C’è una dimensione umana forte e profondissima che si chiama intimità e che si può trovare tra amici, tra amanti o tra persone legate reciprocamente a vario titolo. Si struttura in tempi lunghi e presenta molte motivazioni l’intimità e non solo
amorose, molte implicazioni e molti effetti e, tra questi, la possibilità di superare le distanze fisiche, spaziali, temporali e di guardare alla realtà con prospettive solidali e totalmente ed emotivamente intrecciate. È di questo sentimento che sostanzialmente tratta “Non domandarmi di me, Marta mia” lo spettacolo costruito e diretto con solido mestiere e sensibile delicatezza da Arturo Armone Caruso su testo di Katia Ippaso e per l’interpretazione di Elena Arvigo: l’intimità profonda, struggente, inscalfibile tra Luigi Pirandello e Marta Abba alla prova della morte. Due giganti del teatro moderno sul cui valore non occorre spendere nemmeno un ulteriore aggettivo. Siamo al 10 dicembre del ’36, Pirandello è morto, Marta Abba, la sua Marta, ne dà l’annuncio pubblico dopo il suo spettacolo al Playmouth Theatre di Broadway. Dopo, nella sua camera di Manahattan Abba legge l’ultima lettera che Pirandello le aveva indirizzato sei giorni prima di morire. Ancora in questa lettera il drammaturgo non accenna alla sua malattia. Seduta a terra, addolorata, lontana fisicamente da lui, rileggendo altre e altre lettere del loro grande e appassionato carteggio, la donna ripercorre le tappe e le emozioni del loro straordinario sodalizio artistico. «...si fa vivo non solo il fantasma di Pirandello ma vengono chiamate a raccolta anche le immagini fantasmate di tutte le eroine pirandelliane – scrive il regista - (dalla Tuda di “Diana e la Tuda” alla Donata Genzi di “Trovarsi”, fino alla contessa Ilse de “I Giganti della montagna”) che il grande scrittore aveva inventato per lei, per la sua Marta». L’intimità ecco, un’intimità intellettuale che aveva superato distanze e problemi, diversità di scelte professionali e ferite, momenti di acutissima solitudine e di entusiasmi artistici. Ciò che tuttavia appare qui necessario chiarire è in che cosa consista il nodo drammaturgico di questo lavoro: consiste nel dispiegarsi drammatico della natura dialogica e umanissima dell’intimità tra quelle due persone. Consiste nella felice intuizione che la verità profonda di quel rapporto, la verità profonda di quell’intimità è stata costruita nello scambio, nel dialogo profondo, ed è pertanto restata feconda anche quando uno dei due è venuto meno. Un notturno di pianoforte, uno spettacolo che ha carattere, intensità, delicatezza.
Non domandarmi di me Marta mia. Intorno al carteggio Luigi Pirandello – Marta Abba.
Teatro stabile di Catania, Sala Futura, dal 2 al 4 maggio. Di Katia Ippaso. Regia di Arturo Armone Caruso, assistente alla regia Giulia Dietrich. Musiche originali Maria Fausta, scene Francesco Ghisu, disegno luci Giuseppe Filipponio, image designer Elio Castellana. Con Elena Arvigo. Produzione Nidodiragno/CMC.
Foto Manuela Giusto.