Riprende la testimonianza di Rosa, dopo una pausa voluta dal Presidente della corte, il quale comunica che, come altre volte, l’imputato, accusato di omicidio per rivalità di stampo camorristico, è assente, anche perché ha sempre sostenuto che le
testimonianze di Rosa D’Esposito, sono del tutto inventate, proclamandosi innocente.
“Nessuno più sarà felice! Non tu, mia pura amica, non io, né l'uomo che, prima follemente amato, finisco ora per dover odiare... Nessuno sarà più felice! Mi credi ora? mia sorella, mia ancella, mia “bambulella”!? Che mi guardi, e non parli, in quest’aula di giustizia, dove si mischiano pietà, condanne, nequizia, perdono!”.
Interviene uno dei giurati, rivolto alla giovane attrice.
“La prego di facilitare il compito della giuria andando al sodo della sua testimonianza. E poi vorrei ricordarle che lei potrebbe correre il rischio di subire una qualche imputazione con il suo vortice di parole.
“Ho quasi finito, signor giudice… Oppure vuoi, amica mia, con coraggio estremo, da me accompagnata, scendere nella cantina, in quel luogo sacrilego che è stato un orribile macello?... Vuoi forse avere la prova finale, e terribile, per toccare con mano il frutto marcio di un crudele Caino che ha fottuto la nostra vita, con quella di Abele? Ora mi vuoi credere, amica mia, è vero? È giusto credere per non vedere...”.
Rosa si asciuga con un fazzolettino le lacrime e il sudore. Si siede per subito rialzarsi, prende fiato.
“E allora addio sia alla vita, ora inizia un infinito lutto. Mai più baci, carezze, solo illusioni, incertezze, passività, cupa depressione, rinuncia, immobilità...
Nessun “frutto d'amore” per i nostri ora sterili grembi; non bimbi da poppare, da cullare... Non vita nuova... mai più baci strappati e poi ridati, mai più mani rapaci, visi arrossati, sessi bagnati dalla foia, furie di sensi, ardori da troia, danze sfrenate... corpi nudi abbracciati, nelle spiagge dell'estate, nei letti disfatti dell'amore... mai più sudori, calori, dolori sensuali e odori di corpi... Mai più!”.
Nel silenzio assoluto dell’aula tuona la voce del Presidente, che si mostra molto infastidito:
“Signorina Rosa D’Esposito le do ancora 3 minuti di orologio, poi le toglierò la parola…“.
Interviene il Pubblico Ministero:
“Siamo in un’aula di Giustizia, la smetta di usare un linguaggio così corrivo e volgare in questo luogo per certi versi sacro!”.
Come del tutto distaccata, incurante di tutti, presa dal e nel suo groviglio di pensieri, parole, singhiozzi, silenzi, Rosa riprende a parlare:
“O sorella, o amica mia, povera e sola oramai, ripeti con me e grida al mondo intero, che è un desolato cimitero, un ritornello tragico, una invettiva blasfema: “ Io maledico la vita, quel dio che l'ha creata. Maledetto l'amore! Universale illusione! Primo e vero inganno per ogni creatura! Maledetto sia il mondo intero, il cosmo infinito, senza pietà. Maledette le nostre anime, maledetti i nostri pensieri, gli istinti della più cupa disperazione... Maledetto sia il tempo, che non gira così rapido da consumare tutto di noi: esistenza, nome, ricordo. E così sia, amica mia, che non dici nulla!”.
Dal fondo dell’aula si sente una voce quasi gridare:
“Ti prego Rosa, basta, non dire più nulla...”.
“Fosse tutto un orribile sogno, eh? Ti piacerebbe!? Un incubo impazzito, l'incanto di una strega che tutto poi dissolve... oppure il battito d'ali liberatore di un angelo...
Oppure, oppure… vorrei che il tempo si arrotolasse all'indietro, la vita riprendesse dall'inizio... i nostri anni, le nostre ore, le nostre passioni, le nostre azioni, senza più incontrare traditori assassini...
Vorrei che tu, tu... mia amica sorella: mi odiassi, mi uccidessi, mi spaccassi il ventre, mi perforassi il cuore. Spezzami le unghie una ad una. Succhiami i globi degli occhi... Staccami con morsi furiosi i capezzoli dei miei seni gloriosi. Infila una lama rovente nella mia anima da niente. Spaccami le ovaie affinché non diano altra vita... Cagami. Vomitami. Smerdami. Sbudellami. Annullami. Azzerami!
Interviene il Presidente:
“Signorina, ora do ordine ai carabinieri qui presenti di arrestarla, chiaro? Si rende conto che non sta per nulla aiutando la corte nello stabilire se il suo ex fidanzato, il suo uomo, ha davvero ucciso il compagno? Che la sua non è una testimonianza ma uno sfogo in stile teatrale?”.
“No, no, ho finito, morissi qui! Io, sola, ho visto, e non ho fatto nulla! Annullata dal mio Boss, schiava del mio Ras, come un burattino, come un docile manichino, come una formichina, come pallido gelsomino... Nulla ho fatto, nemmeno pregare come faceva mammà... Non un grido feci, in quella cantina dov'è esploso l'odio... il Male; con la fine del tuo uomo, sorella mia, è finita pure la nostra storia, che non avrà memoria...”.
Dopo una breve pausa, in un silenzio agghiacciante:
“Cadesse ora un'immensa pioggia di sale, esplodesse il sole, cadesse l'oscurità totale nella nostra città. E così sia... dove non ci può esser armonia, giustizia, pietà, perdono... dove io, sola, ho visto!
Addio, mia amica Alba... non avrai più vera vita, né consolazione, nemmeno in questa mia che forse sembrerà a tutti teatrale azione, in questa fatale ed ultima disperazione, in quest'ultima negazione... Lascio a te l'ultima parola, che voi tutti qui presenti non udirete; ... e ti chiedo un filo di umana pietà... Addio a tutti e a me, ormai sola; e questa è per voi tutti, la mia ultima parola...”.
Rosa farfuglia delle ultime frasi, con enfasi e pianto “asciutti”:
“ 'O saccio, che me vurrisse dicere, cara!
Ma non ti posso più ascoltare, me ne devo
oramai andare...
Dove? ... Forse…” indicando i presenti, lentamente, “loro te lo sanno dire!
O forse altri, altri ancora,
in altro luogo in altra ora,
forse vicino, forse lontano;
e piano piano, a saluto mandarti,
solo posso ora alzare
la mia stanca mano!
Addio, adieu…”.
Alcuni amici di Napoli mi hanno assicurato che di Rosa D’Esposito, assai promettente attrice napoletana, e dell’amica Alba, non si è più saputo nulla! Per tutti resta nella memoria “il caso Rosalba”!
NB
L’autore dichiara che eventuali coincidenze di nomi e di fatti sono assolutamente involontarie.
