Durante il Campania Teatro Festival 2025 ci ritroviamo all’interno di una baita e, nonostante il forte caldo, immaginiamo paesaggi di montagna e un lago, campagne e silenzi, nebbia e fruscio degli alberi. La scena apre uno squarcio all’interno della
baita dove vivono l’anziana Lori e la svampita nipote Betty, considerata pazza da tutto il paese; la scenografia ci costringe, quindi, a guardare all’interno dell’ambiente e, in qualche modo, ci ritroviamo seduti davanti ad un tavolo, mentre si svolge un battibecco tra la due. L’argomento dell’animata conversazione descrive la presenza di una rana che Betti avrebbe deciso di allevare e di allenare in occasione di una competizione. Sembrerebbe, dunque, un dialogo da american comedy, surreale e così strano da spingere alla risata il pubblico. In verità questa caratterizzazione diventa costante all’interno di tutto il racconto e gli spettatori ridono, sebbene la storia narrata diventi black comedy e racconto psicologico. Nonostante il programma di sala ecceda nelle descrizioni, accennando alle numerose sfumature contenute all’interno della ricca drammaturgia, tutta la narrazione è fortemente sorprendente e ricca di colpi di scena. Coinvolgente l’interpretazione delle tre colonne di questo spettacolo: Elsa Bossi, Marina Occhionero e Chiara Stoppa. Dalla drammaturgia di Gabriele Di Luca, che è anche regista insieme a Massimiliano Setti, la Compagnia Carrozzeria Orfeo presenta al Campania Teatro Festival MISURARE IL SALTO DELLE RANE, in scena il 24 e 25 giugno presso il Teatro Nuovo di Napoli. Platea gremita, numerose le presenze attoriali tra il pubblico che rimane in silenzio e assorbe ogni singola parola di questo lungo racconto che si evolve per un’ora e trenta minuti. Una storia di donne, raccontata da donne, che descrivono la presenza di altri personaggi, quelli maschili oscurati da un telefono, da un ricordo, da una descrizione, ma mai presenti in scena. La storia di un suicidio diventa elemento cardine per attivare una ramificazione di narrazioni secondarie che sono inevitabilmente legate alla morte di una ragazza. Tre tipologie di donne che si scontrano e si confrontano con il dolore: dalla madre anziana che sopravvive dolorosamente alla morte della figlia, alla nipote che reagisce attraverso un’iperattività inarrestabile e riversa il suo amore sugli animali e sulle rane, dopo aver perso l’amata cugina-sorella, bloccandosi in un’adolescenza mai evolutasi. Infine, l’estranea, Iris, l’elemento cardine che riunisce la zia e la nipote, che colma in qualche modo dei vuoti, che ritrova gli anelli mancanti e che riesce a risalire al motivo del suicidio della figlia di Lori. Questo personaggio femminile, molto giovane, proviene “dall’altra parte”, come ripete spesso: le rive opposte del lago rappresentano un altro mondo, la città, la routine, l’inarrestabile vita di tutti i giorni. Anche il rapporto con il marito sembra debole, ma questa donna, una volta arrivata per caso nel mondo di Lori e Betti, si siede su quella panchina che guarda giù, a strapiombo, sul baratro e sul lago. Quella panchina che ha visto, forse, per l’ultima volta la ragazza suicida e da cui è possibile osservare l’altra faccia della vita, l’altra riva del lago. Di fronte a queste tre donne, il pubblico rappresenta “l’altro lato”, ossia tutte quelle persone che non hanno vissuto la stessa esperienza, ma che si rivedono negli occhi e nelle storie di queste protagoniste. Dalle acque del lago affiora una bottiglia con un messaggio, l’ultimo scritto dalla ragazza suicida. Una radio, una canzone, una certa circolarità caratterizza la vita di questa madre che, ormai inasprita dal dolore, sopravvive in attesa della fine della sua vita. Lo spettacolo presenta caratteristiche cinematografiche, a tratti ricorda le trame delle serie televisive, ma la natura della narrazione è fortemente letteraria. La drammaturgia, dunque, sembra estratta dalle pagine di un romanzo, ma nello stesso tempo è collocabile e immaginabile sul grande e sul piccolo schermo. Quello che colpisce, sicuramente, in un’era di grande aridità scrittoria e comunicativa, è la profonda cura della parola, la ricchezza esplosiva nella costruzione delle frasi e dei costrutti sintattici, la variegata scelta di registri comunicativi che alternano momenti di fortissima comicità, di ironia, di malinconia e anche punte di grande poesia. Le tre attrici incarnano perfettamente i loro ruoli e danno vita ad una recitazione incalzante, solida e maestosa anche nei momenti più comici, necessaria affinché si mantenga un certo ritmo narrativo che, altrimenti, risulterebbe noioso e poco coinvolgente. Curatissime le scene e le musiche che ricordano, appunto, un set cinematografico. La costruzione di questo spettacolo sembra apparentemente seguire una struttura classica, dal prologo all’epilogo, passando per i flashback e le anticipazioni. Oggi ritrovare in scena una drammaturgia che segua questa sottile linea di ironia all’interno di un contesto psicologicamente doloroso è una vera fortuna: i colpi di scena, infatti, pur essendo terribili, in quanto ci ritroviamo difronte non solo ad un suicidio, ma anche ad un omicidio, non sono banalmente terrificanti, ma permettono un processo di liberazione catartica che sfocia poi in una risata comune. La scrittura drammaturgica deve essere frutto di abile penna che progetta una struttura coerente, che non perda i pezzi durante la narrazione scenica e che tenga incollate saldamente tutte le ramificazioni narrative che potrebbero perdersi, senza ricongiungersi poi al nucleo drammaturgico principale. Questo spettacolo, dunque, rispetta quanto è richiesto dal teatro di tutti i tempi: una bella storia, una coerenza narrativa, delle scene curatissime ed una eccezionale interpretazione. Non serve altro.
Foto di Simone Infantino
CAMPANIA TEATRO FESTIVAL 2025
MISURARE IL SALTO DELLE RANE
24-25 GIUGNO 2025
UNO SPETTACOLO DI CARROZZERIA ORFEO
DRAMMATURGIA GABRIELE DI LUCA
REGIA GABRIELE DI LUCA E MASSIMILIANO SETTI
CON ELSA BOSSI, MARINA OCCHIONERO E CHIARA STOPPA
ASSISTENTE ALLA REGIA MATTEO BERARDINELLI
MUSICHE ORIGINALI MASSIMILIANO SETTI
SCENE ENZO MOLOGNI
REALIZZAZIONE SCENE ATELIER SCENOGRAFIA FONDAZIONE TEATRO DUE
COSTUMI ELISABETTA ZINELLI
REALIZZAZIONE COSTUMI ATELIER SARTORIA FONDAZIONE TEATRO DUE
ILLUSTRAZIONE LOCANDINA FEDERICO BASSI E GIACOMO TRIVELLINI
FOTO DI SCENA SIMONE INFANTINO
ORGANIZZAZIONE LUISA SUPINO E FRANCESCO PIETRELLA
UFFICIO STAMPA RAFFAELLA ILARI
UNA PRODUZIONE FONDAZIONE TEATRO DUE, ACCADEMIA PERDUTA/ROMAGNA TEATRI, TEATRO STABILE D’ABRUZZO, TEATRI DI BARI E CAMPANIA TEATRO FESTIVAL – FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL
IN COLLABORAZIONE CON ASTI TEATRO 47