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Buio totale sul palco della Sala Magma di Catania. Buio che profuma di paura, di smarrimento, di dolore, di rassegnazione. Inizia così “Assenti per sempre”, pièce di Umberto Terruso, che in circa 50’, appassiona, inquieta, induce alla riflessione. Su una scena desolatamente vuota, così come la vicenda cruda ed arida narrata dall’unico interprete (l’emozionato, coinvolgente e comunicativo Umberto Terruso) spiccano solo una radio, un bidone, una camicia, un paio d’occhiali e un sacco di patate. Con la scorrevole regia di Andrea Lapi, viene fuori una storia dai contorni agghiaccianti, ricostruita attraverso la vita e le vicende parallele di due giovani: un desaparecido ed un militare. Le due vite, i due drammi, le personalità opposte, la tragedia vissuta dal popolo in quegli anni, viene ricostruita in toto dall’interprete Umberto Terruso e da Alfio Lapi, che propongono un lavoro quasi fotografico, dall’impatto immediato, mai lento, che proietta lo spettatore nei tragici fatti avvenuti in Argentina tra il 1976 e il 1983, ad opera del Processo di Riorganizzazione Nazionale, ossia la dittatura militare instauratasi a seguito del colpo di stato del 24 marzo 1976 ai danni di Isabelita de Perón. Il lavoro, scritto e maturato dopo la lettura di “Le irregolari” di Massimo Carlotto, che ricordiamo ha vinto nel 2009  – meritatamente – la borsa di lavoro Alfonso Marietti indetta dall'Accademia dei Filodrammatici di Milano, attraverso l’interpretazione di Umberto Terruso, racconta le vite della vittima e del carnefice, due giovani che narrano le loro debolezze, le loro abitudini, i loro amori durante la dittatura argentina negli anni Settanta. Attraverso la voce, la gestualità di Umberto Terruso che sulla scena cura ogni minimo particolare, col supporto di un gioco luci molto intenso, del buio, dei commenti calcistici radiofonici, di rumori metallici, si assiste ad un monologo a due voci di grande effetto e che evidenzia anche gli aspetti più crudi di un olocausto forse, troppo presto, dimenticato o da molti di noi ignorato o poco conosciuto. La pièce ripercorre i drammi di quei terribili anni: il potere militare ed il terrorismo, i desaparecidos e a tratta dei neonati, ma anche la brutalità della tortura, la fede cattolica, i voli della morte. Tutto intriso dei commenti calcistici sull’astro del momento, Mario Kempes e della passione per il calcio e  per la Nazionale Argentina. Intensa, vibrante, vissuta a 360 gradi, l’interpretazione di Umberto Terruso che rende vivi i due personaggi: il giovane militare e carnefice Puma, che deve fare il lavoro sporco, che deve torturare e l’innocente vittima che ballava il tango e la vita e che invece muore, tra le torture, proprio quando nel 1978 l’Argentina si laurea campione del Mondo battendo la Francia.  Il testo, che si avvale dell’ottima regia di Andrea Lapi, esalta nei due personaggi l’innocenza, l’incomprensione e il dolore, oltre che la cieca obbedienza ai vertici, al grande capo Tigre, la folle convinzione di combattere una guerra civile dalla parte giusta ed una freddezza nello svolgere il proprio lavoro, “solo un mestiere come tanti altri”. Ottimo lavoro di ricerca, assemblato con intelligenza da Andrea  Lapi ed Umberto Terruso ed interpretato con grande pathos. Spettacolo molto apprezzato ed applaudito dal pubblico in sala che colpisce dritto al cuore e che ti porta a ripensare ai concetti di libertà e dittatura, facendoti respirare anche un pezzo di tragica, folle, storia dell’umanità.

UMBERTO TERRUSO
Umberto Terruso, dopo essersi diplomato presso la Civica Scuola di Cinema, lavora nella pubblicità per la casa di produzione Altoverbano e in cinema, seguendo diversi set di cortometraggi e del lungometraggio “La leggenda di Al, John e Jack”. Parallelamente coltiva il percorso della recitazione: inizia i suoi studi con Nicoletta Ramorino e Massimo Sabet. Successivamente si diploma presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano e frequenta laboratori e seminari, studiando con Dominique De Fazio, Danio Manfredini, Peter Clough, Nikolay Karpov, Emma Dante, Serena Sinigaglia. In teatro lavora con diversi registi, tra cui Corrado d’Elia, Massimo Sabet, Peter Clough, Bruno Fornasari, Massimiliano Cividati, Roberto Recchia e altri giovani registi milanesi. Per il cinema lavora sul set del lungometraggio “Fame chimica” diretto da Paolo Vari e Antonio Boccola.