La scrittura di Gianni Clementi, ironica, estremamente umana ed attuale, regala l’ennesimo grande testo con “Grisù, Giuseppe e Maria" che diviene spettacolo di sicuro affidamento e dai notevoli consensi, grazie alla premiata ed affiatata coppia Paolo Triestino - Nicola Pistoia, già apprezzati nel lavoro, sempre di Clementi, "Ben Hur", protagonisti della divertente commedia in scena,
per la stagione di prosa del Teatro Vitaliano Brancati di Catania, diretto da Tuccio Musumeci. “Grisù, Giuseppe e Maria" è un testo di apprezzabile scrittura, capace di suscitare emozioni, risate ed anche tante riflessioni, ma sulla scena diventa uno spettacolo esilarante, commovente, ricco di trovate e dal linguaggio semplice, espressivo, grazie soprattutto alla regia di Nicola Pistoia che mantiene la pièce, nei due atti, estremamente scorrevole e mai lenta ed alla interpretazione di grande efficacia ed espressività dello stesso Pistoia, nei panni dello strampalato sagrestano Vincenzo e di Paolo Triestino nel ruolo del povero parroco don Ciro. Ad affiancare i due esilaranti protagonisti anche Franca Abategiovanni e Sandra Caruso (le due sorelle Rosa e Filomena) e Diego Gueci (il farmacista don Eduardo), tutti perfettamente calati nei loro ruoli. La vicenda portata è ambientata nell’Italia povera e appassionata di fine anni Cinquanta e si svolge nella sagrestia di una parrocchia di Pozzuoli, dove Don Ciro, con virtù e vizi come tutti gli uomini, rende viva la sacrestia/palcoscenico dove si muovono insieme al goffo farmacista laureato e playboy di seconda professione, le sorelle donna Rosa (moglie di un minatore emigrato a Marcinelle in Belgio, che aspetta il sesto figlio ed è indecisa se permettere o meno al primogenito di accettare un ingaggio a Milano come calciatore) e donna Filomena, zitella apparentemente santa (incinta del farmacista Eduardo, sposato e con figli). In questo contesto si muove anche Vincenzo, invalido e sfrattato dall’orfanotrofio, assunto come sagrestano in prova. Don Ciro cerca di escogitare un espediente per salvare l’onore di Filomena e fra bugie a fin di bene, innocenti ricatti, consigli più o meno saggi e sfuriate al sagrestano scemo, riesce in qualche modo, tra le risate anche amare del pubblico, a risolvere la faccenda. Ma a parte le gag, il linguaggio napoletano particolarmente colorato delle due sorelle, a coinvolgere il pubblico, scatenando risate, sorrisi ed emozioni, sono la bravura di Paolo Triestino (davvero azzeccato nel ruolo di don Ciro) e di Nicola Triestino, il buffo sagrestano Vincenzo. Il testo fa anche riferimento al problema dell’analfabetismo di quegli anni ed alla tragedia dell'8 agosto del 1956 di Marcinelle, la miniera in Belgio, in cui morirono 262 minatori, di cui 136 italiani. Ancora una volta, quindi, un testo di Gianni Clementi regala una serata di spensieratezza, di emozioni e di risate e nel caso specifico di “Grisù, Giuseppe e Maria", trasporta lo spettatore, in quasi due ore che passano in un attimo, ad un’Italia dove i sogni si affidavano spesso al pallone, ai treni da prendere con le valige di cartone, ad una canzone o anche ad una miniera lontana. Straordinario, ripetiamo il testo, semplice e complicato come è la vita, scritto in modo impeccabile da Gianni Clementi (nato a Roma nel 1956 e giunto allo spettacolo alla fine degli anni ’80) la cui elegante, composta e mai sguaiata comicità, è resa in modo superlativo dalla coppia Pistoia-Triestino e da tutto il cast. Lo spettacolo racchiude ricordi e avvenimenti di un popolo di fine anni Cinquanta che vive nella miseria, ma l’autore ed in scena l’intero cast, raccontano questo mondo con il sorriso, facendo divertire ed emozionare lo spettatore. Applausi convinti alla fine per un vero e proprio affresco di un’Italia di sogni, di desideri, di ingenuità ed emozioni, che oggi non c’è più. Le scene sono di Francesco Montanaro, i costumi di Isabella Rizza, le luci Marco Laudando. “Mettere in scena “Grisù, Giuseppe e Maria” – raccontano Paolo Triestino ed il regista ed interprete Nicola Pistoia - ci è parsa un’ azione naturale, semplice. La piacevolezza che abbamo provato sin dalla prima lettura del testo, ha fatto si che il resto venisse tutto da sé. Abbiamo a che fare con una scrittura dove troviamo tutto: vizi, virtù, gioie, tragedie e cliché. Gli uomini e le donne del nostro quotidiano si trovano allo specchio”.
Grisù, Giuseppe e Maria
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
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