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Vorrei occuparmi di questo argomento perché forse più della tecnica, più dello stile, della bravura insomma, è quello che secondo me fa davvero la differenza. Ma per chiarire ogni equivoco dico subito che non è importante solo  disporre di una buona storia, è importante da dove nasce, perché se questa viene dal profondo di noi stessi diventa in breve tempo una valanga emotiva che può travolgerci

per scavalcarci ed arrivare al pubblico, e questo dà anche un senso al modo di raccontarla. Allora, e soltanto allora, la tecnica può venire in nostro soccorso.

E tu chi sei ?
Io, io sono la mia storia...(Wim Wenders)

Certo l’intreccio, la trama, i personaggi, sono tutti snodi importanti per raccontare una ..., spesso questa corrisponde proprio ad un personaggio o ad una vicenda, ma io amo pensare che la vita acquisti senso solo se storicizzata, noi siamo ciò che facciamo. La vita che scorre dentro di noi ci chiede in ogni istante di vivere una ..., per dare spazio all’animo di recitare il suo ruolo in un mistero da cui tanto possiamo sapere di noi stessi proprio se sappiamo leggere la nostra di ... Così non è diverso nell’arte, la finzione ( ? ? ?) i personaggi non vogliono poltrire in un destino qualunque, vogliono e devono portare al mondo una ..., la loro, quella più importante. Ma perché l’argomento possa essere più chiaro, vi racconterò una ... !

Scavalcamontagna

Il padre lo chiameremo Cuticchio padre, il figlio, Cuticchio figlio. E’ avvenuto di sicuro, non so dove, non so quando, ma doveva trattarsi degli anni del dopoguerra, in un paesino sperduto del centro Italia.
La “premiata compagnia di Cuticchio”  padre era arrivata in paese da poche ore, neanche il tempo di preparare lo spazio teatro all’aperto con i camion e le tende, che già si doveva andare in scena.
“E’ una vita dura quella dell’artista” aveva detto il padre qualche anno prima. “Vedi tua madre e tuo fratello, hanno capito tutto, adesso fanno la bella vita in città. Era destino, non dovevamo accompagnarci fino alla fine.” “Se non sarai tu a dirmi di non seguirti, io starò con te”. Il ragazzo era silenzioso, restava senza parlare anche giornate intere. Nessuno sapeva cosa gli passasse veramente per la testa, ma gli altri attori della compagnia avevano imparato a stimarlo per due motivi : amava il padre più di ogni altra cosa al mondo, ed era un discreto attore, nonostante figlio del capocomico. 
Quel paesino era davvero lontano da tutto il resto, raggiungerlo era stata una gran fatica, la neve, inoltre, aveva abbattuto l’enorme quercia sulla statale, unica via d’accesso. Cuticchio padre era testardo, e poi aveva degli amici in quel paese che ogni anno aspettavano la sua compagnia come una specie di evento. Si doveva arrivare ad ogni costo. Solo lui poteva riuscire a persuadere gli attori, uomini e donne, a scendere nella neve per spostare l’enorme quercia dalla strada, con le corde e con i camion. “ I soccorsi ?... i soccorsi !... dobbiamo portare il teatro a quella gente, muovetevi, o cominceranno a preoccuparsi !”
Cuticchio padre quel giorno faceva una gran fatica a legare la corda ben stretta al camion, dovette sedersi più di una volta, bere un goccio di vino per tenersi caldo e continuare. Anche durante la replica, il figlio aveva notato quella mano che il padre portava al petto. Il vecchio aveva spiegato nelle quinte ad un attore giovane che la parte si improvvisa ogni volta, disse che la mano al petto era una idea nuova. Cuticchio padre era di tempra forte, tutti gli credettero, il giovane in particolare provava la sua unica battuta con la mano al petto.
Il figlio ricevette grandi onori quella sera, il padre fece uscire tutta la compagnia di scena durante gli applausi, e lo consegnò alla platea, cosa che di solito spettava a lui. E’ difficile stare soli in mezzo ad un palcoscenico a prendere gli applausi, forse più difficile che recitare, ma il padre non aveva detto niente a nessuno, ed ora era così ; il ragazzo, si trovava da solo davanti a quella gente rumorosa che batteva le mani per lui. Era davvero imbarazzante, ma in fin dei conti piacevole.
Ci fu un po’ di trambusto nelle quinte, il ragazzo poteva seguire soltanto con la coda dell’occhio quello che succedeva, mentre sorrideva al pubblico che non lo lasciava andare via, e, per la verità, non aveva più voglia di rientrare nelle quinte ora.
Si accorse che il padre non c’era e che gli attori avevano un’espressione... Rientrò subito. ”Chiudi il sipario” ordinò al macchinista.
Avevano steso il vecchio su un baule, con una coperta di scena addosso, quella per il ruolo del vecchio morente.
“Il medico sta arrivando”
“Dov’è mio figlio ?”
“Sono qui vicino a te”
“Tienimi la mano...
Ora sei tu il capocomico. Tieni gli occhi aperti, e porta il teatro alla gente. Sarà la nuova compagnia di Cuticchio figlio, la premiata compagnia di Cuticchio figlio.”
“Va bene papà” Lo sguardo intelligente del ragazzo si posò sul volto del padre sofferente.
“Il teatro non è la mia eredità, quello non è mio e non sarà tuo, soltanto lo facciamo per far ridere e piangere la gente. Ti lascio un raccomandazione in eredità. Fallo il teatro, ma soltanto finché avrai una storia da raccontare. Le storie sono la cosa più importante, se ne hai una da raccontare, sfida il mondo, non ti fermare davanti a niente, perché avrai il dovere davanti a Dio di raccontarla. Non tutti la ascolteranno, ma se uno soltanto su mille sentirà sincerità in quello che racconti, anche soltanto per lui tu dovrai raccontarla. Una storia può cambiare la vita a chi ascolta, per sempre, per questo dovrai raccontarne di buone. E’ tutto quello che ti posso lasciare.”
La premiata compagnia di Cuticchio figlio...
Il ragazzo tenne il vecchio padre stretto al petto come si tengono i bambini, fino all’ultimo momento, quando si avviò al riposo. Non pianse.
La premiata compagnia di Cuticchio figlio... divenne in seguito una compagnia importante, una delle migliori compagnie di giro. Gli scavalcamontagna chiamavano quegli attori, portavano storie nell’Italia che aveva bisogno di sognare. Cuticchio figlio raccontò molte storie, le migliori che poteva. Era un ragazzo chiuso, non parlava molto, ma gli attori della compagnia lo stimavano per tre motivi : amava il padre più di ogni altra cosa la mondo, era ancora un discreto attore anche da capocomico e poi, aveva sul volto un sorriso che conciliava le loro fatiche con la vita.

