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Ritorna a Napoli il Campania Teatro Festival 2025, ormai definito campano per l’estensione del programma e per la diffusione degli eventi in tutta la regione e in varie province. L’apertura è dedicata ad Enzo Moscato, grazie al lavoro del suo allievo

Giuseppe Affinito, cresciuto, sin da bambino, all’interno della compagnia del compianto drammaturgo e attore napoletano. Affinito apre il Festival scegliendo uno dei testi più famosi e più ricchi firmati da Enzo Moscato, ossia PIÈCE NOIRE (Canaria), opera del 1983, contenuta all’interno del volume L’ANGELICO BESTIARIO, pubblicato da Ubulibri nel 1988; la prima messinscena risale al 1987, con una nuova versione nel 2010 che ha visto il debutto nel 2009 durante il Napoli Teatro Festival, con una compagnia d’eccezione in cui erano inseriti anche Enzo Moscato e lo stesso Giuseppe Affinito bambino. La versione 2025, presentata a quarant’anni dal Premio Riccione, è da considerarsi un lavoro che ha subìto l’evoluzione del tempo e la morte del suo autore. Dopo la scomparsa di Moscato ci si è interrogati sulla possibilità di future messinscene dei complessi testi moscatiani e, soprattutto, sulla modalità di recupero della lingua e dell’interpretazione dell’artista napoletano. Sappiamo bene che le versioni dei testi moscatiani, interpretate dallo stesso autore-attore o dirette dal loro creatore, hanno vissuto per un lungo arco di tempo e che, in assenza di Moscato, dovranno inevitabilmente confrontarsi con trasformazioni o interpretazioni che, forse, piaceranno poco ai puristi. Bisogna convivere con la presenza fortissima della lezione dell’autore e nello stesso tempo donare nuova vita ad un filone drammaturgico complesso, che richiede, in verità, una profonda preparazione da parte del pubblico. Giuseppe Affinito recupera il testo, osa e corre il rischio: «con questo nuovo adattamento/riduzione, ho voluto provare a estirpare ed isolare, dal pittoresco affresco drammaturgico (la cui possibilità di rappresentazione integrale racchiude un’intrinseca e strutturale difficoltà produttiva), quello che ritengo essere il vero cuore drammatico della vicenda: l’ossessione della Creazione, l’illusione della Perfezione, una certa morbosità psicotica sul rapporto tra bene e male, tra materia e spirito, tra luce e ombra, tra purezza e pulsioni». Lo stesso Enzo Moscato ci ha insegnato a osservare con curiosità le “tradinvenzioni” testuali e sceniche che diventano il frutto di una nuova scrittura, attraverso una lunga genesi che nasce da un modello conosciuto e riconosciuto. Tradire e inventare, come riporta il volume di recente pubblicazione “Tradizione, Tradimento, Tradinvenzione”, a cura di Antonia Lezza, pubblicato da Dante & Descartes nel 2024 e che contiene gli interventi di studiosi sull’opera di Enzo Moscato, rappresenta un processo lungo e rischioso, originale e maledetto, entusiasmante e doloroso. Giuseppe Affinito, dunque, riduce fortemente il testo di “Pièce Noire”, eliminando numerosi personaggi,  in particolare le prostitute/travestiti, ossia Hong Kong Suzy e Shangai Lil, personaggi cardine che aiutano, o fingono di aiutare, La Signora. Desiderio è la creatura voluta e creata dalla donna, orfanello recuperato per essere cresciuto come un essere asessuato, bellissimo, bravissimo nelle esibizioni, colto ed elegante, un angelo in terra; questo personaggio costituisce e rappresenta la ricerca di una vita, l’obiettivo costante di una ex prostituta ed ex maitresse che riesce a guadagnare così tanto da poter comprare alcuni locali del porto. La donna cerca di