La magia quale concreta metafora dell’impossibile risoluzione del mistero dell’esistenza umana. La magia, non i banali trucchi di un incantatore da quattro soldi, ma la capacità o, meglio, l’arte, di incrinare l’assolutezza delle leggi della scienza. Di magia
parla l’ultimo spettacolo di Babilonia Teatri, originato dall’incontro di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani con un vero prestigiatore, Francesco Scimeni. Insieme a loro, in scena, un’attrice, l’elegante ed eterea Emanuela Villagrossi, disposta anche a trasformarsi in complice assistente, sottoponendosi a magie da manuale: la donna nell’armadio segata in tre parti ovvero sdraiata in serena levitazione. I quattro costruiscono uno spettacolo surreale e a tratti comico, pervaso da reale dolore e da lucida volontà di comprenderne la natura così da poterlo forse superare. Il tema di cui davvero si parla, infatti, è la morte: il lutto per la scomparsa della persona amata e la sua rielaborazione, in fondo impossibile. Magia e morte, illusionismo e miraggio di eludere infine il fatale meccanicismo alla base dell’esistenza umana. Abracadabra, una formula magica che si fa dunque preghiera, in costante e precario equilibrio fra scetticismo e necessità di credere. Abracadabra, uno spettacolo costruito anch’esso sull’alternarsi di gioco e serietà, illusione e razionalità: la stessa interazione con il pubblico, coinvolto fin dall’esordio da Francesco Scimeni in un numero collettivo con le carte e poi di nuovo in altri sipari, compreso il “magico” finale, è un mezzo per ribadire, in primo luogo a sé stessi, l’universalità della questione al cuore del lavoro, la comune e condivisa domanda sul come sopravvivere alla malattia e alla morte di chi ci è caro. Non servono a molto le sentenze consolatorie di filosofi e psicanalisti à la page e, forse, è più sano abbandonarsi al pianto – i quattro inondano di “lacrime” il palco e la platea – e all’obiettiva analisi dello stato delle cose: l’avanzare inesorabile della malattia, il poco tempo rimasto da trascorrere insieme, e, poi, il sentimento di vuoto e la consapevolezza che il dolore si è ormai conficcato stabilmente nel cuore. La magia consente di far riaccoppiare carte spezzate a metà e riapparire su un’ampia poltrona una donna apparentemente volatizzatesi nel fumo, ma si tratta pur sempre di illusioni argutamente escogitate dall’intelligenza e dall’inventività umane – e i quattro non esitano a riconoscerlo. Ben più difficile accettare la morte di qualcuno: certo, per qualche minuto è possibile illudersi che l’amata si sia trasformata in scintillante polvere di stelle ma, alla fine, l’unica medicazione che non brucia troppo è una playlist personalissima e sentimentale. La musica e il costante giocare con consapevoli magie che regalano istanti di momentanea sospensione dal dolore.
Testo, regia, scene e costumi di Babilonia Teatri. Con Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Scimemi, Emanuela Villagrossi. Produzione: Teatro Metastasio di Prato; con il sostegno di Operaestate/CSC di Bassano del Grappa e Ariateatro Ets.
Visto al Teatro Remondini di Bassano del Grappa (VI) il 17 luglio 2025 nell’ambito di Operaestate Festival Veneto
Foto Giulia Lenzi
