E’ uno spettacolo di grande rigore, di impegno sociale, che coinvolge tutti, grandi e piccoli. E che ci mette davanti alle nostre responsabilità, chiedendoci chiaramente un fattivo impegno, ognuno nell’ambito della propria attività, per liberarci dalla piovra mafiosa che opprime il nostro popolo, il nostro paese. Il monologo in questione, proposto a Catania, nella sala Musco, per la rassegna Te.St del Teatro Stabile etneo,
è “Per non morire di mafia”, versione scenica di Nicola Fano, tratta dal libro omonimo di Pietro Grasso, con l'adattamento drammaturgico di Margherita Rubino e la regia di Alessio Pizzech. I costumi sono di Cristina Darold, le musiche di Dario Arcidiacono, il gioco luci di Luigi Ascione, i canti tradizionali di Clara Salvo, la produzione è dell’associazione Sicilia Teatro. Sulla scena di Giacomo Tringali (una sorta di aula di tribunale con una enorme lavagna, una sedia ed un tavolo semovente con sopra faldoni, fascicoli e foto dei giudici Falcone e Borsellino), autentico protagonista è lo straordinario, vigoroso, Sebastiano Lo Monaco che, nei panni del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, conduce lo spettatore in un viaggio appassionante e lo trasforma in un testimone sociale di una battaglia, di una scelta di vita: quella dell'antimafia. Il monologo si apre con il vocio di bimbi e rievoca l'infanzia del piccolo Pietro che amava fare "tana" per gridare: "Liberi tutti" e nel finale si ripete e si trasforma nel grido della gente, finalmente libera. Lo Monaco racconta la vita di uomo coraggioso, Pietro Grasso, che decide di impegnare la sua esistenza per combattere la mafia e che, così facendo, mette a rischio se stesso e la sua famiglia, ipotecando la propria libertà per difendere la libertà di tutti. Dalle parole di Lo Monaco viene fuori il ritratto di un uomo scrupoloso, con rapporti profondi con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con cui condividerà gli stessi obiettivi. Un uomo razionale, umano nella sua ansia di marito e padre, in grado di arrabbiarsi di fronte alla crudeltà della criminalità organizzata e pronto a inseguire il suo sogno di bambino. Grazie all’intensa interpretazione di Lo Monaco la pièce parla alle coscienze attraverso il racconto di un uomo che da trent'anni lotta anima e corpo contro la Cupola. Lo spettacolo, in un’ora e 15’, fa una analisi lucida, cruda, reale delle dinamiche mafiose, dai fenomeni culturali, sociologici, antropologici tipici del Meridione che ne hanno caratterizzato le origini, fino alle attuali alleanze con i grandi sistemi economici e politici. Sulla scena e sull’enorme lavagna si leggono i nomi di Falcone e Borsellino, le parole mafia, giustizia e si parla poi di Buscetta, si fanno i resoconti dei maxiprocessi e Lo Monaco, alterna momenti di ironia, di intimità familiare, di rabbia, di inquietante attualità e soprattutto di grande responsabilità civile. E quella lavagna, che nel finale si trasforma e riflette i volti degli spettatori, la loro immagine, sembra dire che tutti noi possiamo, dobbiamo, contribuire a contrastare la piovra mafiosa, parlandone, evitando invece di far calare il velo di omertà e indifferenza e non dimenticando che la mafia proprio nel silenzio si rivitalizza e rialza il capo. Monologo coinvolgente, di riflessione e denuncia, con una regia dinamica, una scenografia essenziale ed un interprete di grande raffinatezza come Sebastiano Lo Monaco che, alla fine, riscuote i reiterati applausi del pubblico in sala.
Per non morire di mafia
di Pietro Grasso
versione scenica di Nicola Fano
adattamento drammaturgico di Margherita Rubino
regia di Alessio Pizzech
scene di Giacomo Tringali
costumi di Cristina Darold
musiche di Dario Arcidiacono
luci di Luigi Ascione
canti tradizionali Clara Salvo
con Sebastiano Lo Monaco
produzione Associazione SiciliaTeatro
Teatro Garibaldi di Enna, Teatro Comunale di Trecastagni, Sala Musco di Catania
Per non morire di mafia
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
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