Pin It

In questa pièce all'apparenza siamo di fronte a dodici donne chiamate da un giudice (ovviamente maschio) a deliberare circa l'effettiva gravidanza di una imputata condannata ed in attesa di esecuzione che, appunto, all'esecuzione oppone il suo

portare in grembo una vita.
In realtà ciò che vediamo e ascoltiamo è una donna, in cui simbolicamente convivono come nel femminile la vita e la morte, che si trova ad essere giudice di quelle dodici donne che costituiscono la giuria. 
Giudice e maieuta poiché è attraverso il giudizio che devono esprimere su di lei che queste dodici donne, metafora del femminile nella distorsione prodotta dalla sua sottomissione al patriarcato, nella sua economia e nella sua giurisdizione, trovano l'occasione per cercare una consapevolezza, spesso dolorosa, di sé altrimenti impedita.
Quelle donne, sospese tra l'antico Aeropago ed un gineceo custode di una legge che non può essere condivisa e che si esercita appunto sulla vita e sulla morte (dalla levatrice-guaritrice alla Accabadora), sono appunto “L'Empireo”, l'ultimo cerchio del cielo dantesco, sono il confine cui il maschio non può accedere e che per questo deforma in una sorta di strumento eteroguidato, cercando di reprimere ogni possibile ribellione.
È questa una drammaturgia che affonda nel passato, quello mitico ovvero quello storico dei processi per stregoneria, per dirci dell'oggi, per guardare ad un oggi che nonostante tutto tende a riprodurre gli stessi meccanismi di dominio di sempre, chiamandoli con nomi diversi o mascherandoli con il paradosso di apparenti riconoscimenti di valore.
Ed è una drammaturgia che sembra rieccheggiare una generazione di donne consapevoli ma profondamente pessimiste la cui unica salvezza sembra essere quella di eseguire le sentenze con le proprie mani (come succede in scena) piuttosto che abbandonare madri, figlie e compagne alla ferocia del dominio maschile.
Lucy Kirkwood, giovane e interessante drammaturga inglese, scrive un testo piuttosto duro, di cui la traduzione di Monica Capuani e Francesco Bianchi sottolinea le luminose schegge di modernità, che non disdegna accenti tragicomici che però stentano a risolversi nell'ironia, prevale infatti il sentimento di angoscia in chi guarda, quasi che il dolore di quel vivere non potesse essere fino in fondo sanato.
La regia di Serena Senigaglia segue quasi visivamente la sintassi del testo mescolando la circolarità del cielo con quella del consesso giudicante, come questo ne fosse una rappresentazione, e soprattutto nascondendo la recitazione in una finta lettura che trasforma la parola della narrazione in un rumoroso spartito musicale.
Le tante protagoniste femminili, dodici giurate ed una imputata, e l'unico ma quanto tragicamente decisivo comprimario maschile, danno così vita ad una sorta di duello che alterna ragione e sentimento, mente e cuore, e sanno caricarsi con spontaneità e bravura della parola e del suo suono, tra immedesimazione e alienazione, per una catarsi che stenta però a manifestarsi.
La scenografia è solo uno spazio con sedie ed ha accenti simbolisti, i costumi sanno alternare e amalgamare i riferimenti al passato con i segni del presente, dentro un ambiente sonoro che ne accompagna le contrapposizioni.
Uno spettacolo interessante che in un certo senso resta, forse volutamente, incompiuto così da lasciare il giudizio sulla parola delle antiche giurate alla storia (o quantomeno al pubblico). Comunque uno spettacolo di buon valore e di impegno, per testo, regia e recitazione e necessario visti i tempi attuali.
Al teatro Gustavo Modena di Genova Sampierdarena, co-prodotto dal Teatro Nazionale di Genova, dall'8 al 13 Aprile. Alla prima un pubblico folto ha applaudito con convinzione.

L’EMPIREO (The Welkin) di Lucy Kirkwood, traduzione Monica Capuani e Francesco Bianchi; dramaturg Monica Capuani, regia Serena Sinigaglia, con [in ordine alfabetico] Giulia Agosta, Alvise Camozzi, Matilde Facheris, Viola Marietti, Francesca Muscatello, Marika Pensa, Valeria Perdonò, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Chiara Stoppa, Anahì Traversi, Arianna Verzeletti, Virginia Zini, Sandra Zoccolan. Consulenza allo spazio scenico Maria Spazzi; costumi Martina Ciccarelli, disegno luci Christian LaFace; sound design Sandra Zoccolan, consulenza canora Francesca Della Monica; consulenza movimento Riccardo Micheletti. Produzione Teatro Carcano, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Bolzano, LAC - Lugano Arte Cultura, Teatro Bellini di Napoli

Foto Serena Serrani