Pin It

Si potrebbe dire che questa edizione 2025 del “Nervi International Ballet Festival”, una delle rassegne più prestigiose a livello mondiale e di cui quest'anno è “Responsabile Artistico” il giovane ballerino di nascita genovese Jacopo Bellussi, con questo

immortale classico “La Fille mal gardée” comincia dal 'principio'.
Ovviamente non nel senso che questo è il primo spettacolo della rassegna, ma nel senso che questo balletto, anzi, come è stato da allora definito, spettacolo di “danza-pantomina”, è un titolo tra i più vecchi, essendo il suo esordio risalente fin al 1° luglio 1789, se non il più vecchio ancora in 'repertorio'.
Ma questo non è tanto un dato storico, di Storia dell'Arte intendo ma non solo, è soprattutto un dato  latamente estetico segnando, quasi in contemporanea con ciò che stava accadendo nella società che si fa moderna (di lì a 14 giorni cadrà la Bastiglia e poi la monarchia assoluta aprendo la strada al trionfo della borghesia), una vera e propria rivoluzione nella Danza e fondando per così dire il moderno “genere balletto”.
Questo attraverso la sua apertura all'azione narrativa e quindi passando dagli schemi 'statici' e simbolici della classicità (in analogia, per il teatro basti pensare a Racine versus Moliére) alla dinamica dei sentimenti, con connesse sfumature psicologiche e anche esistenziali che liberano finalmente le passioni dai loro 'legacci'.
Scisse Jean-Georges Noverre, visionario riformatore del genere cui la prima coreografia de “La fille mal gardée”, firmata dal suo allievo Dauberval, evidentemente si ispira:
“L'azione in materia di danza è l'arte di trasportare, attraverso l'espressione vera dei nostri movimenti, dei nostri gesti e della fisionomia, i nostri sentimenti e le nostre passioni nell'anima degli spettatori”.
Una copernicana rivoluzione artistica che ha investito innanzitutto la tecnica, con l'introduzione ad esempio del “balletto sulle punte” la cui dinamica scardina la staticità dell'intelaiatura di stecche e crinoline delle precedenti “figlie di Tersicore”, liberando nel movimento il corpo finalmente portato sul proscenio nella sua stessa mal celata 'nudità'.
Grazie a ciò, poi, il nuovo balletto (classico) ha potuto recuperare in profondità, nonostante o forse proprio perché la mascherava nella tecnica e nella sua difficile ma indispensabile 'disciplina', lo spirito più profondo e ancestrale della danza stessa, tra cerchio magico e coreusi in cui si fondono la narrazione del sé con quella collettiva, in senso lato come la rivoluzione shakespeariana aveva recuperato lo 'spirito' della antica tragedia non 'imitandolo' ma bensì adattandolo ai tempi nuovi affinchè fosse in grado di esprimerli insieme all'uomo nuovo.
Certamente la vicinanza con gli eventi di quel fatico '89 è casuale ma forse solo fino a un certo punto.
Tutto questo, e mi si perdonerà al riguardo la lunga ma credo necessaria digressione, rende “La fille mal gardée”(titolo originario “Le ballet de la paille, ou il n'est qu'un pas du mal su bien”) un balletto/studio molto adatto per l'esibizione di una alta accademia di ballo (in questo caso quella della “Scala”) e la coregrafia (esordì nel 2023 alla Scala) del suo Direttore Frédéric Olivieri ne sa appunto trarre tutti gli elementi di innovazione e di riproposizione, quasi didattici, nella evoluzione e comprensione dei diversi 'passi' e passaggi, nella cui profonda immedesimazione può formarsi, sia nella mimica che nel movimento di braccia e gambe nella danza, quella spontaneità, tra psicologia del sentimento e psicologia della logica, che deve caratterizzare i danzatori e le danzatrici, ètoile, di prima e di seconda fila che siano.
È infatti la spontaneità, e talora la conseguente 'bontempelliana' ingenuità, che rende la tecnica, anche il movimento più complesso e difficile, attraverso il danzatore un canale di comunicazione e consapevole partecipazione con il pubblico, in fondo come un alfabeto sillabato insieme.
Da questo, forse, certi rallentamenti nell'azione che talora rendono il racconto stesso non del tutto equilibrato con qualche momento di minor attenzione.
Ben si comportano comunque gli allievi, tra secondo e ottavo anno di corso, dell'Accademia scaligera, e tra loro i cinque principali protagonisti, la ormai matura Laura Farina (Lise), Francesco della Valle (Colas) con qualche lieve imprecisione, un comico Giovanni Bellucci (Alain), Andrea Cipolla (Il padre di Alain) e infine Gisèle Odile Ghidoli (M.me Simone) la cui “danza degli zoccoli” è una vera e propria prova di bravura.
Tecnicamente tutti bravi, anche se qualche volta ancora mostrano quell'attimo in cui prima di iniziare un passo o una sequenza ancora ne 'pensano' i movimenti, quasi a riepilogarli nella memoria, ma è solo un momento destinato ad essere superato.
La narrazione di questa pantomina 'agreste' è semplice (un amore contrastato ma dall'esito felice) e tralasciamo di raccontarlo, se non rilevando che anche in quel racconto si notano i termini, forse non propriamente consapevoli, del mutamento sociale in atto a fine settecento.
Al Teatro Carlo Felice di Genova il 28 giugno. Ospite in sala insieme a Jacopo Bellussi la già grande étoile inglese Maina Gielgud. Buon concorso di pubblico e molti applausi.
LA FILLE MAL GARDÉE. Balletto in due atti. Coreografia: Frédéric Olivieri. Musica: Peter Ludwig Hertel (edizione Mario Bois, Parigi). Scene: Angelo Sala. Costumi: Luisa Spinatelli, rielaborati da Maria Chiara Donato. Luci: Andrea Giretti. Si ringrazia Fondazione Milano per la Scala balletto e la signora Hélène de Prittwitz Zaleski. Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri.