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“Ridere d'agosto, ma anche prima..” è il titolo della rassegna organizzata dal Teatro Garage di Genova con un fitto calendario tra luglio e agosto. Il 2, nella sala all'aperto allestita nei giardini della centralissima Villa Imperiale nel quartiere di San Fruttuoso, è stata la volta di una giovane e piccola compagnia genovese, Il Teatro delle Formiche, con questa curiosa variazione sul famoso testo trecentesco. La drammaturgia è di Michela Terrile, da una idea di Fiona Dovo, la regia della stessa Terrile mentre in scena si sono esibiti Claudia Benzi, Fiona Dovo, Paolo Drago, Laura Formenti e Irene Lamponi. Curiosa, dicevo, perchè, all'interno di una sintassi drammaturgica tradizionale se non ormai consueta, prova ad articolare in scena la riproposizione narrata di alcune delle più famose novelle del Boccaccio, da Andreuccio a Chichibio, come occasione e motore di un intreccio scenico che ambisce ad una sua autonomia espressiva e significativa. Una struttura narrativa dunque che non vuole essere mero contenitore o trait d'union per rappresentare e drammatizzare le singole novelle, ma che usa queste quasi come giustificazione di una fabula che si affaccia sulle più tradizionali modalità del riso e del grottesco, tradizionali ed antiche come quelle che nascono intorno ai desideri e alle pene 'd'amor'. Ne nasce uno spettacolo piacevole e leggero con tratti da teatro di strada per l'ambientazione 'povera' e l'uso di un solo oggetto di scena che si trasforma in corsa (il carretto che diventa tavolo, o letto, o addirittura barca), ed una declinazione eminentemente didattica come nella tradizione della compagnia. Una allegra e molto leggera 'esegesi' del decamerone, in sostanza, ed un'occasione di prova recitativa dagli esiti abbastanza buoni per la mimica e la gestione dei movimeni scenici e registici. Buona la risposta del pubblico per una compagnia che attendiamo a prestazioni più impegnative.