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L'uomo che andava a teatro
di Roberto Scarpa
Moretti & Vitali Bergamo 2009
pagg. 256 € 18,00
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Se a chi vi chiede a cosa serve il teatro non sapete cosa rispondere e certe volte ve lo chiedete pure voi, se fate teatro da tanto tempo e, come spesso succede nelle coppie datate, notate più spesso le piccolezze e le sciatterie piuttosto che ciò che un tempo vi aveva fatto innamorare, se capita che vi sentiate delusi, seccati, traditi e non nutrite più aspettative ogni volta che siete "l'uomo che andava a teatro"... bè, questo libro ve lo consiglio proprio di cuore! Difficile definire la pubblicazione incasellandola in una categoria letteraria specifica. Romanzo? Saggio estetico? Saggio storico? Saggio filosofico? Poesia? L'uomo che andava a teatro è un po' di tutte queste cose. La struttura è decisamente narrativa ma il racconto non è quello di una storia. Il libro ci comunica piuttosto, a partire da alcuni capisaldi della drammaturgia classica e non solo, cosa significa "fare teatro" sia nel senso che possiamo percepire immediatatamente, sia nel senso dell'esperienza (fantastica) dello spettatore che, ed è questo probabilmente il perno fondamentale del volume, "fa teatro" anch'egli insieme a chi costruisce la rappresentazione. Il protagonista della narrazione è proprio lui: uno spettatore. E' lui che compie questa esperienza fantastica di ascoltare "Memoria", l'altro personaggio, che lo porta per mano alla scoperta del significato del teatro e del suo farsi. Roberto Scarpa, attore, drammaturgo, pedagogo (è lui per chi non lo sapesse che ha ideato "Prima del teatro" la scuola europea di Pisa) e saggista, trova una chiave originale e coinvolgente, a tratti davvero entusiasmante, per trattare un argomento così ostico e che apparirebbe a prima vista da avvocato delle cause perse. Ma vi assicuro che alla fine di questa lettura non penserete affatto che l'autore abbia perso la causa ma anzi capirete come varrebbe la pena di riflettere molto su quanto si è letto. La prefazione è di Andrea Camilleri.