riscattarsi da una vita lugubre e invischiata nel marciume, ricadendo ripetutamente nelle viscere della morte, fisica e psicologica. L’ambientazione moscatiana persiste e resiste e riusciamo a sentire il puzzo delle stamberghe portuali in cui si svolgevano gli incontri a pagamento. La città nera e sconosciuta, o meglio conosciuta a tutti ma nascosta, emerge costantemente all’interno di questo testo. L’assenza di alcuni personaggi costringe al taglio di alcune parti interessanti del testo, che viene ridotto ad un nucleo fondamentale in cui agiscono i tre personaggi principali: la Signora, interpretata da Cristina Donadio, Desiderio, interpretato da Giuseppe Affinito, e Gigino, interpretato da Nando Paone, amico e nemico della donna, affarista losco e detentore di segreti. È evidente anche la scelta di una sorta di “purificazione” della lingua moscatiana, che sembra più italianizzata, meno sonora rispetto alle partiture originali, ma rispetta, in vari momenti, i riferimenti, le citazioni e gli innesti, come la citazione dell’incipit dalla poesia “Io sono verticale” di Sylvia Plath. In questa versione è doveroso descrivere le scene di Sara Palmieri e il disegno luci di Simone Picardi: Desiderio è inserito all’interno di un armadio-teca, protetto, come desiderava La Signora, dal mondo esterno. Questo essere efebico e quasi angelico, emerge dal vetro grazie a effetti di luce semplici, ma dalla resa straordinaria. La cornice di questa porta tra due mondi, di questa stanza-teca-prigione, è caratterizzata da mensole, su cui poggiano alambicchi, teschi e ossa, attraverso una ambientazione gotica e oscura. Immancabile il telefono, oggetto cult della Nuova Drammaturgia Napoletana. La porta, dunque, diventa elemento fondamentale della scena e personaggio essa stessa. Un plauso anche alla scelta dei costumi di Dario Biancullo, del trucco e parrucco di Vincenzo Cucchiara e di Sara Carbone. Desiderio compare bianchissimo, luminosissimo, acceca gli spettatori, è etereo, impalpabile, innocente, bambinesco e torbido allo stesso tempo, così come lo avevamo sempre immaginato. Un riconoscimento particolare a Nando Paone che incarna realmente il personaggio di Gigino, affettuoso, forse innamorato, losco, inaffidabile, affascinanti a tratti, ma fortemente poetico all’interno dell’oscurità da cui emerge costantemente, come voce della coscienza malata della Signora. Dopo la morte di Desiderio, che conosce la crudeltà del sesso a pagamento e del mondo sporco e oscuro, arriva un altro bambino, interpretato dal piccolo Leonardo Grimaccia. Persiste la morte nelle storie moscatiane, quella dei personaggi più deboli, meno accettati dal mondo crudele, quei personaggi apparentemente vinti che invece muoiono liberandosi da situazioni ambigue e dalla sporcizia in cui rimangono invischiati, invece, i personaggi che sopravvivono e che continuano, senza fine, a condurre la stessa vita. Non c’è riscatto per chi resta, ma liberazione per chi muore e quindi non resiste nel mondo reale.

CAMPANIA TEATRO FESTIVAL 2025
SALA ASSOLI NAPOLI
14 GIUGNO 2025

PIÈCE NOIRE (CANARIA)
DI ENZO MOSCATO
ADATTAMENTO E REGIA GIUSEPPE AFFINITO
CON CRISTINA DONADIO, NANDO PAONE, GIUSEPPE AFFINITO E IL PICCOLO LEONARDO GRIMACCIA
SCENE SARA PALMIERI
DISEGNO LUCI SIMONE PICARDI
DRAMMATURGIA MUSICALE CHIARA MALLOZZI
COSTUMI DARIO BIANCULLO
TRUCCO VINCENZO CUCCHIARA
PARRUCCO SARA CARBONE
ASSISTENTE LUDOVICA PAGANO
MOVIMENTI DI SCENA LUNA CENERE
ASSISTENTI ALLA REGIA ANTONIO TURCO LUCIANO DELL’AGLIO
FOTO FABIO CALVETTI
ORGANIZZAZIONE CLAUDIO AFFINITO
PRODUZIONE COMPAGNIA ENZO MOSCATO/CASA DEL CONTEMPORANEO