Cinque esseri umani e una grande impresa: inviare tra le stelle, alla ricerca di altre forme di vita, le immagini e i suoni di ciò che più rappresenta il genere umano. Ispirato a una storia vera, lo spettacolo si muove tra comicità e commozione alla ricerca
di cosa salvare nelle nostre vite. Dalla sinergia creativa di Campo Teatrale ed Eco di Fondo è nato questo spettacolo, un progetto stimolante selezionato nel contesto di "Next", il vivace laboratorio lombardo dedicato all'innovazione nella produzione e programmazione teatrale per l'edizione 2023/2024. Lo spunto di partenza è affascinante: nel lontano 1977, un piccolo gruppo di visionari ha lanciato nello spazio un "messaggio in bottiglia" cosmico, un disco d’oro inciso con suoni, musiche e immagini rappresentative dell’umanità. Un’audace messaggio d’identità rivolto a ipotetiche civiltà aliene, ma anche un profondo atto di riflessione interiore. Quel disco, il Golden Voyager Record, destinato a vagare nell'immensità interstellare (avendo già superato i confini del nostro sistema solare nel 2013), si configura come una capsula del tempo che ci interroga sulla nostra essenza, sulle nostre potenzialità più significative: la fantasia, la creatività, la ricchezza variegata della vita terrestre. Lo spettacolo, forte dell’esperienza maturata con "Unprotected" (un progetto partecipativo sostenuto dalla Fondazione Cariplo che ha coinvolto una trentina di artisti), porta la firma drammaturgica di Fabio Banfo, con la regia di Giacomo Ferraù e la preziosa collaborazione di Giulia Viana. Nell’impianto scenico si avverte il desiderio di sostenere l’attenzione dello spettatore con elementi dinamici caratterizzati in particolare, dai movimenti e dalle espressioni degli attori. Sul palco, un gruppo di interpreti convincenti e ben affiatati: Fabio Banfo, Federica Carra, Giacomo Ferraù, Rossella Guidotti ed Ermanno Pingitore. Se da un lato la vivacità e la bravura degli attori sostengono con efficacia l’impianto scenico, dall’altro si percepiscono alcuni passaggi del testo drammaturgico meno fluidi e momenti che appesantiscono il ritmo complessivo. Un lavoro di riscrittura mirato, focalizzandosi su questi aspetti, potrebbe rendere il testo drammaturgico più incisivo e il ritmo dello spettacolo più avvincente. Occorrerebbe lavorare maggiormente sulla linea narrativa in modo che il passaggio da una scena all’altra sia logico e ben motivato. Si può procedere per sottrazione che è sempre un’azione drammaturgica necessaria in chi scrive per il teatro. A volte, eliminare una scena "di raccordo" che non aggiunge molto alla narrazione può rendere il ritmo più serrato. Creare collegamenti logici e ritmici tra le diverse parti dello spettacolo rende sempre lo spettacolo più fluido e garantisce un impatto emotivo più incisivo, mantenendo alta la soglia di attenzione del pubblico. Io ho ben in mente cosa salverei. E voi, se doveste salvare qualcosa delle vostre vite, che cosa scegliereste?
Milano, Campo Teatrale 27 aprile 2025