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Lo spettacolo “La sparanoia” di Niccolò Fettarappa teatralmente è dinamite. Lo si è visto a Palermo, a Spazio Franco, il 26 settembre scorso nel contesto del Mercurio Festival. In scena ci sono lo stesso Fettarappa e Lorenzo Guerrieri che curano

insieme anche la regia. Si ride tantissimo e di gusto, perché è uno spettacolo concepito con intelligenza e sguardo totalmente libero sulla realtà e soprattutto perché è costruito a regola d’arte. Veramente a regola d’arte: tempi comici scatenati e perfetti, dialoghi sicuri e un prezioso equilibrio paritario tra i due protagonisti, classico ribaltamento basso corporale, paradossi, non sense, invenzioni linguistiche, sana cattiveria, attacco spietato al potere e alla genuflessione moderata, vigliacca e piccolo borghese al potere. Alla violenza del potere, anche del potere intellettuale. Tutto, veramente tutto quanto serve per far ridere. Proviamo allora a raccontarlo questo lavoro, ma senza spoilerarlo. Il soggetto è il tragicomico e fallimentare empito rivoluzionario di due giovanissimi “compagni” che vorrebbero far sul serio e il contesto è la crisi, se non proprio la scomparsa, della sinistra, come movimento politico e cultura politica. Ovvero tutto ciò che accade nel mondo della sinistra se, tolta la lotta di classe e l’inevitabile durezza dello scontro che le è implicito, restano i “succhetti” a merenda per tirar su i ragazzetti e la “quinoa”, le occupazioni delle scuole e delle università (con i genitori che le sostengono emozionati) e la coesione sociale, le politiche culturali e quelle di genere, i diritti e le fragilità, l’inclusione e il politicamente corretto, l’europeismo e il bilancio dello stato, una qualunque tassa “pimpa” invece che la tassa patrimoniale (mai sia), la mamma – eterna, ubiqua e fortissima - invece della lotta. Tutte cose sacrosante per carità, queste e molte altre che sembra persino ridondante ricordare, ma senza la sostanza politica della difesa di interessi economici precisi, restano parole vuote che lasciano spazio a sinistra a opportunismi, ipocrisie, bugie pietose e antichissime furbizie, buone solo per chi ha convenienza a crederci. Oppure per chi in buona fede – infatti è un compagno serio, generoso e responsabile - vorrebbe crederci ancora, crederci ogni volta (campagne elettorali, mobilitazioni su diritti, lettere aperte e firme, campagne referendarie, tendenze culturali), ma poi si stufa e comincia piano piano ad arrendersi. Si sente in colpa ma pensa alla salute, si sente in colpa ma pensa al mutuo, si sente in colpa ma comincia ad arrendersi. Comincia ad arrendersi di fronte alla chiarezza populista delle parole d’ordine (velenose e ripetute mille volte) della destra, anche della destra peggiore: la repressione, i divieti, i manganelli facili, gli sgomberi, la propaganda bugiarda legge e ordine, gli interrogatori, le polizie (difese a priori e a prescindere), le identificazioni sottilmente intimidatorie, e ancora il machismo, il fastidio per i poveri, per le periferie, per ogni diversità, per gli stranieri (solo se poveri), l’odio malcelato per l’antifascismo e per qualunque libera manifestazione del pensiero critico. La situazione rappresentata in questo spettacolo è questa ed è la nostra situazione ed è davvero inquietante, ma soprattutto è vera, profondamente vera. Il teatro comico, questo teatro comico, fa il suo mestiere con totale onestà e sacrosanta, liberatoria, consapevolezza politica. Ce ne vorrebbe ancora sinistra, ce ne vorrebbe a destra sulla destra. Ce ne vorrebbe molto di più nel nostro triste paese, per ridere, provando magari a non affondare nel ridicolo.

Palermo, Mercurio Festival delle arti multi-disciplinari VII Edizione, Palermo 26 settembre 2025, Cantieri Culturali della Zisa, Spazio Franco, direzione artistica partecipata, coordinamento Giuseppe Provinzano. Spettacolo: La sparanoia progetto ideato e scritto da Niccolò Fettarappa, con Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri. Contributo intellettuale di Christian Raimo. Regia di Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri. Co-produzione SARDEGNA TEATRO – AGIDI. Con il sostegno di Armunia Teatro, Spazio Zut, Circuito Claps, Officine della cultura.

Foto Nayeli Salas