Caro Diario,
al ritorno da Istanbul ho deciso di riposarmi un po' e di lasciare spazio ad una bella lettera di Renata Ciaravino che, con Opera Notte, è stata una delle protagoniste della bella iniziativa in Turchia.
Eccola:
"Il teatro è ciò che resta di un sacrificio per questo non morirà mai, e per questo ogni volta che qualcuno (in genere appartenente a una generazione che non si sente più celebrata) annuncia che il teatro è morto ti viene da ridere. Conosco autori, registi, attori, in Italia, in Germania, in Austria, in Belgio, in Kosovo che si farebbero tagliare la manina pur di riuscire a trovare due soldi per fare uno spettacolo, gente che vive da pezzente, che non dorme la notte, che beve. Lo vorrà fare per poesia o per vanità, intanto lo fa. Se c’è un problema nel teatro italiano, è l’Italia.
I soldi sono male amministrati e un condottiero, un re, una barone da corteggiare e poi servire in Italia ce lo troviamo sempre. In Italia non c’è un mercato organizzato del teatro. Le parole Mercato e Regola, ai più suonano fredde e oscure associate al teatro...
I direttori artistici dei Teatri Stabili o d’Innovazione, pubblici!, dovrebbero mettere tra le voci delle spese la parola viaggi. Prenotare un albergo abbastanza comodo, prendere il treno e girarsi l‘Italia e andare a scovare gli spettacoli che non hanno la forza di accedere ai loro preziosissimi occhi. Spesso una piccola compagnia chiude la baracca perché mentre aspettava che il baronetto di turno li andasse a vedere, aveva finito le risorse. E’ nella moltiplicazione che nascono le eccellenze, se no nascono solo quelli che si vedono.
E dico questo pensando naturalmente che resiste anche chi non può non resistere perché altrimenti non esisterebbe più come persona, e sarebbe solo un finanziatore dello xanax. Ma non si possono fare solo discorsi anarco-privati quando si parla della cultura di una paese.
Dicevo prima che il problema è l’Italia.
In teatro abbiamo critici-re, organizzatori-re ecc. ecc. E ci viene semplice dire che il re è cattivo. Ma questo è consolatorio. La verità è che il re è cattivo quando non ci guarda, quando poi comincia a guardarci diventa uno che… “vedi che alla fine è una brava persona…”.
La verità è che il re c’è perché la sua corte si può limare le unghie all’ombra della sua potenza, può sentire di essere qualcuno, può sentire l’ eccitazione che provoca il poter dare o togliere la vita a qualcuno.
C’è un festival in Olanda dove chi organizza le fantomatiche conferenze mette di prassi allo stesso tavolo direttori di teatri e artisti semisconosciuti. Dove le cene sono preparate come nei matrimoni.
Al tavolo fanno sedere un critico, un artista, un organizzatore, un critico una artista un organizzatore… Questo significa che non si deve ricorrere ai pugni per accaparrarsi il posto migliore o fare una battuta simpatica perché uno abbia voglia di sedersi vicino a te. Si lavora, non si fa i simpatici. E se poi due si sono anche simpatici si scriveranno delle mail.
Io vado a spesso a teatro perché mi piace. Leggo letteratura drammatica perché voglio sapere da dove vengo.
Quando Pirandello annunciava che i registi avrebbero scalzato gli autori aveva ragione, ma in fondo un secolo ai registi glie lo si è anche potuto concedere: gli autori hanno dalla loro parte millenni di presenza...
Ora di autori ce ne sono tanti. Qualcuno ancora dice che la drammaturgia contemporanea nessuno la vuole! Sarà, ma sai quanti regie contemporanee muoiono senza nascere… Nel teatro elisabettiano lo spettacolo costava un penny. E anche gli ubriachi ce l’avevano un penny da spendere.
Io penso una cosa semplice: data una regola uguale per tutti (e si chiama democrazia avere tutti allo starter le stesse opportunità e regola viene da regere e ha che fare col governare…) a quel punto si salverà chi potrà, se è vero che hegelianamente parlando ciò che reale è razionale.
Così magari la finiamo di fare i buffoni, e ci occupiamo solo dei contenuti… Per chi volesse poi c’è molto da fare anche per le forme visto che il novecento si è preso la libertà di destrutturarle e adesso sfido qualcuno a dirmi che si sta inventando qualcosa di nuovo…"
Renata Ciaravino