Le mossettine, le smorfiette innocenti eppure sensuali, gli sguardi mobilissimi, seduttivi e smarriti al contempo, le richieste pressanti di aiuto e l’assoluta (forse apparente, forse no) autosufficienza affettiva: tutto insieme, contemporaneamente o tutto
in un rapidissimo succedersi o alternarsi: stiamo parlando della storia di Molly, una diciassettenne inglese, morta suicida nel 2017 - ma potrebbe benissimo essere una nostra liceale, sorella, cugina, figlia di amici che ci è cresciuta in casa – che si chiude in cameretta sua per fare la “content creator” nei suoi canali social, la consulente amorosa (nientedimeno), la confidente affettuosa di amori altrui e finisce per restare stritolata a morte da una forma di narcisismo virtuale e malato. Ecco allora che non è una parola astratta definire “interessante” “Molly”, lo spettacolo della compagnia torinese Cubo Teatro che si è visto a Castrovillari, nel contesto di Primavera dei Teatri XXV. Lo è davvero interessante questo lavoro, lo è moltissimo, lo è perché la ricerca che lo sostanzia si rivolge a un aspetto della cultura contemporanea – il narcisismo tecnologico - che è già pienamente realtà ma forse non è ancora abbastanza visibile e allarmante, come invece meriterebbe di essere per la sua gravità. È facilmente ipotizzabile invece che diventerà molto (tragicamente) visibile in un futuro non troppo lontano. Il fenomeno è quello del narcisismo costruito, indotto e alimentato parossisticamente dagli algoritmi dei social: un fenomeno che, considerato nel contesto dell’adolescenza o della post adolescenza, sembra presentarsi con effetti devastanti seppure non ancora del tutto studiati, identificati, mappati. Scrive il regista: «Molly indaga il tempo del narcisismo tecnologico, dove il rapporto con l’immagine modifica la relazione con l’altro e con sé, creando dipendenza e acuendo il dilagare del vuoto di senso, che spesso sfocia in una vera e propria pandemia depressiva. Soprattutto nella nuova generazione. Dedicato e ispirato alla vita di Molly Rose Russell, trovata senza vita nella sua stanza nel 2017, a una settimana dal suo quindicesimo compleanno, morta per depressione e cattiva influenza dei social». Sono parole chiarissime che spiegano il cuore politico di questo lavoro, ma qui ciò che conta esplicitare sono resa formale e capacità di agganciare il pubblico. Caratteristiche che appaiono del tutto all’altezza della profondità del concept perché si basano a loro volta su due solidi pilastri: da una parte l’importante prova dell’attrice che, come si è detto. è la giovane e molto talentuosa Letizia Alaide Russo, dall’altra il ritmo con cui si dispiega lo spettacolo. Certo, non c’è, non può esserci, prova attorale importante ma autonoma rispetto alla regia: allora qui l’impressione è che regista - in questo caso Girolamo Lucania, che è anche drammaturgo - e attrice abbiano lavorato e, quel più conta, abbiano riflettuto insieme, lungamente e assai accuratamente su una segmentazione minima di espressioni e gesti, non tanto per imitare la gestualità, la fisiognomica e la prossemica delle ragazze che vivono con noi (nelle scuole, nelle nostre case, in quelle dei nostri amici, nei luoghi di ritrovo, ma anche nei reel e nelle stories dei social media) e spesso vivono quasi esattamente come Molly, ma per riempire quei gesti e quelle espressioni di quel senso di vertigine dato dalla massa di sensazioni, emozioni, paure e passioni, ossessioni che vengono mobilitate, a fini lucrativi e quindi colposamente e crudelmente, dagli algoritmi dei social media per manipolare la psiche e l’intelligenza di una adolescente e far scattare, subito dopo, la trappola della solitudine, della fragilità emotiva, della ferita narcisistica, dell’amore malato che non sa (e non può) aprirsi all’altro diverso da noi, del disagio o della patologia che porta all’autolesionismo, all’isolamento (chiudersi in cameretta), alla morte. Riguardo al ritmo dello spettacolo si può affermare qualcosa di simile: ci sono accelerazioni e decelerazioni, movimenti che seguono con intelligenza il ritmo interiore di quella che sembra, ed in effetti è, una caduta in un baratro mortale. Una caduta che non solo fa riflettere in quanto storia individuale ed exemplum, ma soprattutto in quanto possibile destino collettivo che siamo chiamati a riconoscere e a contrastare efficacemente. Un’ultima notazione è necessaria e tanto più necessaria quanto utile a interpretare questo lavoro. Ci si riferisce all’organizzazione e alla disposizione della scena e all’apparato scenotecnico determinato dalla visual art e dai video live di Niccolò Borgia, mentre la colonna sonora originale e il sound design sono di Ivan Bert e Ruben Zambon. Tutto molto semplice: un tavolino laterale con il set da make up artist della ragazzina, una o due video camere con relative luci, lo specchio, un grande schermo che sostanzialmente è anch’esso uno specchio e che a un certo punto smette di funzionare da specchio per proporre frammenti di video art che amplificano e approfondiscono rendono visibile quanto accade in scena e dentro la mente della protagonista. Tutto omogeneo, efficace, molto sofisticato, ma perché? Proviamo ad azzardare una risposta che non sia banale e non ricalchi quanto affermato dal regista nella presentazione: si trattava di riprodurre una condizione umana (quella di Molly e, come si è detto, di numerosissimi adolescenti) in cui i confini tra il reale e il virtuale, tra il sé desiderante e l’altro da sé e oggetto del desiderio, tra il mistero dell’eros e quello dell’algoritmo, sono talmente labili, sfumati e difficilmente percettibili che deve risultare, come risulta, drammaturgicamente necessario (e non patetico) il perdersi narcisistico, vertiginoso e ferito, di quella ragazzina e di noi – proprio così, di noi - con lei.
Castrovillari, Festival Primavera dei Teatro 2025. 31 maggio 2025, Teatro San Girolamo. Molly (Prima nazionale). Un progetto di Cubo. Scritto e Diretto da Girolamo Lucania. Interpretato da Letizia Alaide Russo. Visual Art e Video Live di Niccolò Borgia. Colonna sonora originale e sound design di Ivan Bert e Ruben Zambon. Direzione Tecnica Alessandro Vendrame. Responsabile Tecnico Luca Martone. Progetto Grafico Simone Vona. Foto Angelo Maggio. Una produzione 2025 di Cubo, in collaborazione con Teatro Della Caduta, Giallo Mare Minimal Teatro, Catalyst ETS.
Foto Angelo Maggio