Adriana Asti è stata più che un'attrice, ovvero un'attrice 'diversa', è stata soprattutto un volto dagli occhi febbricitanti, è stata un corpo integralmente 'recitante' attraversato dal testo e dalla messa in scena come da energia elettrica. In fondo uno
pseudonimo (il suo vero nome era Adelaide Este) dell'essere attrice in qualunque scenario si trovasse ad operare, fosse il teatro in cui ha cominciato o il cinema o anche la televisione in cui ha sempre lasciato una traccia singolare.
Si è spenta nel sonno a 94 anni, senza clamore e con grazia, come nel suo stile così incisivo in cui anche lo 'scandalo' restava nelle righe dell'arte della recitazione, dopo aver attraversato tutta la seconda metà del '900 e una parte di questo nuovo secolo ancora difficile da comprendere.
A teatro con Strehler e Luchino Visconti o con il secondo marito Giorgio Ferrara, mettendo alla prova testi complessi e innovativi, tra cui il poco compreso “Ti ho sposato per allegria” di Natalia Ginzburg al Gobetti di Torino nel 1966.
In quei lunghi anni intercettò anche il grande Bob Wilson sotto la cui direzione interpretò “Giorni Felici” di Beckett nel 2010 e che, per una strana coincidenza della storia, è morto come lei il 31 luglio scorso.
Nel cinema, poi, con Pier Paolo Pasolini, di cui fu sincera amica e che le ritagliò una parte memorabile nel suo “Accattone”, o con Mauro Bolognini, Vittorio De Sica, Bernardo Bertolucci in “Prima della Rivoluzione” del 1964, e ancora con il Luchino Visconti di “Rocco e i suoi fratelli” del 1960, e tanti altri maestri.
Le ultime sue intense prove cinematografiche furono quelle in “Journal d'une femme de chambre” dal romanzo di Octave Mirbeau del 2015 con la regia di Benoit Jacquot, e in “Nome di Donna” di Marco Tullio Giordana del 2018.
In televisione fu protagonista di sceneggiati, come allora si diceva, con Mario Landi e Anton Giulio Majano tra gli altri, ma soprattutto fu una delle interpreti più intense di quella 'prosa televisiva' di qualità di cui sentiamo molto la mancanza, o anche dei perduti 'radiodrammi' un tempo molto seguiti.
Tra tutti questi appuntamenti ricordiamo un memorabile “Ceneri alle ceneri” di Harold Pinter diretto, per il teatro e la televisione insieme, dallo stesso drammaturgo, in cui Adriana Asti duettava con il grande attore polacco Jerzy Stuhr e, tra gli 'extra', il programma di interviste “Sotto il divano” in cui, tra gli altri, ospitò il fondatore della psicoanalisi italiana, nonché suo psicoanalista, Cesare Musatti.
Tantissimi anni di attività, in cui passato e presente si confondono e sembrano congiungersi, vissuti con eleganza e con arte, senza enfatizzare 'sacri fuochi' in cui, come ha dichiarato in una intervista, non credeva per niente, ma anche con grande 'ironia'.
Tanti anni in cui fu anche valentissima doppiatrice, ma in fondo meno veri riconoscimenti e premi rispetto a quelli che avrebbe meritato.
