Due serate e quattro spettacoli visti al Torino Fringe, il “festival di teatro off e delle arti performative” che colonizza il capoluogo piemontese fino al primo giugno. Giunto alla sua XIII edizione e guidato da Cecilia Bozzolini e Michele Guaraldo, il
festival offre un cartellone composito: non solo teatro, danza e circo ma anche svariate declinazioni della drammaturgia teatrale. La nostra cronaca/riflessione si concentra in particolare su tre dei quattro spettacoli cui si è assistito, lasciando da parte l’adattamento di Un tram che si chiama desiderio portato in scena dalla giovane compagnia torinese Pappagalli in Trappola e analizzando invece le drammaturgie originali.
Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani offrono una sorta di lettura teatralizzata – c’è la musica dal vivo, le luci, il costume, il trucco e qualche spostamento dal leggio per compiere semplici azioni quali sedersi e accendersi una sigaretta – del loro nuovo lavoro, ispirato – affermano gli artisti – a un fatto di cronaca realmente accaduto. Non ci si deve aspettare, però, una narrazione coerente e dettagliata anzi, le vicende della protagonista incarnata sul palco da Baglioni risultano alla fine piuttosto confuse. Ciò che sembra interessare Bellani, autore del testo, è piuttosto utilizzare quello spunto di cronaca per dispiegare la propria indubbia capacità di scrittura, caratterizzata da un certo gusto per metafore e immagini inedite, per similitudini ed estrosi accostamenti. Una qualità letteraria che vuole scavare e rivelare l’interiorità della protagonista, vittima di abusi sessuali in famiglia e destinata a una vita da emarginata – questo abbiamo compreso. La condivisibile e meritoria volontà di evitare il racconto, troppo spesso morboso, di un pruriginoso caso di cronaca e, dunque, di astrarre e universalizzare la traumatizzata e lacerata interiorità della protagonista non trova però convincente realizzazione in un testo che scivola troppo spesso nel compiacimento letterario e nel gusto per l’immagine spiazzante – che, a volte, genera però un contrario effetto di ridicolo -, allontanando così il personaggio dal pubblico. Pericolo che non corre, invece Lucia Raffaella Mariani, autrice e unica protagonista di un monologo che, sfruttando anche alcuni espedienti da stand-up comedy, chiede esplicitamente e ottiene l’attiva partecipazione degli spettatori cui, all’ingresso in sala, è consegnata una rosa – di plastica. Freevola è il ritratto di una società costruita sull’apparenza e sulla costante necessità di approvazione pubblica; un one-woman show che svela senza auto-censura né intento auto-assolutorio la difficoltà di accettare il proprio aspetto fisico ma anche la propria umana fragilità. Mariani, autrice e interprete giovane ma di maturo talento, sa dosare con abile naturalezza risata e riflessione e costruisce uno spettacolo che, partendo da una intelligente comicità, giunge senza forzature né stacchi drastici a trattare tematiche di assoluta serietà: disturbi alimentari, pressione sociale, difficoltà a riconoscersi e ad accettarsi. Il pubblico partecipa attento e, nel finale, tributa alla protagonista un’emozionata e commossa cascata di rose.
Applausi e risate, invece, sono quelle che la platea riserva a Dario De Luca, autore e interprete in scena – accompagnato dalla complice “colonna sonora” eseguita dal vivo da Gianfranco De Franco – di una favola, contemporanea e antichissima allo stesso tempo, ma destinata “a un solo pubblico adulto”, I 4 desideri di Santu Martinu. Abbigliati come due bizzarri pellegrini, attore e musicista occupano uno spazio circolare, luogo magico in cui può riprendere vita la magica ed esemplare vicenda di una coppia di sposi calabresi. Lui semplice pastore, lei “casalinga”, si vogliono bene e paiono contenti della loro frugale esistenza. Ma la bramosia sessuale, animalesca e irrefrenabile, e la benevolenza di un santo, forse un modo per metterne alla prova la fede, conduce i due sposi a una condizione anatomica “inusuale” e, soprattutto, a una riflessione sui propri veri “desideri”. De Luca, ispirandosi e riscrivendo in dialetto calabrese alcuni fabliaux anonimi medievali, compone e narra con arguta ma empatica partecipazione la vicenda esemplare dei due sposi, iperbolica e grottesca com’è nella tradizione delle favole, paradigmatica senza però diventare didascalica. Una prova di attore - e di autore-regista – solida e avvincente, capace di rinnovare con estrosa fedeltà al genere la tradizione della narrazione orale, mostrando la forza inalterata della parola incarnata: materiale e allusiva, densa e astratta, letterale e fertilmente simbolica.
Emmipiacevavivere. Testo e regia di Michelangelo Bellani. Musiche originali composte ed eseguite da Francesco Federici. Con Caroline Baglioni.
Visto a OFFTOPIC il 24 maggio 2025
Freevola. Confessione sull’insostenibile bisogno di ammirazione. Testo, regia e interpretazione di Lucia Raffaella Mariani. Consulenza alla regia e alla drammaturgia di Lorenzo Maragoni. Consulenza al movimento scenico di Erica Nava.
Visto a Vinile il 24 maggio 2025
I 4 desideri di Santu Martinu. Favolazzo osceno adatto ad essere recitato dopo i pasti.
Testo, spazio scenico, disegno luci, regia di Dario De Luca. Musiche originali, disegno sonoro di Gianfranco De Franco. Costumi, oggetti di scena di Mariella Carbone. Con Dario De Luca e Gianfranco De Franco. Prod.: Scena Verticale; con il sostegno di MatrioskaOFF, Spazio MAI Movement Art Is.
Visto a San Pietro in Vincoli il 25 maggio 2025