Già a suo tempo assolti o condannati a Torino, dalla comunità/giuria del pubblico in sala, grandi e miti della Storia, da Bruto a Garibaldi, da John Kennedy a Giulio Andreotti, la drammaturga, regista e nell'occasione anche protagonista in scena Pietra
Selva Nicolicchia, stimolata da più parti, passa a processare la forma di governo più difficile che ci sia, ma anche la migliore che, dal suo nascere fissato in Grecia, sia mai stata inventata.
Cioè, appunto, la “Democrazia” ed in particolare la democrazia italiana, la forma che tale principio ha concretamente vestito nel nostro paese alla fine del secondo conflitto mondiale, sulla spinta della Resistenza e della sconfitta della dittatura fascista.
Il processo si è aperto sulle assi del teatro Eleonora Duse di Genova, per la produzione del Festival dell'Eccellenza al femminile/Schegge di Mediterraneo diretto da Consuelo Barilari.
Presidente della corte il Procuratore Gian Carlo Caselli, pubblico ministero Marco Travaglio, avvocato di parte civile Alessandra Ballerini, mentre la difesa era affidata a Sergio Cofferati insieme all'attrice Gloria Liberati.
Accusa e difesa si sono confrontate con passione mentre sfilavano i testimoni, alcuni interpretando sé stessi, come i bravi Laura Romeo e i sindacalisti Antonio Li Puma e Sergio Chierotti, una venendo dal recente passato come Hanna Arendt, interpretata da Maria Dolores Pesce, a portare il peso di una riflessione, anche tragica, che ha attraversato tutto il '900.
Attorno a loro, a dire di noi, il coro che esce dalla platonica caverna degli umani per affacciarsi alla Storia. Erano i giovani diplomati o frequentanti la scuola del Nazionale di Genova Anna Bodnarchuk, Giorgia Fasce, Antonella Loliva, Irene Mori, Davide Niccolini e Alessio Zirulia che hanno retto la scena con bravura, ironia e compostezza recitativa.
Uno spettacolo di cui evidentemente si sentiva la necessità in città e che per questo ha visto un afflusso di pubblico eccezionale e inconsueto, per il “sold out” della storica sala, e molti spettatori in attesa sperando in qualche rinuncia dell'ultimo minuto o che si sono dovuti arrendere, a dimostrazione ancora una volta di quanto le persone abbiano 'fame' di approfondimento e conoscenza.
Uno spettacolo molto rivolto alla polis, nel segno della più vera democrazia, condotto sul filo di una narrazione scenica che ne ha accentuato i caratteri di una riflessione comunitaria riguardo a ciò che eravamo, a ciò che speravamo di diventare e a ciò che invece siamo diventati, mettendo a disposizione una grande varietà di argomentazioni sia per l'accusa che per la difesa.
Quindi non solo e più di una rappresentazione teatrale, un vero momento, cioè, di espressione della polis, come testimonia il fatto che sulla scena siano state chiamate, oltre ai giovani attori del coro, 'persone' a rappresentare la comunità, sia tra i membri della corte, tra giudici emeriti, giornalisti d'inchiesta, sindacalisti storici e avvocati 'impegnati', che tra i testimoni, con una studiosa e critica di teatro, un militante politico, un lavoratore con una storia icasticamente dolorosa, una donna impegnata nel sociale e l'avvocato Gabriella De Filippis che ci ricorda la Costituzione, in rappresentanza di un corpo sociale che chiede, e qui ottiene, 'voce'.
Tante erano queste argomentazioni che, come spesso accade nelle discussioni veramente sentite, lo spettacolo ha un po' sforato i tempi previsti, senza peraltro che la gran parte del pubblico esprimesse qualche vero disagio.
Alla fine la platea/giuria, che ha votato per alzata di mano a fine spettacolo, si è mostrata così divisa ed equilibrata rispetto al verdetto, anche per la oggettiva difficoltà della 'conta' stante il gran numero di persone presenti, che la Corte ha dovuto rinunciare ad emetterlo, rimandando così alla collettività la palla di una ulteriore e dovuta riflessione su un tema sensibile, che tutti ci riguarda ma che sembra disperdersi in mille rivoli e in mille contraddizioni.
Del resto l'antico “Divide ed Impera” di ogni autocrazia, nemico mortale di ogni vera 'democrazia', sembra purtroppo tornato molto di moda anche in questi “patrii lidi”. Ci auguriamo che questo 'processo' possa presto essere anche altrove celebrato, riscuotendo gli stessi lunghi e ripetuti applausi dalla sala, e che magari possa raggiungere un 'verdetto'.
“PROCESSO ALLA DEMOCRAZIA”. Drammaturgia e regia di Pietra Selva Nicolicchia. Con Gian Carlo Caselli, Marco Travaglio, Sergio Cofferati, Alessandra Ballerini, Gabriella De Filippis, Maria Dolores Pesce (nel ruolo di Hannah Arendt), Laura Romeo e i sindacalisti Antonio Li Puma e Sergio Chierotti. Il Coro: Anna Bodnarchuk, Giorgia Fasce, Antonella Loliva, Irene Mori, Davide Niccolini e Alessio Zirulia. Produzione Festival dell'Eccellenza al Femmininile / Schegge di Mediterraneo. Al teatro Eleonora Duse di Genova il 29 ottobre.
