena. 
Nel primo atto unico, “L’orso”, in un salotto glaciale ed elegante, con tante sedie vuote, in primo piano si staglia la figura di una tenace vedova vestita a lutto (la superba Maddalena Crippa)  che piange in solitudine la morte del marito traditore e poi finisce per cedere all’amore improvviso di uno scorbutico visitatore, un possidente ed ex ufficiale, nervoso e dai modi bruschi (reso con grande vigore da Alessandro Sampaoli), che irrompe in casa per reclamare il pagamento di un debito. Intanto il povero, spaventato e vecchio servitore, interpretato da Sergio Basile, cerca di far ragionare la padrona ed il visitatore.
Ne “I danni del tabacco”, un professore (reso con notevole presenza scenica ed abilità da Gianluigi Fogacci) si ritrova a tenere una lezione sugli effetti negativi del tabacco, come è scritto sulla lavagna, malgrado sia un accanito consumatore. Dalle sue parole, rivolte al pubblico, viene fuori il carattere della dispotica moglie che, tra soprusi e abusi, lo sfrutta e lo deride. La conferenza, quindi, serve a far sfogare la rabbia repressa del povero professore che, alla fine, torna tra le grinfie della consorte. 
Puro divertimento, infine, nell’ultimo atto unico, “La domanda di matrimonio” e le risate de pubblico nascono dal paradossale e ossessivo battibecco tra il timido e nevrotico nobile e pretendente (interpretato da Alessandro Averone), che soffre di tic e scompensi cardiaci e la figlia del suo affezionato e stimato vicino (la brillante Emilia Scatigno), battagliera e ostinata. Tra i due litiganti e promessi sposi c’è il padre della ragazza (il rigoroso Sergio Basile) che fa da mediatore alla continua caparbietà dei due giovani e che alla fine, tra tic, attacchi d’ira, terreni contesi e  disputa sui rispettivi cani, dichiara iniziata, con tanto di brindisi, la felicità coniugale. 
Con l’esemplare adattamento di Peter Stein e Carlo Bellamio e la regia dello stesso Stein, si esaltano gli interpreti ed i vari momenti della messa in scena, fotografando -al ritmo della farsa - la nevrotica borghesia di allora, ridicolizzando i personaggi in preda a crisi di nervi causate dal cedimento delle apparenze e con una ipocrisia che non è molto diversa o lontana da quella dell’attuale società, vittima di stress, falsità, cupidigia e assenza di controllo emotivo. Apprezzabili per eleganza, semplicità e rigore estetico le scene curate da Ferdinand Woegerbauer, così come i costumi di Anna Maria Heinreich e il gioco luci di Andrea Violato. Di altitissimo livello l’interpretazione di Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Sergio Basile, Gianluigi Fogacci, Alessandro Sampaoli ed Emilia Scatigno. 
Messa in scena di assoluto valore, con l’applaudita regia del maestro Peter Stein, supportato da una affiatata compagnia che alla fine riscuote i meritati e reiterati applausi del pubblico.

Foto di Tommaso Le Pera