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Inusuale spettacolo al Teatro della Tosse di Genova, unica rappresentazione domenica 15 gennaio, a recupero di una tradizione quasi perduta, quella del teatro di marionette, ormai molto museo e poche performances vive non solo tra i bambini, che pure erano straordinariamente numerosi in un soleggiato pomeriggio domenicale, ma anche tra gli amanti di un teatro diffuso e che circola oltre i luoghi, spesso semivuoti, deputati al rito. La compagnia “Appesoaunfilo”, composta da Valentina Delli Ponti, Paola Ratto e Rosa Sgorbani, ha infatti riproposto Ventimila leghe sotto i mari, commedia tratta dal famoso romanzo di Jules Verne dalla penna di Angelo Cenderelli, marionettista genovese del secolo scorso. Allo scopo ha potuto utilizzare le marionette dello stesso Cenderelli, attualmente ospitate nel Museo delle Marionette allestito a Villa Balbi nel comune di Campomorone. Una ricchissima collezione che, attorno alle settanta marionette dello stesso Cenderelli, custodisce un piccolo tesoro di copioni manoscritti, abiti di scena, raffinitassimi per tessuti utilizzati, lavorazioni e conterie in vetro, oltre a 130 elementi scenografici, a testimoniare una cura ed una attenzione per la messa in scena non inferiore a quella del teatro più paludato. Altrettanto si può dire intorno alla scrittura scenica, dinamica e stilizzata ma non superficiale, in grado di attrarre l'attenzione dei più piccoli ma anche di non scontentare il pubblico più attento al buon sviluppo della narrazione. Gli elementi di originalità introdotti dal Cenderelli, come il servo genovese Baciccia, per travestire il romanzo di Verne integrano e articolano la trama della scrittura scenica e danno una tonalità nuova e intrigante all'intero spettacolo. Soprattutto viene esaltato l'effetto straniante dello spettacolo con burattini e maschere, immediato e semplice nella sua tradizionale ideazione ma anche anticipatorio di tanta sperimentazione del più contemporaneo teatro di ricerca. Vale la pena, in proposito e per concludere, riproporre due citazioni che traggo dal bel libro di Alfonso Cipolla e Giovanni Moretti, Storia delle marionette e dei burattni in Italia, la prima, icastica, di un Stendhal in visita nella Roma Papalina, che ricorda : <<Ho trascorso una serata piacevolissima alle Marionette di Palazzo Fiano, benchè gli attori avessero appena un piede d'altezza...>>. La seconda, più impegnativa ma riferita a quelle stesse marionette, dai leopardiani Paralipomeni della Batracomiomachia: <<Io vidi in Roma su le liete scene/ che il nome appresso il volgo han di Fiano,/ in una grotta ove sonar catene/ s'ode ed un lamento pauroso e strano,/discender Cassandrin dalle serene... Meritevole dunque l'iniziativa, meritevole lo spettacolo e meritati gli applausi degli adulti e dei bambini con gli occhi pieni di stupore.