L’unica cosa incomprensibile dell’universo, è la sua comprensibilità...(Einstein)

Ma perché farlo ? Cos’è che muove i nostri passi verso il destino incerto di voler raccontare a tutti i costi qualcosa ?
Questo solo Dio lo sa, come sa il perché mio fratello che fa l’idraulico dice che lui con i tubi ci parla ed io non capisco cosa vuole intendere.
Il motivo ognuno lo trovi nell’alcova dei suoi sentimenti, purché sia sincero con se stesso innanzitutto e, inoltre, sia disposto a tremare di fronte alla vita !
No, non esagero affatto, altroché !
La cronaca non serve, quella la fanno i giornali, la televisione, e ci riescono in modo così straordinario che spesso anch’io credo che sia vero quello che raccontano. Dunque lasciamo a questi strumenti il gravoso compito di registrare gli eventi e cuocerli al punto giusto per i diversi palati (preferibilmente al sangue !)
Un autore è qualcosa di diverso, forse la figura più vicina a lui è lo scienziato, perché come lui ha il dovere di immischiarsi in cose misteriose, quelle cose che il mondo sa ma che ancora deve scoprire, comprendere. Ogni opera di un autore dovrebbe meritare un nobel non per la letteratura, ma proprio per la scienza !
Un buon lavoro drammaturgico dovrebbe avere la dignità di una equazione che rivoluzionerà il mondo !... ma fortunatamente non siamo tutti Einstein, quindi val bene anche riscoprire cento, mille volte la ruota purché ogni riscoperta aggiunga qualcosa all’utilizzo che l’umanità può farne.
D’altra parte lo stesso Einstein era un grande drammaturgo, perché quando asseriva che la materia diventa energia e viceversa parlava della vita, e qual  precetto morale ha più importanza della teoria della relatività di ogni cosa !
Dunque cari autori-scienziati, mettete fuori le vostre provette e tremate di fronte al mistero della vita ! Abbiate il coraggio di farvi pionieri, e aiutateci a comprendere ciò che è troppo facile da comprendere per cui non si riesce a capire un tubo (Forse ho capito cosa voleva dire mio fratello).
La storia che raccontate deve vibrare dei vostri sentimenti più puri, e deve vivere dell’emozione che per primi dovete provare di fronte all’enorme scoperta che essa rappresenta. Dunque non raccontatene una qualunque, tanto perché vi sembra buona, altrimenti sarà dimenticata durante i titoli di coda, o mentre si chiude il sipario. Ci sarà un motivo se dopo centinaia di anni si ride ancora con Molière oppure no ? Ah ! Nascesse un Molière tra di noi, varrebbe ben più di centinaia di cascate di gettoni d’oro !
Cari amici, disilludiamoci dunque, scrivere è cosa seria, non un vezzo.
Gli scienziati devono studiare tanto, mica si improvvisano loro! E poi confido nel fatto che Dio sussurra le intuizioni e le storie giuste solo agli scienziati e gli scrittori che hanno tanto coraggio da essere disposti a mettere un piede in terra sacra ; non per altro artisti e scienziati hanno il comune destino di essere stati invisi alle autorità religiose, e molti di loro hanno dato la vita per la causa, e fosse solo per questo bisognerebbe avere pudore nell’impugnare una penna. Probabilmente dopo questo articolo smetterò di scrivere anch’io...