Natale 1980, da una letterina (quella letterina che tutti noi conosciamo da bambini) comincia un'avventura, l'avventura di una scrittura dissociata e quasi lasciata a sé stessa, ma contemporaneamente trattenuta, in una gabbia da cui non riesce a
evadere in quanto fatta delle sbarre che essa stessa si costruisce.
2025, la crisi dei cinquantanni, e l'avventura di Daniele Timpano è lungi dal concludersi come dimostrano questi suoi “Poemi Focomelici”, il cui titolo eterodosso e patologico sembra stare a dimostrare che le parole che li costruiscono non hanno alcuno slancio relazionale, fermandosi poco oltre il cuore e la mente che li producono.
Quest'ultima sua scrittura, composta scenicamente nella e dalla ineludibile collaborazione di Elvira Frosini, poco lirica e molto narrativa come sono i poemi che, come si sa, non sono poesie, è (restando nella linea 'creativa' degli autori) una sorta di 'coitus interruptus” con il teatro, inseguendo essa, più che la memoria, l'immaginazione 'circoncisa' dell'autore, e infine occupando la scena, un qualsiasi palcoscenico ma potrebbe anche agevolmente farne a meno, con il pudore sfrontato e irridente di chi in fondo si vergogna dell'esistenza e dell'universo 'stesso'.
“Interruptus” perché dentro un grumo di dolore e di angoscia che pur si percepisce e si trasmette, si intravvede un po' di retorica della 'tristezza' e dell'esclusione, una coazione anche ripetitiva in cui alla fine nascondere e, fin dove possibile, nascondersi.
Questo perchè l'autobiografismo a teatro rischierebbe di essere a volte 'fuori posto' se l'autobiografia non rinunciasse ad una parte di sincerità esistenziale (il teatro non è un gabinetto psicoanalitico) in favore di una sua più efficace drammatizzazione, che ne preservi la verità più profonda scremata dal narcisismo che talora l'accompagna e lo 'coccola'.
Lo spettacolo è comunque interessante e, grazie anche alle musiche originali di Marco Maurizi e al gioco delle luci di Omar Scala, attraente e talvolta fin magnetico quasi che lo sguardo e gli occhi di Timpano fossero dei giochi di prestigio più delle parole stesse.
Io credo che il teatro del duo (anche nella vita) Frosini/Timpano raggiunga esiti più efficaci quando si confronta con narrazioni, attuali e storiche, che meglio ne esaltano l'ironia profonda della scrittura drammaturgica, capace di trasfigurarle, grazie per di più alla capacità mimetica di una recitazione che perfora la Farsa e la Commedia dell'Arte per mostrarci attraverso quel foro la persistente tragedia dell'esistere, ma anche per suggerire come ad essa tragedia il nostro vivere e sopravvivere opponga 'ridendo' una resistenza irriducibile e incrollabile.
Come anche tentano questi irridenti ma mai volgari poemetti.
Nell'ambito di “SUQ Festival” ventisettesima edizione di Genova, nella suggestiva Isola delle Chiatte al Centro del Porto Antico, il 19 giugno in prima nazionale. Pubblico attento e molto partecipato che ha applaudito.
“POEMI FOCOMELICI”. Prima nazionale, versi, gesticolazioni e voce Daniele Timpano, collaborazione Elvira Frosini, musica originale Marco Maurizi, disegno luci Omar Scala. Un progetto di Frosini/Timpano. Produzione Gli Scarti Centro di Produzione Teatrale di Innovazione, Kataklisma teatro.
Foto Max Valle