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Il titolo alla Lina Wertmüller, l’etichetta di “commedia” relegata nella sala seminterrata del teatro (Teatro Franco Parenti fino al 18 maggio), la collaborazione con l’Università degli Studi di Padova (il progetto infatti nasce nel 2022 per le celebrazioni degli

800 anni dell’Ateneo). Nello spettatore dell’affollata offerta teatrale milanese rischia di formarsi il pregiudizio che si tratti di inconsistenza da universitari. 
Errore. Il testo e la regia di Lucia Calamaro (Hystrio, Ubu e molto altro) hanno un qualcosa di spiazzante, profondamente consapevole. E’ la storia di Simona, che scrive di mestiere, ma mai a casa sua. Ha bisogno dei libri degli altri – le biblioteche appunto- e di quell’atmosfera unica che si trova solo lì. La sua mente creatrice partorisce un manipolo di “tipi umani” che frequenta quel luogo. Il sentimentale e buono (naif?) Riccardo, suo figlio Cristiano arrabbiato col mondo, sua moglie che è partita e forse non tornerà più, il nipote Cristiano – anche lui- che vive fuori dal tempo. E poi l’irascibile e tenero Lorenzo, innamorato della sfuggente pianista che intona in biblioteca – già- melodie tristi. Infine Filippo, curatore d’artisti che sono alias personali, ma che ambisce a diventare bibliotecario.
Questa strampalata genìa umana si dibatte tra vette di comicità surreale e momenti di dramma individuale, in una montagna russa di cambi di tono che spiazza ma funziona, certamente diverte. 
La cifra stilistica di questa pièce risiede proprio nel consapevole uso delle pause, delle accelerazioni improvvise, delle riflessioni sulla natura umana, nella risata spiazzante, nella tenerezza avvertita. Come nella vita vera è tutto mischiato senza distinzioni, una partitura che fluisce ma lascia l’amaro in bocca nel rappresentare un’umanità smarrita, sospesa, con poche certezze o forse nessuna. 
I personaggi non sono scavati, restano tipi umani, come forme post-moderne della tradizione psicanalitica. Come tali agiscono, si impantanano in loro stessi, si caricano del ruolo di archetipo di un modo di essere. Insomma, siamo tutti un po’ Cristiano, Lorenzo, Riccardo e Filippo con le nostre piccole o grandi fatiche di vivere.