“Ivan e i cani” è uno spettacolo di narrazione. Uno spettacolo duro, in cui Federica Rosellini si mette lì, da sola, e recita narrando. Un racconto semplice: un bambino di appena quattro anni, maltrattato scappa di casa e, restato solo nella
poverissima, fredda, lacera Russia di Eltsin, è salvato, accudito, protetto dentro una tana sotterranea nella periferia di Mosca da una muta di cani randagi (tra gli altri Belka, Vano, Strelka, Ruslan e Kugya). Gli resterà per il resto della sua esistenza la capacità di capire intimamente la grandezza feroce, implacabile e giusta della natura. Un racconto semplice, però potente e ricco di echi ancestrali. Un racconto semplice ricco di sollecitazioni emotive e sensoriali: il freddo, la fame, la puzza insostenibile, la fatica della fuga, le botte, l’odore aspro della morte, la violenza e il senso del pericolo incombente. Il testo è di Hattie Naylor, proposto nella traduzione di Monica Capuani. La regia e il sound design elettronico sono della stessa Rosellini. La narrazione e la dimensione musicale sono realizzate dalla performer restando seduta (a recitare e suonare) e sarebbe stata cosa ben ardua dar vita a qualcosa d’interessante, o anche solo teatralmente all’altezza, se non fossero intervenute la capacità e la maturità artistica della performer a valorizzare quel racconto facendolo sgorgare vivo da chissà quale caverna o anfratto della storia e della cultura. Basta infatti una piccola esplorazione della nostra memoria culturale (o anche di una buona enciclopedia) e sarà facile trovare tutta una serie di racconti e di miti che vedono bambini piccoli salvati, custoditi e allevati da animali (pesci e animali immaginari compresi). Solo per fare qualche esempio celebre, nella lunghissima e plurisecolare storia dei miti e degli enfants sauvages: Zeus allevato dalla capra Amaltea, Romolo e Remo, il bambino salvato dal delfino di cui ci racconta Plinio il Vecchio, fino ad arrivare a tempi più recenti pensando al piccolo Mowgli raccontato da Kipling o a Tarzan cresciuto tra le scimmie immaginato da Edgar Rice Burroughs. Si tratta, in tutta evidenza di un archetipo culturale, che si è andato evolvendo in miti divini, in narrazioni fondative, in folklore e leggende popolari talvolta, in letteratura, in cinema, in cartoons talaltra. Un archetipo antichissimo, che rimanda a momenti certo non facili in cui la differenza tra uomini e animali selvatici, in un contesto di natura predominante, non doveva essere e apparire poi così marcato. Ecco perché questo spettacolo sembra contenere uno scarto segreto, un residuo mitico, un’oscura eccedenza di senso che spingono intimamente il pubblico oltre i limiti della letteratura e della narrazione teatrale.
Castrovillari, Festival Primavera dei Teatro 2025. 30 maggio 2025, Teatro Vittoria. Ivan e i cani. Un testo di Hattie Naylor. Traduzione di Monica Capuani. Voce registrata in russo di Laura Pasut Rosellini. Light design di Simona Gallo. Scenografia di Paola Villani. Costumi di Simona D’Amico. Aiuto regia Elvira Berarducci. Performer, sound design e regia Federica Rosellini. Management: Vittorio Stasi. Direzione generale Maria Rondanin Produzione Cardellino srl. Si ringrazia Trac centro di residenza teatrale / Factory compagnia diritti di rappresentazione a cura dell’Agenzia Danesi Tolnay.
Foto Giovanni William Palmisano